La Papua Nuova Guinea è il paese con la maggiore diversità linguistica del pianeta, con circa 840 lingue ancora parlate oggi, un numero che rappresenta oltre il 10% di tutte le lingue esistenti al mondo. Questa straordinaria ricchezza linguistica si trova all’interno di una popolazione di appena 10 milioni di persone, il che rende il paese un vero e proprio laboratorio vivente di diversità culturale e linguistica.
Le lingue ufficiali e la loro origine
Nonostante la grande varietà di lingue indigene, la Papua Nuova Guinea riconosce ufficialmente tre lingue nazionali: inglese, Tok Pisin e Hiri Motu.
L’inglese è diffuso principalmente per via della storia coloniale del paese. Nel XIX secolo, la Gran Bretagna annesse la regione come protettorato, e successivamente l’area venne amministrata dall’Australia, fino a quando la Papua Nuova Guinea ottenne l’indipendenza nel 1975.
Il Tok Pisin, il creolo più parlato nel paese, deriva dall’inglese ma incorpora elementi di molte lingue indigene e straniere. Il suo nome significa letteralmente “lingua degli uccelli” e si sviluppò come lingua franca tra i lavoratori provenienti da Melanesia, Malesia e Cina che, nel XIX secolo, arrivarono nel paese per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.
L’Hiri Motu, invece, è una varietà semplificata del Motu, una lingua austronesiana originaria dell’area di Port Moresby, la capitale. Sebbene abbia alcune somiglianze con il Tok Pisin, è meno influenzato dall’inglese e conserva più elementi delle sue radici austronesiane.
La straordinaria diversità etnica e geografica
Oltre alle lingue ufficiali, la Papua Nuova Guinea ospita centinaia di lingue native, mantenute vive dalle numerose comunità indigene che popolano il paese. Questa incredibile diversità linguistica è il risultato di una geografia impervia e frammentata, che ha storicamente impedito la fusione tra gruppi etnici differenti.
Il territorio è composto da centinaia di isole situate nel Pacifico sud-occidentale, a nord dell’Australia, e caratterizzato da una morfologia montuosa e ricoperta da fitta giungla. Questo ha favorito l’isolamento di molte popolazioni, permettendo loro di sviluppare e conservare lingue uniche senza subire significative influenze esterne.
Una storia di isolamento e resistenza culturale
Nonostante il contatto con le potenze coloniali britanniche e tedesche, la Papua Nuova Guinea ha mantenuto una forte identità culturale. La difficoltà negli spostamenti interni ha impedito l’omogeneizzazione delle popolazioni, che sono rimaste distinte e autonome per migliaia di anni.
Studi genetici hanno confermato questa unicità. Una ricerca pubblicata nel 2017 ha rivelato che la distanza genetica tra i diversi gruppi etnici della Papua Nuova Guinea è spesso maggiore di quella esistente tra intere popolazioni europee o dell’Asia orientale.
Secondo lo scienziato Anders Bergström, autore principale dello studio condotto dal Wellcome Trust Sanger Institute, le differenze genetiche tra i popoli della Papua Nuova Guinea sono molto marcate, tanto da risultare insolite rispetto ad altri continenti.
Il professor Stephen J. Oppenheimer, co-autore dello studio presso il Wellcome Trust Centre for Human Genetics dell’Università di Oxford, ha sottolineato che vi è una separazione genetica tra le popolazioni degli altopiani montuosi e quelle delle pianure, risalente a 10.000-20.000 anni fa.
Questo dato riflette la realtà culturale della regione: le comunità montane hanno sempre vissuto in un isolamento quasi totale, limitando gli scambi con le popolazioni delle zone costiere e pianeggianti. Una barriera genetica così netta tra gruppi geograficamente vicini è un fenomeno raro e affascinante.
Papua Nuova Guinea: un caso unico al mondo
Ancora oggi, la Papua Nuova Guinea rappresenta uno dei luoghi con la maggiore diversità culturale e linguistica del pianeta. Questo straordinario mosaico di lingue e tradizioni rende il paese un vero tesoro antropologico, offrendo una testimonianza vivente della ricchezza delle culture indigene e della loro capacità di sopravvivere nonostante le pressioni della globalizzazione.