Scienziati dell’Università della California del Sud hanno recentemente individuato un fenomeno inatteso riguardante il nucleo interno della Terra, la cui rotazione avrebbe subito un rallentamento progressivo. Un’ulteriore analisi condotta sugli eventi sismici ha inoltre portato alla luce una scoperta ancora più sorprendente: contrariamente a quanto ipotizzato per decenni, il nucleo più profondo del pianeta non sarebbe completamente solido, bensì presenterebbe zone parzialmente fluide.
Il rallentamento del nucleo interno e l’allungamento dei giorni terrestri
Nel Giugno 2024, un’indagine scientifica coordinata da John Vidale, docente presso il USC Dornsife College, ha rilevato che il moto del nucleo interno terrestre avrebbe iniziato a subire un rallentamento progressivo a partire dal 2010. Questa variazione, pur essendo di entità minima, starebbe influenzando la durata dei giorni sul pianeta, incrementandola di frazioni di millisecondo.
Vidale ha precisato che l’alterazione risulta impercettibile per l’uomo, con una differenza misurabile nell’ordine di un millesimo di secondo, poiché mascherata dalle oscillazioni naturali degli oceani e dell’atmosfera. Tuttavia, i dati ottenuti suggeriscono che il nucleo esterno fuso, costituito da ferro e nichel liquido, eserciti una pressione variabile sul nucleo interno, influenzandone la rotazione. Inoltre, le forze gravitazionali generate dal mantello terrestre contribuiscono ulteriormente a questa dinamica complessa.
La scoperta della natura parzialmente fluida del nucleo
Durante l’esame dei sismogrammi raccolti nell’arco di oltre tre decenni, Vidale ha individuato segnali anomali che si distinguevano nettamente dalle registrazioni ordinarie. Approfondendo lo studio di questi dati sismici, lo scienziato ha notato variazioni strutturali inattese nel nucleo interno. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Geoscience, suggeriscono che il confine tra il nucleo interno e quello esterno sarebbe caratterizzato da zone di transizione viscosa, influenzate dalle correnti convettive del nucleo esterno e da disomogeneità nella densità del mantello.
Vidale ha dichiarato di essere stato inizialmente sorpreso dalle osservazioni, poiché l’obiettivo principale delle ricerche non era quello di ridefinire la composizione fisica del nucleo terrestre, ma piuttosto di analizzare la sua rotazione. Questo inatteso riscontro ha messo in discussione l’ipotesi consolidata secondo cui il nucleo interno fosse una sfera rigida di ferro e nichel, rivelando invece porzioni fluide o semi-liquide.
I terremoti delle Isole Sandwich Australi e lo studio delle onde sismiche
Poiché perforare fino al nucleo terrestre risulta impraticabile, gli scienziati si affidano alle onde sismiche per analizzare le proprietà delle profondità terrestri. Per comprendere la struttura del nucleo interno, i ricercatori si sono concentrati sui terremoti generati presso le Isole Sandwich Australi, remote isole situate nel settore meridionale dell’Oceano Atlantico.
Tra il 1991 e il 2024, sono stati analizzati 121 eventi sismici rilevati da stazioni sismiche situate a Eielson (ILAR) e Yellowknife (YKA), entrambe localizzate in Nord America. La notevole distanza geografica tra la sorgente sismica e le stazioni di rilevamento ha permesso di ottenere onde sismiche (PKIKP) capaci di attraversare il nucleo interno e restituire informazioni preziose sulla sua composizione.
Il sismografo di Yellowknife, in particolare, ha rivelato forme d’onda mai registrate in precedenza, dimostrando come le tecniche di analisi avanzata abbiano consentito di decifrare dettagli finora sconosciuti. Gli scienziati hanno paragonato i segnali dei terremoti ripetitivi verificatisi nell’arco di decenni, riuscendo così a isolare variazioni strutturali del nucleo interno.
Le cause dei mutamenti nel nucleo terrestre
Gli studi condotti dai ricercatori dell’Università della California del Sud hanno evidenziato che le turbolenze del nucleo esterno liquido sarebbero responsabili sia del rallentamento rotazionale sia delle variazioni di composizione del nucleo interno. Il flusso convettivo di ferro e nichel fuso, infatti, influenzerebbe in maniera diretta la stabilità del nucleo interno, alterandone la struttura.
Per la prima volta nella storia della geofisica moderna, è stata documentata una trasformazione significativa nel nucleo terrestre in tempi compatibili con la scala della vita umana. Questo fenomeno apre nuovi scenari interpretativi sulle interazioni geodinamiche, offrendo spunti inediti sulla formazione del campo magnetico terrestre e sull’evoluzione termica del pianeta.
Gli scienziati ritengono che questi risultati rappresentino un passo avanti cruciale nella comprensione delle dinamiche sotterranee che regolano la stabilità della rotazione terrestre e la protezione magnetica del pianeta, elementi essenziali per la vita sulla Terra.