Martedì 18 febbraio, alle 21:48 ora italiana, la sonda Solar Orbiter, frutto della collaborazione tra Agenzia spaziale europea (Esa) e Nasa, effettuerà un passaggio ravvicinato senza precedenti su Venere, raggiungendo la distanza minima di 379 chilometri. Questo valore è inferiore alla quota media della Stazione spaziale internazionale rispetto alla Terra, rendendo l’evento un momento chiave per la missione.
Un sorvolo strategico per studiare le regioni polari del Sole
Questa manovra rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro della missione, poiché Solar Orbiter utilizzerà l’assistenza gravitazionale del pianeta per modificare in modo significativo la propria traiettoria. L’obiettivo è inclinare gradualmente l’orbita della sonda, permettendole di osservare le regioni polari del Sole, considerate cruciali per comprendere le dinamiche del meteo spaziale e il loro impatto sulla Terra.
Secondo gli esperti dell’Esa, l’incontro ravvicinato del 18 febbraio è stato pianificato con estrema precisione per avvicinarsi il più possibile a Venere, senza però entrare nella sua atmosfera, evitando così eventuali effetti di resistenza aerodinamica.
Rischi termici e simulazioni di sicurezza
Uno degli aspetti più critici della manovra è la gestione della radiazione termica emessa da Venere, che investirà Solar Orbiter durante il passaggio. Sam Bammens, membro del team di controllo del volo presso l’European Space Operations Centre (Esoc) in Germania, ha sottolineato che la sonda subirà un forte innalzamento della temperatura, sebbene tutti i componenti siano progettati per resistere a queste condizioni estreme.
Per prepararsi all’evento, gli ingegneri hanno condotto simulazioni dettagliate per prevedere l’effetto del surriscaldamento sulla struttura della sonda. Diversi elementi subiranno un aumento significativo della temperatura, ma resteranno entro i limiti di sicurezza stabiliti nel progetto.
Nessuna immagine di Venere, ma dati scientifici preziosi
Durante il sorvolo, Solar Orbiter manterrà la propria sezione frontale, dotata di strumenti scientifici e di uno scudo termico, orientata verso il Sole, garantendo la protezione della sonda. Per questo motivo, non sarà possibile ottenere immagini ravvicinate di Venere. Tuttavia, l’evento offrirà comunque una rara opportunità per raccogliere dati scientifici sul campo magnetico e il plasma del pianeta.
Nel futuro della missione, altri incontri con Venere, tra cui quello previsto per dicembre 2026, continueranno a modificare l’inclinazione dell’orbita della sonda, consentendo riprese ad alta risoluzione delle regioni polari del Sole, mai osservate con tale dettaglio prima d’ora.