L’inquinamento urbano nasconde un nuovo nemico: le polveri da usura dei freni
Le polveri sottili disperse nell’aria delle grandi città, da sempre associate ai gas di scarico diesel, rappresentano una delle principali cause di patologie respiratorie e cardiovascolari. Tuttavia, una recente ricerca evidenzia come un’altra forma di inquinante, spesso sottovalutata, possa rivelarsi persino più nociva per la salute umana. Si tratta della polvere dei freni, residuo generato dall’attrito tra pastiglie e dischi durante le frenate, ormai considerata dagli scienziati come una minaccia superiore rispetto ai fumi emessi dai motori diesel.
La polvere dei freni supera le emissioni di scarico: il nuovo volto dell’inquinamento da traffico
Nella maggior parte dei paesi europei, le cosiddette emissioni non di scarico – che includono particolato derivante dall’usura di pneumatici, asfalto e freni – rappresentano oggi la componente più significativa dell’inquinamento veicolare. Questo tipo di polvere ha ormai superato le emissioni dei motori a combustione interna. Eppure, nonostante il suo crescente impatto ambientale e sanitario, resta ancora priva di una regolamentazione specifica.
Tra tutte le particelle di abrasione stradale, quelle originate dai freni risultano le più abbondanti e, stando ai risultati delle analisi condotte dai ricercatori, anche le più pericolose per il tessuto polmonare umano.
Polvere dei freni e cellule polmonari: test di laboratorio rivelano la pericolosità
Per valutare l’effettiva tossicità della polvere dei freni, gli studiosi hanno esposto colture cellulari di epitelio polmonare a campioni di particolato provenienti sia dai sistemi frenanti sia dai gas di scarico diesel. I risultati ottenuti hanno mostrato che la polvere di frenata provoca danni significativamente maggiori alle cellule rispetto alle emissioni prodotte dai motori diesel.
Le cellule sottoposte all’azione delle particelle di abrasione dei freni hanno evidenziato segnali di stress ossidativo e infiammazione, fattori correlati allo sviluppo di patologie gravi come tumore polmonare, asma bronchiale e fibrosi polmonare.
Il ruolo del rame: l’elemento chiave che aggrava la tossicità delle polveri
Dallo studio è emerso che il fattore maggiormente responsabile della pericolosità della polvere di frenata sarebbe l’elevata concentrazione di rame, metallo presente in abbondanza nelle attuali pastiglie per veicoli. Gli esami chimici hanno confermato come quasi la metà delle particelle contenute nell’aria delle città derivi dall’usura dei freni e dei pneumatici, con il rame che risulta tra i componenti predominanti.
Gli studiosi hanno inoltre osservato che la rimozione o la neutralizzazione di questo metallo riduce in modo significativo gli effetti nocivi sulle cellule polmonari. Questa scoperta suggerisce come proprio il rame rappresenti uno dei principali agenti tossici associati alla polvere dei freni.
Le pastiglie dei freni moderne sono più dannose di quelle all’amianto
La ricerca ha messo a confronto diversi materiali frenanti, rilevando un dato paradossale: le pastiglie NAO (Non-Asbestos Organic), introdotte per sostituire le vecchie componenti a base di amianto vietate in Regno Unito nel 1999, producono una polvere persino più pericolosa di quella generata dai modelli precedenti.
Se l’impiego dell’amianto venne abbandonato a causa delle comprovate connessioni con patologie come asbestosi e mesotelioma, oggi la polvere dei freni NAO sembra rappresentare una nuova insidia, risultando addirittura più tossica rispetto ai residui delle vecchie pastiglie contenenti fibre di amianto, e perfino rispetto al particolato originato dai gas di scarico diesel.
Malattie respiratorie collegate alla polvere dei freni: una minaccia crescente
Tra le patologie individuate come possibili conseguenze dell’esposizione cronica alle polveri di frenata, rientrano diverse affezioni respiratorie di grave entità. Le cellule polmonari esposte in laboratorio hanno mostrato danni compatibili con malattie quali:
- Carcinoma polmonare
- Fibrosi interstiziale
- Asma bronchiale cronica
- BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva)
Tali disturbi sono spesso legati all’inalazione di particolato metallico, e l’identificazione del rame come agente principale conferma l’esistenza di un nesso tra la sua presenza nell’aria e l’aumento di malattie respiratorie nelle aree urbane trafficate.
Veicoli elettrici: una soluzione solo parziale, le polveri restano
L’avvento delle auto elettriche (EV) viene spesso celebrato come la soluzione definitiva al problema delle emissioni inquinanti urbane. Tuttavia, sebbene l’eliminazione dei gas di scarico rappresenti un beneficio tangibile, il problema delle emissioni non di scarico non subisce la stessa riduzione.
Gli autoveicoli elettrici risultano generalmente più pesanti rispetto a quelli alimentati a benzina o diesel, e proprio il loro peso maggiore accentua l’usura dei freni, dei pneumatici e del manto stradale, incrementando il rilascio di particolato nell’atmosfera.
Alcuni modelli di auto elettriche adottano sistemi di frenata rigenerativa che riducono l’uso dei freni tradizionali, ma non eliminano del tutto il problema, poiché i veicoli restano comunque dotati di freni meccanici che, nelle situazioni di arresto completo, continuano a produrre polveri nocive.
La nuova normativa Euro 7 e le prospettive future
In risposta a queste evidenze scientifiche, l’Unione Europea introdurrà a Novembre 2026 le nuove norme Euro 7, che per la prima volta stabiliranno limiti anche alle emissioni di polvere dei freni. Questo provvedimento potrebbe rappresentare uno stimolo decisivo per l’industria automobilistica verso la progettazione di materiali frenanti meno inquinanti o l’adozione di sistemi di raccolta delle particelle emesse durante la frenata.
Parallelamente, negli Stati Uniti, alcuni stati come California e Washington hanno già emanato leggi per ridurre la presenza di rame nelle pastiglie dei freni, sebbene il principale obiettivo fosse quello di tutelare le risorse idriche locali, danneggiate dal deflusso delle polveri nelle falde e nei corsi d’acqua.
L’inquinamento da polveri di frenata: un’emergenza invisibile nelle strade delle città europee
Secondo le stime più aggiornate, le emissioni non di scarico costituirebbero circa il 60% delle particelle sottili rilasciate dal traffico veicolare nelle città del Regno Unito, una percentuale che appare in linea con i valori rilevati in diverse metropoli di Europa. In tale contesto, diventa evidente che il miglioramento della qualità dell’aria non potrà limitarsi a ridurre le emissioni dai tubi di scappamento, ma dovrà necessariamente coinvolgere anche il controllo delle polveri meccaniche derivanti dall’usura dei componenti dei veicoli.
La polvere dei freni, invisibile agli occhi ma penetrante nei polmoni, si rivela dunque una delle nuove frontiere dell’inquinamento urbano.