Scoperte archeologiche in Ucraina rivelano nuove connessioni con la tecnologia vichinga
Durante il loro dominio sui mari, i Vichinghi intrapresero viaggi straordinari, spingendosi fino a regioni remote come la Groenlandia e il Nord America. Ma come riuscivano a orientarsi senza strumenti di navigazione moderni? Un recente studio suggerisce che utilizzassero bussole solari, strumenti sofisticati che potrebbero essere stati adottati anche da altre popolazioni europee.
Un’analisi condotta su otto dischi di pietra medievali, rinvenuti in Ucraina, fornisce nuove prove a supporto di questa ipotesi. Secondo un articolo pubblicato nel dicembre 2024 sulla rivista polacca Sprawozdania Archeologiczne, alcuni di questi manufatti presentano caratteristiche che li rendono simili a strumenti di navigazione noti, utilizzati dai marinai nordici.
Un mistero medievale: i dischi di pietra scoperti in Ucraina
Gli archeologi hanno individuato questi dischi di pirofillite in diversi siti dell’epoca medievale in Ucraina, in particolare nelle regioni di Chernihiv e Kiev. La pirofllite è un minerale morbido e facilmente lavorabile, ampiamente impiegato per scopi industriali nel Medioevo.
Tre di questi dischi, ritenuti i più rilevanti per lo studio, provengono dalle località di Listven, Liubech e Kiev. Datati tra il XII e il XIII secolo, sembra siano stati realizzati in laboratori situati vicino alla città di Ovruch. Inizialmente interpretati come calendari o strumenti per affilare aghi, la nuova ricerca suggerisce che potrebbero invece aver avuto una funzione legata alla navigazione.
La presenza di un foro centrale in alcuni di essi ha portato gli studiosi a ipotizzare che potessero contenere uno gnomone, il componente di una meridiana che proietta un’ombra in base alla posizione del sole. Se così fosse, questi dischi avrebbero potuto fornire informazioni utili per determinare la latitudine, proprio come una bussola solare. Inoltre, gli anelli concentrici e le linee radiali incisi su alcuni esemplari suggeriscono un legame diretto con dispositivi già noti ai Vichinghi.
Bussole solari vichinghe: una tecnologia condivisa?
Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno confrontato i dischi di pirofillite con manufatti noti, identificati come strumenti di navigazione utilizzati dai Vichinghi. In particolare, due reperti sono risultati di grande interesse:
- Un disco di legno rinvenuto in Groenlandia nel 1948
- Un disco simile scoperto nel 2000 sull’isola polacca di Wolin
Entrambi presentavano caratteristiche tipiche delle bussole solari, come un foro centrale per lo gnomone e tacche incise lungo il bordo. Il disco di Wolin, risalente alla seconda metà dell’XI secolo, possedeva anelli concentrici simili a quelli incisi nei dischi di pietra ucraini. Tuttavia, il disco groenlandese, datato agli inizi dell’XI secolo, ne era privo. Questa differenza suggerisce che gli anelli concentrici potrebbero essere stati introdotti nelle versioni più avanzate di queste bussole.
Un altro elemento interessante è la somiglianza nelle dimensioni tra i diversi dischi:
- Groenlandia: 7 cm di diametro
- Wolin: 8,6 cm di diametro
- Kiev e Listven: 6,5 cm di diametro
- Liubech: 7,5 cm di diametro
Queste analogie alimentano l’ipotesi che i Vichinghi, noti in questa regione come Variaghi, abbiano trasmesso le loro conoscenze tecnologiche ai popoli locali. I Variaghi percorrevano frequentemente le rotte commerciali tra la Scandinavia e l’Impero Romano d’Oriente, passando per città come Kiev, Listven e Liubech. È quindi plausibile che la tecnologia delle bussole solari si sia diffusa lungo questi percorsi.
Il mistero delle “pietre solari” vichinghe
La dipendenza dal sole per la navigazione pone un interrogativo: come facevano i Vichinghi a orientarsi nei giorni nuvolosi? Le antiche saghe norrene parlano delle leggendarie “pietre solari”, strumenti misteriosi che avrebbero permesso di localizzare il sole anche quando era coperto dalle nubi.
Si ritiene che queste pietre potessero essere fatte di calcite o cordierite, minerali noti per la loro capacità di polarizzare la luce. Quando un raggio di sole passa attraverso uno di questi cristalli, viene filtrato in modo da permettere di individuare la posizione del sole con buona precisione.
Sebbene nessun esemplare di pietra solare sia mai stato ritrovato, gli esperimenti scientifici suggeriscono che questo metodo di navigazione fosse effettivamente possibile. Uno studio del 2018 ha simulato un viaggio vichingo dalla Norvegia alla Groenlandia utilizzando pietre solari. I risultati hanno dimostrato che la luce polarizzata permetteva una navigazione accurata, anche con condizioni meteorologiche avverse.
Un’eredità perduta nei mari del Nord
Nonostante le numerose teorie, i metodi di navigazione vichinga restano in parte un mistero. Tuttavia, le recenti scoperte in Ucraina aggiungono un tassello fondamentale alla comprensione delle tecnologie utilizzate dai grandi navigatori del passato.
Grazie alle bussole solari, e forse alle enigmatiche pietre solari, i Vichinghi riuscirono a spingersi fino a luoghi remoti come la Groenlandia e Terranova, lasciando dietro di sé reperti affascinanti che continuano a sorprendere gli studiosi.