Un gruppo di scienziati del King’s College di Londra, dell’Università di Swansea e di istituti di ricerca in Cile ha sviluppato una possibile soluzione innovativa per combattere le crepe nell’asfalto, aprendo la strada a una tecnologia che potrebbe rendere le strade autoriparanti una realtà concreta.
Le buche stradali rappresentano un problema globale, causando danni ingenti ai veicoli e costi esorbitanti per gli automobilisti. Negli Stati Uniti, si stima che i danni provocati dalle condizioni delle strade costino ai conducenti circa 3 miliardi di dollari all’anno, ovvero 306 dollari per conducente. Nel Regno Unito, i costi annuali ammontano a 143,5 milioni di sterline, senza considerare l’infinita frustrazione degli automobilisti e il tempo speso dai giornalisti per documentare la situazione.
Un’innovazione ispirata alla natura
La chiave di questa rivoluzione tecnologica risiede in un materiale noto e diffuso: il bitume, il componente principale dell’asfalto. Con il tempo e l’esposizione all’ossigeno, questo materiale tende a indurirsi e a formare crepe, portando alla progressiva degenerazione della strada. Tuttavia, il meccanismo chimico di questa trasformazione rimane in gran parte sconosciuto.
Per comprendere meglio il fenomeno, gli scienziati hanno utilizzato tecniche di apprendimento automatico, sviluppando un modello capace di analizzare in dettaglio la struttura chimica del bitume. Questo approccio consente di simulare digitalmente il comportamento del materiale e identificare soluzioni per contrastare il degrado.
Uno dei membri del team, il Dr. Francisco Martin-Martinez, esperto di Chimica Computazionale presso il King’s College di Londra, ha spiegato che l’idea nasce dall’osservazione dei processi di guarigione naturali: “Quando un albero o un animale subisce una ferita, la biologia si attiva per guarire il danno. Vogliamo applicare lo stesso principio alle nostre strade.”
La tecnologia delle spore biobased
La soluzione sviluppata dal team consiste nell’impiego di microscopiche spore biobased, più piccole di un capello umano, progettate per agire come agenti riparatori all’interno dell’asfalto. Queste spore contengono oli ringiovanenti riciclati, che vengono rilasciati automaticamente quando il materiale stradale inizia a deteriorarsi.
Questa innovazione consente di invertire il processo di invecchiamento del bitume, prolungando la durata delle strade e riducendo drasticamente la necessità di manutenzione. In esperimenti di laboratorio, ancora in attesa di pubblicazione, il sistema ha dimostrato la capacità di riparare microcrepe in meno di un’ora.
Se la tecnologia verrà applicata su larga scala, potrebbe eliminare la necessità di interventi manuali, evitando la lunga attesa che spesso caratterizza la riparazione delle buche da parte delle amministrazioni locali.
Vantaggi ambientali e riduzione della dipendenza dal petrolio
Oltre ai benefici economici e pratici, questa tecnologia potrebbe avere un impatto significativo sull’ambiente. Secondo Martin-Martinez, l’utilizzo di materiali sostenibili come i rifiuti di biomassa ridurrà la dipendenza dal petrolio e dalle risorse naturali esauribili.
“I rifiuti di biomassa sono abbondanti, economici e disponibili ovunque. Se utilizzati per la produzione di materiali infrastrutturali, possono ridurre significativamente la necessità di asfalto derivato dal petrolio, con un impatto positivo per le regioni del mondo che non hanno accesso a risorse fossili abbondanti,” ha affermato lo scienziato.
Il futuro delle strade intelligenti
Sebbene gli esperimenti preliminari abbiano mostrato risultati promettenti, la tecnologia richiede ancora ulteriori ricerche e investimenti prima di poter essere implementata su larga scala. Tuttavia, se questa innovazione venisse perfezionata e adottata, potremmo presto vedere strade capaci di autoripararsi, riducendo il degrado delle infrastrutture e migliorando la qualità della viabilità urbana.
Se questa soluzione verrà integrata nei progetti di costruzione e manutenzione stradale, il sogno delle strade senza buche potrebbe finalmente diventare realtà.