La solitudine, spesso percepita come una condizione negativa, può invece offrire numerosi benefici psicologici e aiutare a rafforzare il benessere individuale. Secondo Thuy-vy Nguyen, ricercatrice dell’Università di Durham, nel Regno Unito, trascorrere del tempo da soli non è necessariamente un’esperienza negativa. A seconda del contesto e della volontarietà, la solitudine può risultare sia piacevole che sgradevole.
Nguyen, a capo del Solitude Lab, ha identificato almeno due effetti positivi della solitudine: aiuta nella regolazione emotiva, riducendo stati di eccitazione emotiva elevata, e favorisce un senso di autonomia, permettendo alle persone di relazionarsi con l’ambiente circostante in modo più in linea con le proprie esigenze personali.
Il valore della solitudine scelta
Affinché la solitudine sia benefica, deve essere una decisione consapevole. Uno studio condotto nel 2023 da Nguyen e il suo team ha analizzato l’equilibrio tra solitudine e socializzazione, evidenziando che chi sceglie di stare da solo può sperimentare una soddisfazione simile a quella derivante dalle interazioni sociali.
Tuttavia, in un mondo sempre più iperconnesso, scegliere di isolarsi anche solo per pochi istanti può risultare complicato. La distinzione tra solitudine e connessione non è più così netta, e la ricerca sta portando a una comprensione più sfumata del concetto di essere soli.
Ripensare il significato di solitudine
Secondo Morgan Ross, ricercatore dell’Università Statale dell’Oregon, è necessario ridefinire il concetto di solitudine nel contesto dell’attuale panorama mediatico. Ross introduce il concetto di “solitudine sociale”, ovvero una condizione in cui si è fisicamente soli ma si mantiene il potenziale di comunicazione con gli altri.
In un articolo pubblicato a dicembre, Ross e il suo team hanno delineato le diverse sfumature della solitudine, identificando una gamma di esperienze che vanno dal completo isolamento (come trascorrere del tempo in una capanna nei boschi senza dispositivi elettronici) fino a situazioni in cui si è soli ma si fruisce di contenuti altrui, come la lettura di un libro o la visione di video online.
Anche in momenti di apparente solitudine, si può comunque essere mentalmente connessi con gli altri attraverso pensieri, parole scritte o contenuti digitali. Questo tipo di solitudine, mitigata dalla consapevolezza di avere una rete sociale disponibile in qualsiasi momento, può risultare meno opprimente e più rigenerante.
La solitudine breve può essere altrettanto efficace
Per beneficiare della solitudine, non è necessario trascorrere lunghi periodi isolati. Anche brevi momenti di distacco possono offrire vantaggi significativi. Ross suggerisce di immaginare queste pause come delle “mini capanne”, ovvero spazi mentali di isolamento temporaneo.
Un semplice pomeriggio in solitudine, una passeggiata nel parco, o qualche minuto di relax con un libro e una tazza di tè possono avere effetti benefici sulla mente. L’importante è che questi momenti siano scelti e non subiti.
Persino attività quotidiane come il pendolarismo o il tempo trascorso sotto la doccia possono rappresentare occasioni di solitudine rigenerante, anche se spesso non vengono percepite come tali.
Scegliere la solitudine per migliorare il benessere
Nguyen e Ross concordano sul fatto che massimizzare i benefici della solitudine richiede consapevolezza e intenzionalità. Approcciarsi alla solitudine con una mentalità aperta e senza vederla come un’esperienza di isolamento forzato aiuta a trasformarla in un’opportunità di crescita.
La chiave è personalizzare la propria esperienza: che si tratti di un viaggio in solitaria, di un angolo tranquillo della propria casa o di una fuga mentale nel bel mezzo della quotidianità, trovare il proprio spazio di solitudine può essere una risorsa fondamentale per l’equilibrio emotivo e psicologico.