All’inizio del 2025, gli astronomi hanno individuato quello che sembrava essere un asteroide vicino alla Terra, catalogato come 2018 CN41. Tuttavia, la scoperta si è rivelata un clamoroso errore di identificazione. L’oggetto misterioso non era una roccia spaziale, ma la Tesla Roadster di Elon Musk, lanciata nello spazio nel 2018 a bordo del primo volo del razzo Falcon Heavy di SpaceX.
L’auto, con il manichino Starman al volante, ha viaggiato per sette anni in un’orbita solare prima di essere nuovamente avvistata e scambiata per un asteroide. Dopo un’iniziale segnalazione da parte del Minor Planet Center presso l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il fraintendimento è stato chiarito e la designazione 2018 CN41 è stata eliminata il 3 gennaio.
Quando le navicelle spaziali vengono confuse con asteroidi
La Tesla di Musk non è l’unico oggetto artificiale a essere stato erroneamente identificato come un corpo celeste. La Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) della NASA, lanciata nel 2001 per studiare il cosmo in microonde, è stata più volte scambiata per un asteroide.
La sonda, che orbitava attorno al Punto di Lagrange 2, a 1,6 milioni di chilometri dalla Terra, è stata ritenuta un oggetto naturale finché non ha acceso i propulsori per una manovra, segnale evidente della sua origine artificiale. Jonathan McDowell, astronomo del centro Harvard-Smithsonian, ha sottolineato che tali errori sono frequenti a causa della mancanza di trasparenza sulle missioni spaziali, sia da parte di aziende private che di governi.
Nel settembre 2024, la American Astronomical Society (AAS) ha lanciato un appello per una maggiore trasparenza nel tracciamento di veicoli spaziali e detriti orbitanti, al fine di migliorare la sicurezza delle osservazioni astronomiche e prevenire falsi allarmi legati a potenziali asteroidi pericolosi.
Il rischio di confondere un satellite con un asteroide pericoloso
L’identificazione errata della Tesla Roadster ha sollevato nuove preoccupazioni sulla sicurezza del monitoraggio spaziale. L’auto, infatti, era stata catalogata come un asteroide vicino alla Terra, poiché si sarebbe avvicinata fino a 241.000 chilometri dal nostro pianeta. Un oggetto con tale traiettoria viene normalmente monitorato per il rischio di impatto con la Terra.
Errori simili potrebbero compromettere gli studi sugli asteroidi potenzialmente pericolosi e persino portare a sprechi economici. McDowell ha ipotizzato uno scenario in cui un’agenzia spaziale investisse miliardi per una missione su un asteroide, solo per scoprire che si tratta in realtà di un vecchio satellite abbandonato.
Un possibile rimedio potrebbe essere l’espansione del Sistema Horizons della NASA, un database del Jet Propulsion Laboratory che già traccia oltre 1,4 milioni di asteroidi, 3.992 comete, 293 satelliti planetari e numerose sonde spaziali.
Il caso AstroForge e la necessità di una maggiore trasparenza
Il dibattito sulla tracciabilità dei veicoli spaziali ha trovato nuova linfa con la missione della AstroForge, una startup che punta a estrarre metalli dagli asteroidi vicini alla Terra.
A febbraio 2025, la società lancerà la sonda Odin per esplorare l’asteroide 2022 OB5, un oggetto di 100 metri di diametro. Inizialmente, AstroForge aveva mantenuto segreto il nome del suo bersaglio per evitare concorrenza, suscitando preoccupazione tra gli astronomi. Solo il 29 gennaio, l’azienda ha reso pubblica l’identità dell’asteroide, permettendo agli astronomi di studiarlo in anticipo.
Secondo McDowell, questa mossa rappresenta un passo avanti per la trasparenza delle missioni spaziali, ma la strada per un sistema di monitoraggio più efficace è ancora lunga.