Nel cuore dell’universo primordiale, la nascita delle stelle era avvolta nel mistero. Oggi, grazie a studi dettagliati condotti su una delle galassie più vicine alla nostra, la Piccola Nube di Magellano, gli scienziati hanno individuato nuove modalità di formazione stellare che potrebbero aiutarci a comprendere il passato remoto del cosmo.
La nascita delle stelle: oltre i filamenti di gas
Nella Via Lattea, la formazione stellare avviene principalmente all’interno di lunghi filamenti di gas molecolare, larghi circa 0,3 anni luce – l’equivalente di quasi tremila miliardi di chilometri. Si ritiene che oltre 4,5 miliardi di anni fa, proprio in una di queste strutture, si sia formato il Sole con il suo sistema planetario. Ma com’era il processo nelle prime fasi della storia dell’universo?
Un recente studio pubblicato su The Astrophysical Journal ha analizzato 17 nubi molecolari nella Piccola Nube di Magellano, scoprendo che la formazione stellare non avviene sempre in questi filamenti. Circa il 40% delle nubi osservate presenta una struttura molto diversa: non cordoni di gas, ma piuttosto massi soffici di materia, simili a enormi batuffoli di cotone cosmico.
L’indagine sulla Piccola Nube di Magellano
Lo studio, guidato da Kazuki Tokuda, ricercatore dell’Università di Kyushu in Giappone, ha rivelato dettagli sorprendenti sulle caratteristiche di queste nubi. Alma, il potente interferometro situato in Cile, ha permesso di catturare con straordinaria precisione l’emissione del monossido di carbonio, una firma rivelatrice della presenza di gas molecolare.
Le osservazioni hanno mostrato che:
- Il 60% delle nubi molecolari presenta la classica struttura filamentosa, con temperature più elevate.
- Il restante 40% ha una forma più dispersa e irregolare, con temperature inferiori.
- Tutte le nubi contengono stelle in formazione, con masse pari a 20 volte quella del Sole.
Ma perché gli scienziati hanno scelto proprio la Piccola Nube di Magellano per questo studio? Questa galassia satellite della Via Lattea, situata a circa 200.000 anni luce da noi, è povera di metalli. Rispetto alla nostra galassia, ha una quantità di elementi pesanti 50 volte inferiore. Questa caratteristica la rende un ambiente simile a quello che esisteva nei primi miliardi di anni dopo il Big Bang, quando le stelle più antiche iniziavano a formarsi.
Il ruolo della chimica nella nascita delle stelle
L’universo primordiale era composto quasi esclusivamente da idrogeno ed elio. Gli elementi più pesanti si sono formati successivamente, attraverso le prime generazioni di stelle. Oggi sappiamo che la quantità di questi elementi può influenzare la struttura delle nubi molecolari e, di conseguenza, il tipo di stelle che si formano.
Secondo Tokuda, gli ambienti poveri di metalli potrebbero favorire la formazione di nubi soffici, mentre quelli più ricchi, come la Via Lattea, sembrano incoraggiare la presenza di filamenti di gas, facilitando così la nascita di stelle simili al Sole.
Un’ipotesi affascinante suggerisce che le nubi filamentose si spezzino in più punti, dando origine a numerose stelle di piccola massa. Al contrario, nelle nubi soffici, il processo sarebbe più lento e meno efficiente. Questo potrebbe spiegare perché i sistemi planetari come il nostro siano più comuni in galassie ricche di metalli.
Il futuro della ricerca
Questa scoperta apre nuove domande sul legame tra la chimica dell’universo e la formazione stellare. Tokuda e il suo team sperano di confrontare questi dati con nubi molecolari in galassie più ricche di elementi pesanti, come la Via Lattea, per comprendere meglio l’evoluzione delle strutture cosmiche nel tempo.
Indagare la Piccola Nube di Magellano significa osservare un frammento di passato, un luogo che potrebbe somigliare all’universo di 10 miliardi di anni fa. E, forse, attraverso queste nubi di gas, riusciremo un giorno a rispondere a una delle domande più profonde dell’astrofisica: come si formavano le stelle nei primi istanti della storia cosmica?