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Messico contro Google: possibile causa legale per il cambio di nome del Golfo del Messico sulle mappe mondiali

By Valeria Mariani
Published 20 Febbraio 2025
6 Min Read
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La tensione tra Messico e Stati Uniti si riaccende sul Golfo: il governo messicano valuta azioni legali dopo la decisione di Google di introdurre la denominazione ‘Golfo d’America’ a livello globale.

Sheinbaum annuncia una possibile causa contro Google per la modifica della cartografia

La presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha reso noto che l’esecutivo messicano starebbe seriamente considerando l’apertura di un procedimento legale nei confronti di Google, a seguito della controversa decisione del colosso tecnologico statunitense di modificare il nome del Golfo del Messico in Golfo d’America sulle piattaforme digitali consultabili dagli utenti di tutto il pianeta.

 

La dichiarazione è stata rilasciata nella mattinata di Giovedì 13 Febbraio 2025, durante una conferenza stampa tenuta presso Città del Messico, durante la quale la leader ha criticato aspramente l’iniziativa della multinazionale americana, evidenziando le implicazioni politiche e geografiche che tale scelta comporta.

 

Trump e l’ordine esecutivo per ribattezzare il Golfo: una disputa che travalica i confini statunitensi

Il caso trae origine da una manovra voluta dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale, poco prima dell’inizio del suo nuovo mandato, aveva annunciato la volontà di ribattezzare il bacino marino situato tra il Nord America e il Centro America, adottando il nome di Golfo d’America.

 

Il provvedimento è stato formalizzato tramite la firma di un ordine esecutivo, subito dopo l’insediamento, ma secondo quanto sottolineato da Sheinbaum, la giurisdizione statunitense si estenderebbe unicamente alla piattaforma continentale prospiciente le coste di Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana e Texas, senza coinvolgere l’intera estensione del golfo.

 

“Abbiamo sovranità sulla nostra piattaforma continentale,” ha dichiarato Sheinbaum in risposta al tentativo statunitense di estendere l’influenza linguistica e simbolica anche sulle acque territoriali messicane.

 

Google implementa il cambio del nome nonostante le promesse contrarie

La questione ha assunto una portata globale quando Google ha iniziato ad aggiornare i propri sistemi cartografici su Google Maps, mostrando la dicitura Golfo d’America agli utenti statunitensi e, in alcuni casi, estendendo l’etichetta anche a chi consulta le mappe digitali da altre nazioni, inclusa l’Europa.

 

Un portavoce dell’azienda di Mountain View, contattato dai media locali, ha dichiarato: “Come comunicato due settimane fa, abbiamo avviato l’implementazione di aggiornamenti coerenti con le richieste ricevute dalle autorità statunitensi. Negli Stati Uniti verrà visualizzato ‘Golfo d’America’, in Messico ‘Golfo del Messico’, mentre per il resto del mondo compariranno entrambe le denominazioni”.

 

Tuttavia, tale soluzione non ha placato l’irritazione delle autorità messicane, che la considerano un’inaccettabile ingerenza simbolica su un’area marittima dalla rilevanza storica e geopolitica cruciale per l’identità nazionale del Messico.

 

Origini storiche del nome Golfo del Messico e il rischio di revisionismi arbitrari

Il termine Golfo del Messico compare nei documenti storici risalenti all’anno 1607, ovvero 169 anni prima della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti.

 

Per oltre quattro secoli, questa denominazione è stata universalmente riconosciuta e utilizzata in tutte le sedi ufficiali, dalle carte nautiche redatte dagli esploratori europei ai trattati internazionali riguardanti i confini marittimi tra Messico, Cuba e Stati Uniti.

 

Claudia Sheinbaum ha richiamato un precedente storico significativo per i messicani, ricordando come l’attuale territorio statunitense, in particolare le regioni sud-occidentali, fosse definito America Messicana nella Costituzione di Apatzingán del 1814, primo testo costituzionale del Messico indipendente.

 

La presidente ha ribadito il timore che la modifica unilaterale dei toponimi marittimi possa alimentare future rivendicazioni territoriali da parte degli Stati Uniti, ponendo un precedente potenzialmente pericoloso per la sovranità delle nazioni limitrofe.

 

Pressioni sulla libertà di stampa: Associated Press esclusa dagli eventi ufficiali della Casa Bianca

La controversia ha avuto ripercussioni anche sul piano mediatico, scatenando nuove tensioni tra l’amministrazione statunitense e la stampa internazionale.

 

Diversi giornalisti della Associated Press sono stati esclusi da conferenze e incontri ufficiali tenuti alla Casa Bianca, dopo che l’agenzia di stampa aveva continuato ad utilizzare il termine Golfo del Messico nei propri resoconti, ignorando l’imposizione terminologica dell’amministrazione Trump.

 

Tale episodio è stato interpretato da molti osservatori come un attacco diretto al principio di libertà di stampa, valore sancito dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, ma che nel contesto politico attuale sembra essere sempre più oggetto di restrizioni e censure.

 

Il futuro del Golfo: battaglia diplomatica e tensioni internazionali

Sebbene Google abbia tentato di adottare una soluzione apparentemente di compromesso, la vicenda del Golfo del Messico rimane al centro di una disputa che intreccia geopolitica, diritto internazionale e identità nazionale.

 

Messico e Stati Uniti, due nazioni legate da rapporti commerciali e politici complessi, si trovano ora su un nuovo fronte di scontro, dove il controllo sui nomi e sui simboli geografici assume un valore che travalica i confini delle mappe digitali, toccando le radici profonde della sovranità e della memoria storica dei popoli.

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