Il 6 febbraio 2020, appena una settimana dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato l’epidemia di COVID-19 un’emergenza sanitaria pubblica globale, il primo californiano è morto a San Jose a causa del virus. Nel giro di un mese, i casi nella Baia di San Francisco sono aumentati vertiginosamente, spingendo le autorità locali a imporre severe misure di contenimento. A maggio 2020, la contea di Los Angeles era già diventata uno degli epicentri dell’epidemia, con un impatto devastante sulle comunità nere e latine, che hanno registrato un tasso di mortalità doppio rispetto ai bianchi.
Oggi, una nuova ricerca fornisce ulteriori prove che le comunità esposte all’inquinamento atmosferico – come molte in California – affrontano un rischio più elevato di sviluppare forme gravi di malattie infettive. Mentre gli esperti temono che la prossima pandemia possa essere scatenata dall’influenza aviaria, gli scienziati hanno scoperto che vivere in prossimità di pozzi di petrolio e gas attivi ha esacerbato gli effetti del COVID-19 durante la pandemia in corso.
Legame tra pozzi petroliferi e mortalità da COVID-19
Uno studio pubblicato a novembre sulla rivista scientifica GeoHealth ha rivelato che, nei primi mesi della pandemia, il tasso di infezione e mortalità da COVID-19 era più alto tra coloro che vivevano nelle vicinanze di pozzi petroliferi con elevata produzione.
Secondo Helena Archer, ricercatrice post-dottorato presso la Kaiser Permanente Division of Research, l’ipotesi era che l’esposizione cronica agli inquinanti derivanti dall’estrazione di petrolio e gas potesse avere un impatto negativo sui risultati clinici del COVID-19. Questo perché le malattie infettive colpiscono in modo sproporzionato le comunità che già soffrono di vulnerabilità sanitarie e sociali, come:
- Scarso accesso all’assistenza sanitaria
- Condizioni mediche preesistenti (come asma o malattie cardiovascolari)
- Esposizione prolungata a inquinanti atmosferici
Diversi studi hanno già dimostrato che l’inquinamento atmosferico è correlato a un aumento del rischio di infezione e mortalità da COVID-19. Tuttavia, finora nessuna ricerca aveva esaminato direttamente la connessione tra esposizione ai pozzi di petrolio e gas e gli esiti clinici del COVID-19.
Secondo Joan Casey, epidemiologa ambientale dell’Università di Washington, i risultati dello studio non sono sorprendenti: le persone che vivono in aree con alti livelli di inquinamento hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di COVID-19 e altre malattie respiratorie.
Inquinamento e impatto sulle comunità più vulnerabili
In California, oltre un milione di persone vive a meno di un chilometro da un pozzo di petrolio o gas attivo. Da anni, gli scienziati segnalano una correlazione tra la vicinanza a questi impianti e un aumento del rischio di sviluppare:
- Asma e malattie respiratorie
- Patologie cardiovascolari
- Immunodeficienza
- Tumori
Molte di queste condizioni sono state associate a un maggiore rischio di complicanze da COVID-19. Inoltre, la popolazione nera e latina in California è esposta in modo sproporzionato alle emissioni tossiche di questi impianti. Tra le sostanze rilasciate nell’aria vi sono:
- Composti organici volatili cancerogeni
- Particolato fine PM2.5
- Ossidi di azoto e ozono, dannosi per i polmoni e il sistema immunitario
Secondo uno studio del 2023, la contea di Los Angeles ha il più alto numero di residenti che vivono vicino a pozzi di petrolio e gas attivi in tutto lo stato. I neri e i latini a basso reddito risultano essere quelli più esposti a queste emissioni tossiche.
Il ruolo delle politiche ambientali e razziali
Le politiche abitative discriminatorie del passato hanno svolto un ruolo cruciale nel determinare quali comunità fossero maggiormente esposte all’inquinamento industriale. Molti quartieri a prevalenza nera e latina sono stati storicamente esclusi dai programmi di prestiti federali e trasformati in zone industriali altamente inquinate.
Le persone che vivono in questi quartieri spesso non hanno i mezzi per trasferirsi lontano da queste aree altamente tossiche e, allo stesso tempo, non hanno il potere politico per impedire la costruzione di nuovi impianti inquinanti nelle loro comunità.
David González, epidemiologo ambientale dell’Università della California, Berkeley, ha sottolineato che il rischio di contrarre COVID-19 potrebbe essere stato amplificato dall’esposizione a lungo termine agli inquinanti provenienti dai pozzi di petrolio e gas.
Uno sguardo ai dati sulla pandemia e sull’inquinamento
Nel 2020, anno in cui la pandemia ha avuto il suo impatto più devastante, la California si è classificata quinta negli Stati Uniti per la produzione di petrolio greggio e ha rappresentato il 13% dei casi di COVID-19 e il 9% dei decessi registrati a livello nazionale.
Gli impianti petroliferi rilasciano costantemente nell’aria sostanze inquinanti che possono compromettere il sistema immunitario, aumentando la suscettibilità alle malattie respiratorie. I ricercatori hanno confrontato i dati sulla produzione petrolifera con le statistiche sui contagi e i decessi da COVID-19 e hanno scoperto che:
- I quartieri con maggiore produzione petrolifera presentavano tassi più elevati di mortalità da COVID-19
- L’esposizione a PM2.5 e altri inquinanti ha peggiorato gli esiti clinici della malattia
- Le comunità più colpite erano anche quelle con le peggiori condizioni socioeconomiche
Verso una maggiore consapevolezza sui rischi ambientali
Secondo González, questi risultati dimostrano che lo sviluppo di petrolio e gas non è solo un problema ambientale, ma anche un grave rischio per la salute pubblica. L’inquinamento atmosferico derivante da queste attività non colpisce tutti allo stesso modo, ma si concentra nelle comunità più vulnerabili, aggravando le disuguaglianze sanitarie preesistenti.
In futuro, sarà fondamentale comprendere come l’esposizione ambientale influisca sulla capacità delle persone di resistere alle malattie infettive, specialmente nel caso di nuove pandemie.
Come ha sottolineato Archer, il COVID-19 è ormai una realtà con cui dovremo convivere a lungo. Comprendere il ruolo dell’inquinamento da pozzi petroliferi può aiutarci a proteggere meglio le comunità a rischio e a prepararci meglio per le future crisi sanitarie globali.