Indagare i sistemi planetari appena nati e comprendere come si formano nuovi mondi attorno a stelle lontane è l’obiettivo della ricerca innovativa portata avanti da Eleonora Bianchi, astrofisica tornata in Italia dopo esperienze in Francia e Germania. La sua passione per l’astronomia è nata sui banchi del liceo, quando ha avuto la possibilità di approfondire questa disciplina, fino a farne il suo percorso professionale.
Attualmente lavora presso l’Osservatorio di Arcetri, parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dove coordina il progetto Seeds (astrochemIcal Study of Early Embedded DiskS), finanziato con 1,3 milioni di euro dal Fondo Italiano per la Scienza (Fis 2), erogato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Il suo studio è incentrato sull’analisi dei dischi di gas e polveri che orbitano attorno a stelle giovani, elementi fondamentali per la nascita di nuovi pianeti.
Studiare i sistemi solari neonati per capire le origini dei pianeti
Questi “sistemi solari bambini”, come li definisce la ricercatrice, rappresentano una delle frontiere più affascinanti dell’astrofisica. L’obiettivo è ricostruire le condizioni iniziali della formazione planetaria, analizzando sia la composizione chimica dei dischi protoplanetari, sia le loro proprietà fisiche. Un’impresa complessa che richiede un approccio interdisciplinare, unendo le conoscenze di astrofisica, chimica e tecnologie computazionali avanzate.
“L’astrochimica è già di per sé una disciplina che combina astrofisica e chimica, attraverso l’analisi degli spettri di emissione delle molecole presenti nei gas”, spiega Eleonora Bianchi. Tuttavia, per affrontare la crescente mole di dati forniti dai telescopi sempre più potenti, la studiosa vuole spingersi oltre, integrando l’astrochimica con il machine learning e la data science.
Un nuovo approccio per fare astronomia
“Dobbiamo cambiare il modo di fare astronomia”, afferma Bianchi, sottolineando l’importanza di sviluppare nuove strategie per interpretare i dati. Comprendere la composizione chimica dei pianeti e il momento in cui inizia la loro formazione sono domande chiave del suo studio. Un aspetto particolarmente intrigante riguarda la presenza di molecole organiche nei dischi protoplanetari, non solo per la loro possibile connessione con l’origine della vita, ma anche perché possono fornire informazioni preziose sui sistemi stellari più giovani, ancora nascosti dalle dense nubi di gas e polveri.
Un talento italiano rientrato grazie a un finanziamento speciale
Nata in Umbria, 37 anni, Eleonora Bianchi ha costruito il suo percorso accademico tra Bologna, dove ha conseguito la laurea in astronomia, e Firenze, dove ha ottenuto il dottorato presso l’Osservatorio di Arcetri. Ha poi lavorato per cinque anni tra Grenoble e Monaco di Baviera, prima di tornare in Italia grazie al finanziamento ottenuto con il progetto Seeds.
Quando ha presentato la sua candidatura, si trovava ancora in Germania. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha riconosciuto un incentivo aggiuntivo del 10% (circa 120mila euro) per favorire il suo rientro in Italia, permettendole di proseguire la sua ricerca nel nostro Paese.
Con telescopi sempre più avanzati e tecnologie basate su intelligenza artificiale, il lavoro di Eleonora Bianchi potrebbe aprire nuove strade nella comprensione della nascita dei pianeti e dei meccanismi alla base della formazione dei sistemi solari.