Le Everglades, situate nel sud della Florida, ospitano una straordinaria varietà di serpenti, alcuni dei quali altamente velenosi, altri del tutto innocui. Questo vasto ecosistema subtropicale, caratterizzato da paludi, praterie umide e foreste di mangrovie, è il rifugio perfetto per numerose specie di rettili.
Secondo il National Park Service (NPS), all’interno del Parco Nazionale delle Everglades si trovano 29 specie di serpenti, di cui quattro velenose e tre invasive. Tra queste ultime, il pitone birmano rappresenta una delle maggiori minacce per la fauna locale, avendo già causato il declino di molte specie autoctone. Nonostante il timore diffuso nei confronti di questi rettili, i serpenti svolgono un ruolo cruciale nell’ecosistema, contribuendo al controllo delle popolazioni di roditori e anfibi.
Serpenti velenosi delle Everglades
Serpente corallo orientale (Micrurus fulvius fulvius)
Piccolo, ma estremamente velenoso, il serpente corallo orientale si distingue per le sue strisce rosse, nere e gialle. Appartenente alla stessa famiglia dei cobra, questo rettile è elusivo e tende a evitare l’uomo. I morsi sono rari, e grazie agli antidoti disponibili, le fatalità sono quasi inesistenti.
Cottonmouth della Florida (Agkistrodon piscivorus conanti)
Meglio conosciuto come mocassino d’acqua, il cottonmouth è un serpente velenoso che vive nelle zone umide. Il nome deriva dall’interno della bocca bianco, che mostra in segno di difesa quando si sente minacciato.
Serpente a sonagli pigmeo scuro (Sistrurus miliarius barbouri)
Questo piccolo serpente a sonagli ha un suono molto più debole rispetto ai suoi simili, simile a un ronzio di insetto. Il suo morso è doloroso, ma raramente risulta mortale.
Serpente a sonagli diamante orientale (Crotalus adamanteus)
Si tratta del serpente a sonagli più grande del Nord America e uno dei più pericolosi. Si nutre di conigli selvatici, uccelli e roditori, preferendo le aree boschive e paludose.
Serpenti non velenosi delle Everglades
Serpente d’acqua verde della Florida (Nerodia floridana)
Abitante delle zone umide, il serpente d’acqua verde è innocuo e si nutre di pesci e rane. Il suo colore verde oliva scuro lo rende difficile da individuare tra la vegetazione.
Serpente giarrettiera orientale (Thamnophis sirtalis sirtalis)
Comune in tutta la Florida, questo serpente è riconoscibile per le strisce longitudinali lungo il dorso. È completamente innocuo e si nutre di anfibi e piccoli pesci.
Serpente indaco orientale (Drymarchon corais couperi)
Il serpente indaco è il più grande serpente non velenoso della Florida, potendo superare i 2,5 metri di lunghezza. È una specie protetta, poiché il suo habitat è stato fortemente ridotto dall’urbanizzazione.
Corridore nero del sud (Coluber constrictor priapus)
Chiamato così per la sua grande velocità, il corridore nero è un predatore rapido ed efficiente, specializzato nella caccia di insetti, piccoli mammiferi e rettili.
Serpenti invasivi nelle Everglades: una minaccia per l’ecosistema
Pitone birmano (Python molurus bivittatus)
Il pitone birmano è un serpente costrittore originario dell’Asia, introdotto accidentalmente nelle Everglades, probabilmente a causa del commercio di animali esotici. Può superare i 5 metri di lunghezza e si nutre di uccelli, mammiferi e persino alligatori.
Boa constrictor (Boa constrictor)
Sebbene meno diffuso del pitone birmano, il boa constrictor è stato avvistato in diverse aree della Florida. La sua presenza è legata al rilascio accidentale di esemplari domestici.
Serpente cieco di Brahminy (Ramphotyphlops braminus)
Questo serpente sotterraneo, lungo appena 15 cm, è privo di occhi e somiglia a un lombrico. Arrivato in Florida dall’Asia, si è diffuso principalmente a causa del commercio di piante ornamentali.
L’importanza dei serpenti nelle Everglades
I serpenti delle Everglades sono una componente essenziale di questo fragile ecosistema. Mentre le specie autoctone aiutano a mantenere l’equilibrio naturale, quelle invasive, come il pitone birmano, stanno mettendo a rischio molte specie native. Conoscere e rispettare questi rettili è fondamentale per garantire la conservazione di uno degli ambienti più unici del pianeta.