Pochi argomenti gastronomici dividono le persone come l’eterna domanda: l’ananas appartiene alla pizza? Il tema infiamma gli animi ovunque, dalle tavolate tra amici ai forum online, passando per gli uffici di IFLScience, dove un recente sondaggio ha mostrato un perfetto equilibrio tra sostenitori e detrattori. La questione ha poi portato a esplorare combinazioni ancora più insolite da tutto il mondo, come la pizza con banana e curry in Svezia. Alla fine, rimane il dubbio: esiste davvero una risposta giusta? Perché, in fondo, tutto ciò che è croccante, filante e saporito non dovrebbe risultare delizioso?
In assenza di un verdetto unanime, ci affidiamo alla scienza per capire se l’ananas sulla pizza sia una brillante intuizione culinaria o un affronto alla tradizione.
Gli argomenti scientifici a favore dell’ananas sulla pizza
La combinazione dolce-salato è irresistibile
La scienza del gusto si basa sulla percezione dei cinque sapori fondamentali: dolce, salato, acido, amaro e umami. Quando questi elementi si combinano in modo armonioso o contrastante, creano un’esperienza sensoriale appagante. L’ananas deve il suo sapore dolce e acidulo all’acido citrico e a una serie di composti aromatici come estere fruttati, vanillina ed eugenolo.
Secondo il chimico dei sapori Terry Miesle, questa combinazione spiega perché alcune persone trovano l’ananas un’esaltazione perfetta dei sapori salati della pizza, mentre altre lo considerano un contrasto troppo netto. Il principio è lo stesso che rende irresistibile il mix tra aglio e bistecca: gli elementi si rafforzano e si contrastano contemporaneamente, creando un effetto gustativo unico.
L’ananas è una fonte di nutrienti preziosi
Dal punto di vista nutrizionale, introdurre più frutta e verdura nei pasti è sempre una scelta positiva. L’ananas, oltre a fornire un tocco di dolcezza alla pizza, è ricco di vitamine, minerali e fibre che contribuiscono alla salute generale. Questo frutto è noto per le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, che supportano il sistema immunitario e la digestione.
Inoltre, se si segue il principio del “mangiare l’arcobaleno” per garantire una dieta equilibrata, l’ananas aggiunge una vivace tonalità gialla al già colorato mondo degli ingredienti della pizza, completando la tavolozza cromatica insieme a pomodori, peperoni e cipolle.
Vietare gli ingredienti ostacola la creatività culinaria
La cucina è in continua evoluzione, e la sperimentazione è parte essenziale del progresso gastronomico. Secondo il fisico Jim Al-Khalili, il metodo scientifico si basa su errori e scoperte inattese. Isaac Asimov stesso affermava che la frase più emozionante nella scienza non è “Eureka”, ma “Che strano…”. E quale espressione migliore per descrivere la reazione di fronte a un frutto tropicale su una pizza?
Se nessuno avesse mai osato sfidare le convenzioni culinarie, oggi non esisterebbero la pizza ai quattro formaggi, la carbonara con guanciale (nata da un’interpretazione americana della cucina italiana) o persino il sushi moderno con avocado e Philadelphia. In questo contesto, l’ananas potrebbe essere semplicemente un’innovazione mal compresa.
Gli argomenti scientifici contro l’ananas sulla pizza
L’ananas contiene bromelina, un enzima che può irritare la bocca
Questo frutto esotico non è del tutto innocuo: contiene un enzima chiamato bromelina, capace di scomporre le proteine. È lo stesso principio per cui l’ananas viene usato come ammorbidente naturale per la carne. Il problema è che questo enzima può avere un effetto aggressivo anche sulle mucose della bocca, causando formicolio, bruciore e, nei casi più estremi, persino piccole lesioni e sanguinamento.
Fortunatamente, la bromelina viene distrutta a temperature superiori ai 70°C, quindi una pizza cotta a 230°C dovrebbe neutralizzare il problema. Tuttavia, chi ha una sensibilità particolare a questo enzima potrebbe comunque avvertire fastidi.
L’ananas è naturalmente ricco di zuccheri
Uno degli aspetti più criticati della pizza hawaiana è l’elevata quantità di zucchero introdotta dall’ananas, soprattutto se si utilizza quello in scatola immerso nello sciroppo. Quando il frutto viene cotto, subisce una caramellizzazione che accentua ulteriormente la dolcezza, alterando il bilanciamento complessivo del sapore della pizza.
Se da un lato la caramellizzazione aggiunge note piacevoli al gusto, dall’altro può risultare eccessiva per chi preferisce una pizza meno dolce. Optare per ananas fresco anziché quello in scatola potrebbe essere una soluzione, ma la questione resta aperta.
La tradizione italiana è categoricamente contraria
La pizza napoletana ha una storia che affonda le radici nei secoli ed è oggi protetta da rigidi disciplinari che ne regolano la preparazione. Le versioni classiche – margherita, marinara, capricciosa – non prevedono l’uso dell’ananas, né di altri ingredienti dolci.
Gli italiani, che custodiscono gelosamente la tradizione della pizza, rifiutano quasi all’unanimità l’ananas come topping accettabile. Anche il Dr. Alfredo Carpineti, italiano di IFLScience, ha espresso un netto dissenso. Per i puristi, la pizza hawaiana rappresenta un’eresia gastronomica.
Il verdetto finale? Ancora irrisolto
Dopo aver esaminato i pro e i contro dal punto di vista scientifico, culturale e sensoriale, il dibattito rimane aperto. Gli appassionati di contrasti di sapore continueranno a difendere l’ananas come un’aggiunta innovativa e deliziosa, mentre i tradizionalisti ne condanneranno l’uso come una profanazione della pizza autentica.
Forse la vera risposta sta proprio nella sperimentazione personale: se l’idea ti incuriosisce, prova e giudica da te. E se l’ananas non fa per te, chissà… magari i lamponi sulla pizza potrebbero essere la prossima grande rivoluzione culinaria.