Un’esplosione avvenuta sabato pomeriggio presso la Martinez Refining Company, nel nord-est di San Francisco, ha sollevato imponenti colonne di fumo nero e innescato un avviso sanitario per la popolazione locale. L’incidente ha nuovamente acceso i riflettori sulle violazioni ambientali della raffineria, che nel 2023 ha pagato oltre 4,4 milioni di dollari per aver scaricato illegalmente milioni di galloni di acque reflue nelle paludi della Baia di San Francisco, violando il Clean Water Act.
Nonostante le continue infrazioni, l’industria petrolifera ha beneficiato di un contesto normativo permissivo, favorito da un record di spese in lobbying. Nel periodo legislativo 2023-2024, il settore ha investito 65,8 milioni di dollari per influenzare le politiche climatiche della California, ostacolando proposte di legge più severe contro l’inquinamento e i combustibili fossili.
Un sistema che protegge Big Oil: il caso PBF Energy
La raffineria di Martinez è di proprietà di PBF Energy, una delle principali società indipendenti di raffinazione negli Stati Uniti, con impianti dalla California al Delaware. Durante l’ultima sessione legislativa, PBF Energy ha destinato oltre 330.000 dollari alle attività di lobbying e ha donato 132.000 dollari a legislatori e campagne politiche. Questi investimenti si inseriscono in un più ampio sforzo dell’industria per mantenere il proprio status quo, evitando regolamentazioni più stringenti.
Uno dei disegni di legge bloccati dal settore è stato il Polluters Pay Climate Cost Recovery Act, che avrebbe obbligato le compagnie petrolifere a contribuire economicamente per compensare i danni causati dagli incendi catastrofici in California, attribuiti al cambiamento climatico. Invece, il peso finanziario di questi disastri ricade ancora oggi sui contribuenti.
Esplosione alla raffineria: una catastrofe evitabile?
L’esplosione avvenuta alla Martinez Refining Company è stata accompagnata da una densa nube tossica, che ha costretto le autorità locali a ordinare ai residenti di rifugiarsi al chiuso. Il Bay Area Air District ha rapidamente sanzionato la raffineria per disturbo pubblico, emissione eccessiva di fumo e dispersione di fuliggine.
Le prime indagini suggeriscono che l’incidente sia stato causato da una perdita di idrocarburi, in linea con le segnalazioni dei residenti che, poche ore prima dell’esplosione, avevano denunciato forti odori di gas e petrolio. Il Dipartimento della Salute Pubblica di Contra Costa ha inoltre confermato il rilascio nell’aria di oltre 500 libbre di diossido di zolfo, un precursore delle particelle PM2.5, tra i principali responsabili di malattie respiratorie gravi.
Se fosse stato approvato un disegno di legge più severo sulle sanzioni per le emissioni tossiche delle raffinerie, l’azienda avrebbe dovuto affrontare conseguenze economiche più pesanti per l’incidente. Tuttavia, grazie alle pressioni dell’industria, la legislazione è stata modificata, riducendo significativamente l’impatto delle sanzioni.
Lobbying e modifiche legislative: il caso dell’Assembly Bill 1465
Uno dei principali provvedimenti contro cui PBF Energy ha fatto pressione è stato l’Assembly Bill 1465, proposto nel 2023 per triplicare le sanzioni per le raffinerie che rilasciano nell’atmosfera sostanze tossiche. L’incendio alla raffineria di Martinez ha rilasciato diversi composti organici volatili, ossidi di azoto e metano, gas estremamente nocivi per la salute e l’ambiente.
Nei 20 mesi di discussione della legge, le compagnie petrolifere hanno donato oltre 1,4 milioni di dollari a campagne politiche statali. PBF Energy, in particolare, ha investito 95.000 dollari per influenzare il dibattito normativo. Quando il governatore Gavin Newsom ha firmato il provvedimento, il linguaggio del testo era già stato modificato: invece di imporre sanzioni obbligatorie, la norma prevede che le multe “possano essere applicate”, lasciando discrezionalità alle autorità e riducendo l’impatto delle nuove regole.
Agevolazioni fiscali e incentivi per l’industria fossile
Oltre a evitare sanzioni più severe, le compagnie petrolifere continuano a beneficiare di scappatoie fiscali che permettono loro di risparmiare fino a 146 milioni di dollari all’anno. Secondo un rapporto del Climate Center, le esenzioni per il settore risalgono agli anni ’80, quando l’ex governatore Ronald Reagan consolidò le agevolazioni per l’industria fossile.
Secondo Ryan Schleeter, direttore delle comunicazioni del Climate Center, non esiste trasparenza su quanto il settore benefici effettivamente di questi incentivi. La California, pur promuovendo ambiziosi obiettivi climatici, continua a finanziare indirettamente l’inquinamento petrolifero. Schleeter sottolinea come il lobbying sia lo strumento con cui il settore difende i propri interessi, a discapito della salute pubblica e della sicurezza ambientale.
Un disastro che poteva essere molto più grave
Secondo Greg Karras, esperto di inquinamento delle raffinerie, l’impatto dell’esplosione della Martinez Refining Company sarebbe potuto essere ancora più devastante. La nube tossica è stata trasportata dal vento sopra la Baia di San Francisco, riducendo gli effetti diretti sulla popolazione. Se le condizioni meteorologiche fossero state diverse, l’incidente avrebbe potuto causare un numero significativamente maggiore di ricoveri, come accadde nel 2012 a Richmond, quando un’esplosione alla raffineria Chevron mandò 15.000 persone in ospedale.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla regolamentazione delle raffinerie in California e sull’influenza delle compagnie petrolifere nella politica statale. Nonostante gli evidenti rischi per la salute pubblica e per l’ambiente, l’industria continua a utilizzare il proprio potere economico per evitare restrizioni e proteggere i propri profitti, lasciando ai cittadini il costo delle conseguenze.