Nel XIX secolo, l’Europa fu sconvolta da un’epidemia di tubercolosi che seminò morte e paura. Oggi, un nuovo libro porta alla luce il contributo dell’aerobiologia, la disciplina che studia la vita nell’aria, nel comprendere la diffusione della malattia attraverso le particelle sospese nell’atmosfera.
Un evento emblematico risale al 10 marzo 2020, quando 61 membri di un coro si riunirono in una sala parrocchiale della contea di Skagit, nello stato di Washington. Durante le prove, un agente patogeno invisibile si diffuse nell’aria e, nel giro di poche settimane, 58 persone furono contagiate e cinque svilupparono sintomi gravi. Quel tragico episodio fu solo una delle tante manifestazioni della devastante ondata di COVID-19, che portò alla chiusura di scuole e aziende e causò la perdita del lavoro per 700.000 persone negli Stati Uniti.
Sebbene già nel 2020 molti scienziati avessero stabilito che il coronavirus si trasmetteva per via aerea, le principali agenzie sanitarie impiegarono mesi prima di riconoscerlo ufficialmente. L’evento di Skagit fu un punto di svolta, spingendo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitensi a riconsiderare il concetto di trasmissione aerea. Tuttavia, secondo alcuni esperti, il ritardo nel riconoscere questa realtà comprometté la risposta sanitaria, accelerando la diffusione del virus.
Nel suo nuovo libro, “Air-Borne”, un giornalista scientifico esplora come questo errore abbia radici profonde in un campo della scienza spesso trascurato: l’aerobiologia.
Le origini della scienza della vita nell’aria
L’autore ripercorre la storia della disciplina, iniziando nel XIX secolo con Louis Pasteur, che condusse un esperimento straordinario sulle Alpi francesi. Il microbiologo, inclinando una camera di vetro verso il cielo, catturò minuscoli organismi fluttuanti, dimostrando l’esistenza di germi nell’aria. Questa scoperta aprì la strada a generazioni di scienziati, tra cui il patologo Fred Meier, che raccolse campioni di microrganismi a bordo di aeroplani e battezzò ufficialmente la disciplina dell’aerobiologia.
Attraverso le vicende di Pasteur, Meier e numerosi altri ricercatori, il libro ricostruisce secoli di scoperte scientifiche, dando voce sia a figure celebri che a studiosi meno noti. Con uno stile incisivo e coinvolgente, l’autore racconta esperimenti incredibili, dalle osservazioni effettuate su mongolfiere agli studi più discreti condotti nei laboratori universitari.
L’aerobiologia tra scienza e guerra
Ma la scienza della vita nell’aria non è solo una storia di scoperte e progresso. Il libro porta alla luce il ruolo controverso che l’aerobiologia ha avuto nei periodi più bui della storia umana. Gli studiosi di questo settore furono al centro di dibattiti sulla diffusione di epidemie devastanti come la peste nera, il colera e la tubercolosi.
Se alcuni scienziati dedicarono la loro carriera a combattere le infezioni trasmesse dall’aria, altri lavorarono invece per sfruttarle come arma. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti e altre nazioni svilupparono armi biologiche, e alcuni aerobiologi contribuirono alla creazione di arsenali di germi e spore letali destinati ai conflitti militari. Dopo la guerra, l’aerobiologia divenne un campo avvolto nel segreto e per anni fu ignorata dalle autorità sanitarie. Solo con l’emergenza del COVID-19, questa disciplina ha iniziato a ricevere una nuova attenzione.
La vita nell’aria: un mondo invisibile e onnipresente
Attraverso le pagine di questo libro, i lettori scopriranno quanto sia vasto e sorprendente il mondo microscopico che fluttua sopra di noi. L’aerobiologia non è solo una scienza del passato, ma una disciplina che continua a influenzare le nostre vite, aiutandoci a comprendere meglio la diffusione delle malattie e il nostro rapporto con l’ambiente.
L’autore chiude il suo viaggio nella storia della vita nell’aria con una riflessione sulla nostra inevitabile convivenza con il mondo invisibile che respiriamo ogni giorno: “Finché ci sarà vita sulla Terra, volerà, e finché saremo qui, respireremo.”