Nel 1997, Jeanne Calment ha stabilito un record che ancora oggi nessuno è riuscito a superare: ha vissuto fino a 122 anni. Il XX secolo ha segnato un momento di svolta per l’aspettativa di vita, con il miglioramento delle condizioni sanitarie e della medicina che ha permesso di aumentare significativamente la durata media della vita. Tuttavia, nel XXI secolo, la questione non è più se possiamo vivere più a lungo, ma quanto più a lungo possiamo spingerci.
Esiste un limite biologico alla vita umana?
Negli anni ’90, molti scienziati credevano che l’umanità fosse prossima a raggiungere un limite massimo di vita. Tuttavia, studi condotti da Natalia Gavrilova e Leonid Gavrilov, esperti in demografia e invecchiamento presso l’Università di Chicago, hanno rivelato qualcosa di inaspettato: l’aumento del tasso di mortalità in età avanzata non accelera, ma tende a stabilizzarsi. Questo dato suggerisce che non esiste un limite fisso alla durata della vita umana.
Uno studio successivo del 2020 ha comunque evidenziato che dopo i 113 anni la mortalità tende ad aumentare drasticamente, il che potrebbe spiegare perché pochissimi riescono a superare l’età di Calment. Tuttavia, il motivo biologico di questo fenomeno non è ancora chiaro.
Un’analisi statistica del 2021 ha stimato che la probabilità che qualcuno raggiunga i 130 anni entro la fine del secolo è solo del 13%. Questo dato suggerisce che, pur non avendo un limite biologico definito, raggiungere età estreme è estremamente raro.
Cosa incide sulla longevità?
Secondo Nir Barzilai, direttore dell’Institute for Aging Research presso l’Albert Einstein College of Medicine, la durata della vita non è una questione biologicamente predefinita e potrebbe essere estesa ulteriormente in futuro. Attualmente, l’età media di morte si attesta sotto gli 80 anni, mentre alcuni individui riescono a superare i 100 anni.
Uno dei fattori chiave è lo stile di vita. Secondo Barzilai, mantenere una buona alimentazione, fare esercizio fisico, dormire bene e avere una forte rete sociale sono elementi essenziali per vivere più a lungo e in salute.
Tuttavia, la genetica gioca un ruolo fondamentale. Studi sui centenari dimostrano che l’aspettativa di vita dei genitori è uno dei principali predittori della longevità dei figli. Inoltre, uno studio pubblicato sulla rivista Extremes nel 2017 ha dimostrato che, pur essendo lo stile di vita importante fino a una certa età, una volta raggiunti i 90-100 anni, la genetica ha un peso maggiore rispetto alle abitudini quotidiane.
Secondo Barzilai, circa il 60% dei centenari ha mutazioni nei geni legati all’ormone della crescita, il che rallenta il loro sviluppo e consente loro di affrontare meglio il processo di invecchiamento.
Il ruolo della genetica nell’estensione della vita
Uno dei ricercatori più attivi in questo campo è David Sinclair, genetista presso la Harvard Medical School. Sinclair studia i cosiddetti “geni della longevità”, in particolare le sirtuine, proteine che regolano l’epigenoma e che sembrano essere collegate direttamente al processo di invecchiamento.
Gli epigenomi controllano quali geni vengono attivati o disattivati all’interno delle cellule, garantendo che una cellula cerebrale rimanga tale e non si trasformi in una cellula della pelle. Secondo Sinclair, se fosse possibile manipolare l’epigenoma per rallentare i cambiamenti legati all’invecchiamento, si potrebbe aumentare la durata della vita umana.
Esperimenti condotti nel 2023 su topi da laboratorio e pubblicati sulla rivista Cell hanno dimostrato che modificando gli epigenomi si può accelerare l’invecchiamento o, al contrario, invertirlo. Se questa tecnologia si rivelasse efficace anche negli esseri umani, potrebbe rappresentare una svolta epocale nella lotta contro l’invecchiamento.
Quali potrebbero essere i benefici di una vita più lunga?
Uno dei principali interrogativi riguarda l’impatto sociale ed economico dell’estensione della vita umana. Secondo alcuni critici, l’idea di vivere più a lungo potrebbe portare a un sovraccarico delle risorse naturali e dei sistemi previdenziali.
Tuttavia, Sinclair sostiene che un aumento della qualità della vita grazie a una longevità prolungata potrebbe portare enormi benefici alla società. Una popolazione più sana e attiva per un periodo più lungo significherebbe un aumento della produttività, una riduzione delle spese sanitarie e un miglioramento della felicità generale.
L’obiettivo non è semplicemente vivere più a lungo, ma vivere meglio, con più tempo a disposizione per realizzare i propri obiettivi e godersi la vita.