Il Grand Canyon sulla Terra è il risultato di milioni di anni di erosione, modellato lentamente dall’acqua e dal vento. In netto contrasto, sulla Luna, due enormi formazioni simili sembrano essersi formate in pochissimo tempo, quasi istantaneamente, a causa dell’impatto di corpi celesti. Uno studio pubblicato su Nature Communications rivela che questi canyon lunari, nascosti sul lato oscuro del satellite, sono imponenti quanto la loro controparte terrestre.
Queste strutture misurano circa 26 chilometri di larghezza, superano 2,4 chilometri di profondità e si estendono per una lunghezza compresa tra 270 e 850 chilometri. L’analisi di quest’area sarà cruciale per le future missioni spaziali, come la missione Artemis, che prevede di inviare astronauti vicino al polo sud lunare. Esplorare i canyon potrebbe permettere di raccogliere rocce risalenti a epoche antichissime, fornendo preziosi indizi sulla storia della Luna e del Sistema Solare.
Un periodo caotico per la Luna e la Terra
I ricercatori del Lunar and Planetary Institute (LPI) dell’Universities Space Research Association di Houston ipotizzano che i canyon si siano formati circa 4 miliardi di anni fa, in un’epoca in cui la Luna e la Terra venivano ripetutamente bombardate da asteroidi e comete.
Secondo lo studio, un oggetto celeste – probabilmente un asteroide o una cometa – avrebbe sorvolato il polo sud lunare, sfiorato alcune montagne e poi colpito la superficie con una forza devastante. L’impatto avrebbe generato un’esplosione di rocce e detriti, scavando i canyon nel giro di meno di 10 minuti.
L’oggetto viaggiava a una velocità stimata di 56.000 chilometri all’ora, creando un cratere di quasi 320 chilometri di diametro. I detriti prodotti dall’impatto avrebbero poi solcato la superficie lunare, dando origine ai due canyon. L’energia liberata da questo evento è paragonabile all’intero arsenale nucleare globale.
Un impatto paragonabile a quello di Chicxulub
Gli autori dello studio confrontano questo evento con l’impatto che ha creato il cratere di Chicxulub, nel Golfo del Messico, considerato il principale responsabile dell’estinzione dei dinosauri.
“La superficie lunare è come un archivio geologico che conserva le tracce degli eventi primordiali del Sistema Solare”, spiega Danielle Kallenborn, una delle autrici dello studio, che ha condotto questa ricerca mentre era stagista presso il LPI. Attualmente, Kallenborn sta proseguendo i suoi studi presso l’Imperial College di Londra.
Una vista spettacolare per le future missioni
Gli astronauti della missione Artemis avranno l’opportunità di osservare questi spettacolari paesaggi lunari. Secondo David Kring, scienziato del LPI, “se questi canyon fossero sulla Terra, sarebbero sicuramente protetti come parchi nazionali di rilevanza internazionale.”
Oltre al loro valore scientifico, i canyon potrebbero in futuro diventare una delle principali attrazioni turistiche lunari. Se i viaggi spaziali commerciali diventeranno realtà, questi colossali solchi sulla superficie della Luna potrebbero affascinare esploratori e visitatori, offrendo un panorama senza precedenti.