Da oltre mezzo secolo, gli scienziati cercano di comprendere una caratteristica distintiva del Pianeta Rosso: l’enorme differenza di elevazione tra i due emisferi. Questa peculiarità, chiamata dicotomia marziana, potrebbe finalmente avere una spiegazione grazie ai terremoti marziani, o marsquake, registrati dal lander InSight della NASA.
Una divisione netta tra Nord e Sud
Fin dagli anni ’70, gli studiosi hanno osservato che Marte presenta due aree geologicamente distinte. Le pianure settentrionali, che coprono circa due terzi dell’emisfero Nord, si trovano a un’altitudine molto inferiore rispetto agli altopiani meridionali, che si innalzano mediamente di circa 5 chilometri rispetto alla zona nord del pianeta. Questa netta differenza non riguarda solo l’elevazione, ma anche lo spessore della crosta marziana, che risulta molto più consistente negli altopiani del Sud.
Il dibattito sull’origine di questa dicotomia è rimasto aperto per decenni. Due sono le principali ipotesi: la prima suggerisce che la divisione sia dovuta a processi geologici interni, mentre la seconda ipotizza un impatto catastrofico con un oggetto delle dimensioni di una luna o con una serie di collisioni minori che avrebbero rimodellato la superficie. Tuttavia, stabilire con certezza l’origine di questo squilibrio è sempre stato complicato, poiché gli eventi che lo hanno generato risalirebbero ai primi giorni di vita del Sistema Solare.
Le prove dai marsquake
Un recente studio, pubblicato il 27 dicembre 2024 sulla rivista Geophysical Research Letters, ha utilizzato i dati raccolti dal lander InSight per analizzare le onde sismiche che attraversano il sottosuolo marziano. Il robot, posizionato nei pressi del confine tra le pianure settentrionali e gli altopiani meridionali, ha registrato come queste onde si propagano in modo differente nei due emisferi.
I ricercatori hanno scoperto che nei territori del Sud le onde sismiche perdono energia più rapidamente. La spiegazione più plausibile è che il mantello sotto gli altopiani meridionali sia più caldo rispetto a quello del Nord. Questa differenza di temperatura suggerisce che l’origine della dicotomia non sia dovuta a un impatto esterno, bensì a processi interni al pianeta.
Un’antica attività tettonica su Marte
Lo studio sostiene che questa anomalia termica potrebbe derivare da una passata attività tettonica su Marte, ormai estinta. In passato, il pianeta potrebbe aver avuto placche tettoniche in movimento, proprio come accade sulla Terra.
I movimenti delle placche e del magma sottostante avrebbero contribuito alla formazione della dicotomia marziana, finché il pianeta non è entrato in una fase di “coperchio stagnante”, bloccando il processo. In questo scenario, il magma sotto gli altopiani meridionali continuerebbe a spingere verso l’alto contro la crosta, mentre nel Nord si muoverebbe nella direzione opposta, affondando verso il nucleo. Questa dinamica spiegherebbe anche perché la crosta marziana è più spessa nel Sud.
L’impatto esterno è ancora un’ipotesi valida?
Nonostante le nuove prove a favore di un’origine interna della dicotomia marziana, alcuni studiosi ritengono che non si possa escludere del tutto la teoria dell’impatto cosmico. Alcuni studi recenti suggeriscono che una collisione con un corpo celeste possa aver avuto un ruolo chiave nel modellare il paesaggio di Marte.
I ricercatori sottolineano che per rispondere definitivamente a questo quesito saranno necessari ulteriori dati sui marsquake e simulazioni più dettagliate della formazione del pianeta. Tuttavia, il loro lavoro rappresenta un passo fondamentale verso la soluzione di uno dei più grandi misteri geologici del Sistema Solare.