Nel cuore della Virginia, la Wilbourne Farm è diventata un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per la rimozione del carbonio dall’atmosfera. Qui, un esperimento innovativo sta testando diverse strategie per immagazzinare CO₂ nel suolo, migliorando al contempo la fertilità agricola. L’idea alla base di questa ricerca è semplice ma ambiziosa: utilizzare una combinazione di minerali e materiali organici per potenziare la capacità del terreno di assorbire carbonio in modo duraturo.
La sperimentazione inizia con l’uso di un trattore, che distribuisce quasi 20 tonnellate di basalto frantumato su una porzione di terreno. Questa polvere grigia, ricca di minerali, è nota per il suo potenziale di accelerare il processo di sequestrazione del carbonio, grazie a una reazione chimica chiamata meteorizzazione migliorata, che intrappola l’anidride carbonica nell’ambiente sotterraneo. Tuttavia, il basalto non è l’unico elemento coinvolto nell’esperimento: in momenti successivi, vengono aggiunti altri materiali in diverse combinazioni per verificare quale mix sia più efficace.
Tra questi, il biochar, un carbone vegetale nero altamente poroso, ha dimostrato di migliorare la struttura del suolo, aumentare la ritenzione idrica e fornire un supporto prezioso per i microorganismi benefici. Inoltre, è noto per la sua capacità di immagazzinare carbonio per centinaia o addirittura migliaia di anni. Accanto al biochar, viene impiegato il compost derivato dalla lettiera di pollame, un fertilizzante naturale dall’odore pungente di ammoniaca che può arricchire il terreno di nutrienti essenziali, migliorando la crescita delle colture. Infine, viene aggiunta una fine polvere di calcare bianco, che potrebbe contribuire a stabilizzare il pH del terreno e ottimizzare il processo di sequestro del carbonio.
L’obiettivo di questa ricerca condotta alla Wilbourne Farm è verificare se l’utilizzo combinato di questi materiali possa aumentare l’efficienza della cattura del carbonio rispetto all’uso di un solo elemento. Se i risultati confermeranno le aspettative, questa tecnica potrebbe rappresentare una soluzione innovativa per l’agricoltura sostenibile, permettendo di ridurre l’impatto ambientale delle coltivazioni e contribuendo in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico.
Le sperimentazioni come quella in corso in Virginia sono cruciali per sviluppare pratiche agricole in grado di bilanciare la produzione alimentare con la necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Se queste tecniche venissero adottate su scala globale, potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella rimozione del carbonio dall’atmosfera e nella rigenerazione dei terreni agricoli.