La fragile immensità dei ghiacci della Groenlandia osservata dall’alto
Sorvolare la sconfinata distesa di ghiaccio della Groenlandia da un elicottero restituisce una percezione alterata delle dimensioni. Quella che può sembrare una semplice pianura ghiacciata si rivela un labirinto di iceberg imponenti, alcuni grandi quanto edifici di diversi piani, che si staccano dai ghiacciai e galleggiano nelle gelide acque dei fiordi. I crepacci, spaccature che solcano la superficie dei ghiacciai, incarnano questa difficoltà nel cogliere la scala reale: nel cuore dell’entroterra possono essere semplici fenditure di pochi millimetri, mentre nelle zone dove il ghiaccio scorre più rapidamente verso l’oceano si trasformano in voragini larghe oltre 100 metri, tanto estese e profonde da scoraggiare qualsiasi tentativo umano di avvicinamento. E proprio queste fratture stanno diventando sempre più vaste e frequenti, segnali tangibili della trasformazione accelerata che sta subendo l’intera calotta glaciale della Groenlandia.
Cambiamenti rapidi nella calotta glaciale: i dati preoccupanti dal 2016 al 2021
L’intensificarsi dei crepacci lungo la superficie del ghiaccio non è un fenomeno inatteso per la comunità scientifica, poiché il progressivo riscaldamento degli oceani sta imprimendo un’accelerazione ai movimenti della calotta, incrementando gli sforzi di tensione sulla sua crosta superficiale. Tuttavia, le misurazioni dirette e le osservazioni satellitari su vasta scala erano così limitate fino a pochi anni fa che nessuno aveva mai quantificato la portata e la rapidità di questo cambiamento.
Un gruppo di scienziati, utilizzando le mappe ad alta risoluzione dell’ArcticDEM, ha analizzato la superficie dei ghiacciai tra il 2016 e il 2021, applicando avanzati sistemi di elaborazione delle immagini a oltre 8.000 rilievi satellitari delle regioni polari. Attraverso questa tecnologia, è stato possibile stimare la profondità e il volume di ogni crepaccio, valutando quanta acqua, neve o aria sarebbe necessaria per colmarne i vuoti.
Settori critici: il sud-est della Groenlandia in rapido deterioramento
Dai dati emersi, le aree a flusso rapido della calotta glaciale mostrano un’espansione significativa delle spaccature. In particolare, il sud-est della Groenlandia, da anni esposto a un marcato arretramento dei ghiacciai causato dal contatto con acque oceaniche sempre più calde, ha registrato un aumento del volume dei crepacci superiore al 25%. Questo segnale evidenzia una vulnerabilità crescente di quella zona all’accelerazione dello scioglimento.
Nel complesso, tuttavia, l’intera calotta glaciale ha visto un incremento medio del volume dei crepacci pari al 4,3%. Questo dato, meno drastico di quanto ci si sarebbe aspettati, è stato determinato da una compensazione imprevista proveniente da un’area specifica.
Sermeq Kujalleq: il rallentamento temporaneo del ghiacciaio più veloce del mondo
Il Sermeq Kujalleq – conosciuto anche con il nome danese di Jakobshavn Isbræ – rappresenta il ghiacciaio in più rapida mobilità al mondo, raggiungendo velocità di scorrimento superiori ai 50 metri al giorno. Questo colosso di ghiaccio scarica una quota sproporzionata del totale dei ghiacci groenlandesi negli oceani, contribuendo direttamente all’innalzamento del livello del mare.
Nel 2016, un afflusso anomalo di acque fredde provenienti dall’Atlantico settentrionale ha rallentato la sua corsa, provocando un ispessimento della massa glaciale e una conseguente riduzione dei crepacci in superficie. Questo temporaneo fenomeno di stabilizzazione ha bilanciato gli aumenti osservati altrove, influenzando il dato complessivo. Tuttavia, il ripiegamento positivo è stato breve: già dal 2018, il Sermeq Kujalleq ha ripreso ad accelerare e assottigliarsi a causa del riscaldamento delle acque marine. In futuro, non sarà più in grado di frenare l’espansione dei crepacci nel resto della Groenlandia.
Perché i crepacci rappresentano un pericolo crescente per l’innalzamento del mare
Le profonde fratture nella calotta glaciale non sono semplici segni sulla superficie del ghiaccio, ma costituiscono varchi critici attraverso cui l’acqua di fusione superficiale può penetrare nelle profondità del ghiacciaio. Questo processo lubrifica la base della massa glaciale, riducendo l’attrito e accelerando lo scorrimento verso il mare. L’acqua intrappolata sotto il ghiaccio, inoltre, contribuisce ad aumentare la temperatura interna della calotta, accelerandone ulteriormente la destabilizzazione.
Quando il ghiaccio incontra l’oceano, i crepacci fungono da punti di rottura per la formazione degli iceberg, favorendo il distacco di blocchi colossali che finiscono in mare aperto, aumentando il contributo della Groenlandia all’innalzamento globale del livello del mare.
Stime scientifiche suggeriscono che, se questa tendenza non sarà arrestata, la fusione totale dei ghiacci groenlandesi potrebbe causare un aumento del livello del mare fino a 10 metri entro il 2300. Tale scenario metterebbe a rischio il 75% delle città mondiali con oltre 5 milioni di abitanti, attualmente situate a quote inferiori ai 10 metri sul livello del mare.
Limite di 1,5°C superato: il 2024 segna una soglia critica per il pianeta
Nel 2023, una coalizione di scienziati polari aveva lanciato un appello per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, considerato il valore massimo oltre il quale si innescherebbero processi irreversibili di fusione delle calotte glaciali e dei ghiacciai terrestri. Tuttavia, il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus dell’Unione Europea ha confermato che il 2024 è stato il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato questa soglia critica.
Ogni incremento, anche minimo, delle temperature globali ha ripercussioni dirette sui ghiacci polari e sugli ecosistemi marini. I crepacci che si allargano in Groenlandia sono solo uno dei sintomi più evidenti di un processo di trasformazione ormai in atto, che minaccia di riscrivere i confini delle città costiere e ridefinire il futuro delle comunità umane nel corso dei prossimi decenni.