Alcuni topi sono stati osservati mentre cercavano di rianimare i loro compagni incoscienti, adottando comportamenti che ricordano, in modo sorprendente, il primo soccorso umano. Secondo una recente ricerca, questi roditori reagiscono alla presenza di un membro del gruppo in stato di incoscienza con azioni mirate, come mordere, zampettare e addirittura tirare la lingua del loro simile, quasi a voler prevenire un’ostruzione delle vie aeree.
Il comportamento di emergenza nei roditori
I ricercatori hanno analizzato il comportamento dei topi da laboratorio sottoponendoli a un esperimento in cui venivano introdotti in una gabbia con un loro simile anestetizzato e non responsivo. Le reazioni osservate hanno evidenziato una serie di azioni specifiche: inizialmente i roditori mostravano un approccio più delicato, fatto di annusamenti e pulizia, per poi passare a gesti più decisi, come morsi leggeri o tentativi di estrarre la lingua del compagno.
Questi comportamenti si verificavano quasi esclusivamente quando il topo incontrava un individuo inerte, mentre non erano osservati nei confronti di soggetti svegli o dormienti. Inoltre, la probabilità di assistere a queste azioni aumentava quando i due roditori erano già familiari tra loro.
Durante un’interazione di 13 minuti, i topi soccorritori dedicavano oltre il 47% del tempo a interagire con il compagno incosciente, mentre con individui attivi la percentuale scendeva drasticamente al 5,8%.
Un vero e proprio tentativo di rianimazione?
Una delle scoperte più sorprendenti dello studio riguarda la frequenza con cui i topi tentavano di tirare fuori la lingua dei loro simili incoscienti. Questo comportamento è stato registrato nel 50% dei casi, suggerendo che potesse trattarsi di un’azione mirata a facilitare la respirazione.
In un test specifico, gli scienziati hanno introdotto un piccolo oggetto estraneo nella bocca del topo non responsivo per verificare la reazione dei suoi compagni. In otto casi su dieci, gli altri topi riuscivano a rimuovere l’ostacolo, dimostrando un’abilità sorprendente nell’intervenire in situazioni di emergenza.
Inoltre, lo studio ha rivelato che i roditori che ricevevano questi tentativi di soccorso si risvegliavano più rapidamente e riprendevano la capacità di camminare prima rispetto a quelli che non venivano assistiti.
Il ruolo dell’ossitocina nel comportamento di aiuto
Analizzando il cervello dei topi, i ricercatori hanno identificato le aree responsabili di questo comportamento di emergenza. L’ossitocina, un ormone strettamente legato ai comportamenti sociali e all’empatia, è risultata essere un elemento chiave: i neuroni che rilasciano ossitocina nell’amigdala e nell’ipotalamo sembrano innescare questi istinti di soccorso.
Un comportamento innato negli animali sociali?
Sebbene sia rischioso antropomorfizzare tali comportamenti, i risultati suggeriscono che forme di aiuto reciproco e risposte a situazioni di emergenza non siano esclusive dell’uomo. Simili tentativi di soccorso sono stati documentati anche in elefanti, scimpanzé e delfini, il che porta a ipotizzare che questo comportamento possa essere diffuso tra gli animali sociali.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, apre nuove prospettive sulla comprensione dei meccanismi neurali dell’altruismo e sulla loro evoluzione nel regno animale.