Negli ultimi 15 anni, il tasso di riscaldamento globale è aumentato in modo drammatico, mettendo a rischio l’equilibrio climatico del pianeta. Uno studio condotto da James Hansen, ex scienziato della NASA, e un team internazionale di esperti, documenta come il tasso di riscaldamento sia aumentato di oltre il 50% dal 2010, con un incremento di 0,4°C solo negli ultimi due anni. Se questa tendenza continuerà, la Corrente di Rovesciamento Meridionale dell’Atlantico (AMOC), che regola il clima di Europa e Nord America, potrebbe bloccarsi entro il 2050, con conseguenze devastanti.
Un pianeta sempre più caldo: il gennaio 2025 da record
Le previsioni scientifiche suggerivano un calo delle temperature globali grazie alla fase fredda del ciclo di El Niño, La Niña, che può ridurre la temperatura media globale di 0,2°C. Tuttavia, il gennaio 2025 ha registrato il mese più caldo di sempre, con un’anomalia termica di 1,75°C sopra i livelli preindustriali, superando il record precedente stabilito nel 2024. Questo dato ha sorpreso i climatologi, che si aspettavano una stabilizzazione.
Il costante aumento delle temperature globali comporta effetti estremamente pericolosi, come:
- Ondate di calore mortali sempre più frequenti.
- Siccità prolungate e inondazioni devastanti.
- Aumento del livello del mare e minaccia per le città costiere.
- Diffusione di malattie tropicali a latitudini sempre più alte.
Il ruolo degli aerosol e il loro effetto sulle temperature
Uno degli aspetti più dibattuti nella comunità scientifica è l’effetto della riduzione dell’inquinamento da aerosol solfati. Secondo Hansen, le nuove regolamentazioni sui combustibili marittimi, che hanno ridotto l’emissione di queste particelle, avrebbero avuto l’effetto collaterale di diminuire la riflettività delle nuvole, permettendo a una maggiore quantità di radiazioni solari di raggiungere la superficie terrestre. Questo avrebbe accelerato il riscaldamento degli oceani, contribuendo all’impennata delle temperature negli ultimi anni.
Tuttavia, alcuni scienziati, come il climatologo Michael Mann, sostengono che l’aumento delle temperature globali sia ancora compatibile con le proiezioni dei modelli climatici, senza bisogno di ipotizzare un’accelerazione dovuta alla riduzione degli aerosol.
La minaccia dell’AMOC: verso un punto di non ritorno?
Uno degli aspetti più preoccupanti del nuovo studio è il possibile collasso dell’AMOC, una corrente oceanica che trasporta il calore dai tropici verso l’Atlantico settentrionale. Questo sistema è fondamentale per mantenere il clima temperato in Europa e stabilizzare le temperature globali. Se l’AMOC dovesse bloccarsi, le conseguenze sarebbero catastrofiche:
- Aumento improvviso del livello del mare lungo la costa orientale del Nord America.
- Temperature gelide in Europa e caldo estremo ai tropici.
- Sconvolgimento dei monsoni in Africa e Asia, con impatti devastanti sull’agricoltura.
Gli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organo scientifico dell’ONU sul cambiamento climatico, avevano precedentemente previsto un rallentamento dell’AMOC, ma escludevano un suo blocco totale entro questo secolo. Hansen, invece, avverte che il sistema potrebbe collassare già entro i prossimi 20-30 anni, a meno che non si adottino misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra.
Lo scioglimento dei ghiacci accelera: conseguenze irreversibili?
Uno degli effetti più visibili del riscaldamento globale è il rapido scioglimento dei ghiacci polari. Secondo Hansen, la perdita di ghiaccio nell’Artico e in Groenlandia sta immettendo una quantità di acqua dolce nell’Atlantico Nord superiore a quanto previsto dai modelli climatici, destabilizzando ulteriormente l’AMOC.
La storia geologica della Terra mostra che periodi di riscaldamento rapido hanno portato a un innalzamento del livello del mare di diversi metri in tempi relativamente brevi. Se questa tendenza continua, molte città costiere, da New York a Venezia, potrebbero diventare inabitabili entro la fine del secolo.
La comunità scientifica si divide sulle proiezioni di Hansen
Non tutti gli esperti concordano con le conclusioni di Hansen. Il climatologo Bob Kopp dell’Università di Rutgers ha dichiarato che le sue proiezioni sull’innalzamento del livello del mare potrebbero essere esagerate, poiché le ultime misurazioni indicano una perdita di ghiaccio più graduale rispetto a quanto previsto dal modello di Hansen.
Allo stesso modo, Kevin Trenberth, esperto del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica, ha affermato che i cambiamenti climatici recenti non possono essere attribuiti unicamente alla riduzione degli aerosol, ma piuttosto a una combinazione di fattori, tra cui variazioni della circolazione atmosferica e l’accumulo di calore negli oceani.
Una crisi politica oltre che climatica
La ricerca di Hansen è stata presentata in un webinar organizzato da Jeffrey Sachs, presidente della Rete di Soluzioni per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che ha sottolineato come il problema del riscaldamento globale non sia solo scientifico, ma anche politico. Secondo Sachs, il mondo è dominato da un sistema economico in cui gli interessi delle multinazionali dei combustibili fossili hanno la precedenza sulla sicurezza climatica globale.
“Abbiamo un problema morale prima ancora che climatico”, ha dichiarato Sachs. “Le grandi compagnie petrolifere controllano la politica, e questo impedisce qualsiasi azione significativa per fermare la catastrofe in arrivo”.
Verso un punto di svolta irreversibile?
Il professor Kevin Anderson, esperto di energia e cambiamento climatico, ha ribadito che, indipendentemente da quale modello climatico si consideri più accurato, il problema centrale rimane invariato: il mondo sta rapidamente superando la soglia di 1,5°C di riscaldamento, l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi per evitare le conseguenze più devastanti della crisi climatica.
Rimanere sotto i 2°C di riscaldamento richiederebbe una riduzione delle emissioni globali di almeno il 7% all’anno, un obiettivo mai raggiunto nemmeno durante la pandemia di COVID-19. Tuttavia, le attuali politiche dei governi vanno in direzione opposta, favorendo la continua estrazione e utilizzo di combustibili fossili.
“Non stiamo andando incontro al disastro senza saperlo,” ha avvertito Anderson. “Ci stiamo dirigendo verso di esso con piena consapevolezza, ignorando deliberatamente il danno che stiamo causando alle generazioni future”.
Il futuro del pianeta è nelle mani della politica
I dati raccolti da Hansen e il suo team sono un campanello d’allarme per l’umanità. Se le emissioni di gas serra non verranno ridotte rapidamente, il clima della Terra potrebbe entrare in una fase di cambiamenti irreversibili, con effetti devastanti su ecosistemi, economie e società.
La comunità scientifica è chiara: il tempo per agire sta per scadere. Ma la vera domanda è se i leader mondiali ascolteranno l’allarme prima che sia troppo tardi.