Durante il suo discorso di insediamento, Donald Trump ha fatto riferimento a un concetto profondamente radicato nella storia degli Stati Uniti: il destino manifesto. Applicando questa idea alla conquista dello spazio, l’ex presidente ha delineato una visione in cui gli astronauti americani avrebbero piantato la bandiera a stelle e strisce su Marte. Questo riferimento ha sollevato interrogativi sulle implicazioni geopolitiche e scientifiche di una simile affermazione. Ma cosa significa davvero questo concetto quando applicato all’esplorazione spaziale?
Il destino manifesto e il suo contesto storico
Il destino manifesto è una dottrina del XIX secolo, utilizzata per giustificare l’espansione territoriale degli Stati Uniti attraverso il Nord America. Si basava sull’idea che gli americani avessero il diritto divino di colonizzare e dominare nuovi territori, contribuendo così alla crescita della nazione.
Il richiamo di Trump a questo principio non è un caso isolato: la sua retorica ha spesso incluso riferimenti all’espansionismo, come la proposta di riacquisire il controllo del Canale di Panama o l’interesse per l’acquisto della Groenlandia. Tuttavia, nel contesto spaziale, questo concetto assume sfumature ancora più complesse.
Secondo Bleddyn Bowen, esperto di astropolitica all’Università di Durham, il destino manifesto può essere interpretato in modi diversi: per alcuni, rappresenta il diritto naturale degli Stati Uniti di esplorare e colonizzare lo spazio, mentre per altri evoca le conseguenze negative dell’espansione storica, come la soppressione e lo sfruttamento delle popolazioni indigene.
Quali effetti potrebbe avere sulla NASA e su SpaceX?
Il concetto di destino manifesto è già stato utilizzato in passato per descrivere l’esplorazione spaziale americana, ma il riferimento esplicito di Trump a Marte potrebbe indicare un cambio di rotta per la NASA.
L’attuale programma dell’agenzia, Artemis, punta a riportare gli astronauti sulla Luna, come primo passo per missioni umane su Marte. Tuttavia, se l’idea del destino manifesto dovesse tradursi in una nuova politica spaziale, potrebbe significare uno spostamento dell’attenzione direttamente verso il Pianeta Rosso.
In questo scenario, un ruolo chiave spetterebbe a SpaceX, l’azienda di Elon Musk, che da anni lavora per rendere la colonizzazione di Marte una realtà. Musk, vicino all’amministrazione Trump, ha già sviluppato il progetto Starship, una nave spaziale concepita per trasportare esseri umani sul pianeta rosso. Un maggiore supporto governativo a questa iniziativa potrebbe ridurre l’influenza diretta della NASA, affidando alle aziende private un ruolo di primo piano nell’esplorazione spaziale americana.
Le possibili conseguenze internazionali
La retorica del destino manifesto applicata allo spazio potrebbe non essere ben accolta da altre potenze spaziali. Se da un lato molti paesi rivendicano il diritto di esplorare l’universo, dall’altro le implicazioni storiche di questo concetto potrebbero generare tensioni diplomatiche.
Nel XIX secolo, l’espansione americana portò a guerre, genocidi e migrazioni forzate, con conseguenze devastanti per le popolazioni indigene. Usare oggi lo stesso linguaggio per descrivere la colonizzazione dello spazio potrebbe risultare problematico, specialmente se percepito come una strategia imperialista.
Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, firmato dagli Stati Uniti, stabilisce che lo spazio deve rimanere libero per tutte le nazioni e che nessun paese può rivendicare la sovranità su corpi celesti. Sebbene non ci siano segnali che l’amministrazione Trump volesse ritirarsi da questo accordo, un’interpretazione più aggressiva del concetto di destino manifesto potrebbe mettere in discussione l’equilibrio attuale.
Se gli Stati Uniti decidessero di privatizzare l’esplorazione di Marte o di sfruttare le risorse extraterrestri, potrebbero emergere conflitti con altre potenze come Cina, Russia e Unione Europea, che potrebbero percepire tali mosse come un tentativo di egemonia spaziale.
Un’arma a doppio taglio per il futuro dell’esplorazione spaziale
L’idea di un destino manifesto nello spazio può essere vista come un richiamo all’esplorazione e al progresso, spingendo gli Stati Uniti a guidare la colonizzazione di Marte. Tuttavia, l’uso di questa retorica solleva questioni etiche e politiche, che potrebbero complicare la cooperazione internazionale in un settore già altamente competitivo.
Se la visione di Trump dovesse trasformarsi in una vera e propria strategia politica, sarebbe necessario il sostegno del Congresso, il che potrebbe rallentare o modificare i piani per il futuro dell’esplorazione spaziale americana. Resta da vedere se gli Stati Uniti seguiranno questa rotta o se opteranno per un approccio più collaborativo e rispettoso delle regole internazionali.