La corsa spaziale degli Stati Uniti tra Luna e Marte: le divergenze tra NASA, Congresso e SpaceX di Elon Musk
A pochi mesi dall’atteso lancio di Artemis II, che dovrebbe portare per la prima volta in oltre mezzo secolo astronauti a orbitare attorno alla Luna, il futuro delle missioni spaziali statunitensi appare avvolto da un’incertezza crescente. L’obiettivo dichiarato della NASA è da anni quello di riportare l’essere umano sulla superficie lunare con la missione Artemis III, prevista attualmente per la metà del 2027, ma la rotta potrebbe subire deviazioni inattese.
Le tensioni tra l’agenzia spaziale, il Congresso e il settore privato, rappresentato principalmente da SpaceX di Elon Musk, stanno infatti mettendo in discussione il principio “prima la Luna, poi Marte” che fino ad oggi aveva guidato i progetti di esplorazione oltre l’orbita terrestre.
Il nodo Starship: le esplosioni mettono a rischio la missione lunare
Uno degli ostacoli più ingombranti sul percorso verso la Luna risiede nelle difficoltà tecniche riscontrate dal colossale razzo Starship di SpaceX, progettato per trasportare astronauti dalla capsula Orion fino alla superficie lunare e riportarli indietro.
Nei test più recenti, il veicolo spaziale di nuova generazione ha dimostrato una fragilità preoccupante, con esplosioni e guasti che hanno rallentato i progressi. Eppure, Starship rappresenta un pilastro fondamentale nel programma Artemis, essendo l’unico modulo di atterraggio lunare selezionato dalla NASA. Senza di esso, l’intero piano rischia di crollare.
Elon Musk e l’ossessione per Marte: la Luna è solo una distrazione?
A complicare ulteriormente la situazione vi è la visione personale di Elon Musk, che non ha mai nascosto di considerare la Luna come una semplice “distrazione”. Il fondatore di Tesla e SpaceX ha più volte ribadito che la sua priorità assoluta è portare l’essere umano su Marte, tanto da dichiarare nel 2016 che il primo sbarco umano sul Pianeta Rosso sarebbe avvenuto entro il 2024.
Tale previsione si è rivelata largamente irrealistica, ma il desiderio di colonizzare Marte resta il cuore pulsante dell’ideologia di Musk. Le sue dichiarazioni sui social, tra cui la piattaforma X (precedentemente nota come Twitter), hanno alimentato il sospetto che SpaceX stia deviando risorse ed energie dal programma lunare per accelerare il sogno marziano.
Trump, Isaacman e la nuova NASA: la politica entra in orbita
L’indirizzo della NASA potrebbe inoltre essere influenzato dalla politica statunitense. L’ex presidente Donald Trump, candidato alle prossime elezioni di Novembre 2024, aveva evocato fin dal suo discorso inaugurale l’obiettivo di “piantare la bandiera americana su Marte”, accendendo i riflettori sull’esplorazione planetaria come simbolo del “destino manifesto” degli Stati Uniti.
Questa espressione, profondamente controversa, è associata a teorie di supremazia bianca e all’espansione coloniale americana ai danni dei popoli nativi, delle Hawai’i e delle Filippine.
La nomina di Jared Isaacman, miliardario e pioniere dei voli spaziali privati, come prossimo amministratore della NASA, attende ancora l’approvazione ufficiale da parte del Senato. Nel frattempo, la guida ad interim è affidata a Janet Petro, la prima donna a ricoprire tale incarico.
Proprio Petro, durante la 27ª Conferenza annuale sullo Spazio Commerciale, ha lasciato trapelare un possibile cambio di paradigma. Parlando dei progetti futuri, ha evocato la prospettiva di mettere “stivali su Marte” parallelamente a “molti, molti, molti stivali sulla Luna”. Un’affermazione che ha fatto supporre una volontà di sviluppare in parallelo entrambe le frontiere spaziali, anziché procedere con il rigido schema sequenziale “Luna prima, Marte dopo”.
Il Congresso difende la priorità lunare: Haridopolos e i materiali misteriosi
A contrastare questa visione più aperta è intervenuto il Congresso, che appare fortemente orientato a mantenere la Luna come tappa obbligata prima di qualunque avventura marziana.
Il deputato Mike Haridopolos, repubblicano della Florida e presidente della sottocommissione spaziale della Camera dei rappresentanti, ha chiarito la sua posizione durante la medesima conferenza, dichiarando che “dobbiamo andare prima sulla Luna”.
Nel sostenere questa priorità, Haridopolos ha citato la possibilità di estrarre “materiali molto importanti” dal suolo lunare, sebbene non abbia specificato quali. Gli scienziati, sulla base delle rocce riportate dalle missioni Apollo, hanno però confermato che la composizione chimica della Luna è sorprendentemente simile a quella della Terra, il che avvalora la teoria secondo cui il nostro satellite sarebbe il risultato di un impatto tra il nostro pianeta e un corpo celeste delle dimensioni di Marte, battezzato Theia.
Il futuro di Artemis e la diversità sotto attacco
Mentre il destino di Artemis III rimane appeso alle decisioni politiche e ai progressi tecnici di SpaceX, anche la narrazione attorno al programma sembra subire mutamenti.
Negli anni scorsi, la NASA aveva posto grande enfasi sulla storicità dell’evento, annunciando che la missione avrebbe portato sulla Luna la prima donna e la prima persona di colore. Tuttavia, con il cambio di amministrazione, questa enfasi sulla diversità appare ridimensionata.
404 Media ha rivelato che la NASA ha rimosso dal proprio sito ufficiale diverse sezioni dedicate a politiche di inclusione, accessibilità e sostegno alle persone disabili, in quella che molti hanno interpretato come una svolta regressiva in linea con l’approccio più conservatore del nuovo governo.
Secondo fonti interne, i dipendenti sarebbero stati invitati a eliminare dai documenti qualsiasi riferimento a termini come “giustizia ambientale”, “popoli indigeni” e “donne in posizioni di leadership”.
Questa retromarcia sembra essere stata una delle prime azioni di Janet Petro, la quale, pur rappresentando una figura simbolica come prima donna al vertice della NASA, si trova ora sotto i riflettori per scelte che appaiono in contrasto con i valori di inclusione che avevano caratterizzato la precedente gestione.
Artemis II: il primo passo atteso per il 2026
In attesa che il quadro politico e industriale si chiarisca, il prossimo appuntamento cruciale per il programma Artemis resta il lancio di Artemis II, attualmente previsto per l’anno prossimo, nel 2026.
Questa missione porterà quattro astronauti a orbitare attorno alla Luna a bordo della capsula Orion, in quello che sarà il primo volo umano verso il satellite terrestre dal 1972.
Se tutto dovesse procedere secondo le previsioni, Artemis III potrebbe atterrare sulla Luna nel 2027, ma l’incertezza legata a Starship e le spinte politiche verso Marte rendono il calendario tutt’altro che scolpito nella pietra.