La musica è da sempre un pilastro della cultura umana, attraversando epoche e trasformandosi grazie a influenze artistiche, tecnologiche e sociali. Tuttavia, un nuovo studio condotto dall’Università di Roma La Sapienza e dall’Università di Padova suggerisce un dato sorprendente: la complessità musicale è diminuita nel corso dei secoli. Attraverso un’innovativa analisi basata sulla scienza delle reti, i ricercatori hanno esaminato 20.000 brani prodotti negli ultimi 400 anni, dimostrando come la musica moderna sia decisamente meno articolata rispetto alla musica del passato.
La semplificazione della musica: cosa dice la ricerca
L’idea che la musica stia diventando più semplice non è del tutto nuova. Studi precedenti avevano già ipotizzato che il contenuto culturale, in particolare nel contesto digitale, sia soggetto a processi di semplificazione. Un fenomeno analogo è stato osservato nei testi delle canzoni e persino nei commenti sui social media, dove la brevità e l’immediatezza sono diventate caratteristiche predominanti.
Il team di ricerca ha voluto verificare se questa tendenza fosse riscontrabile anche nella struttura musicale. Per farlo, ha adottato una metodologia innovativa: rappresentare ogni composizione come una rete diretta ponderata, in cui le note musicali sono trattate come nodi e le transizioni tra le note come archi. In questo modo, la complessità di un brano può essere misurata in base alla varietà e alla frequenza delle connessioni tra le note.
I risultati mostrano una tendenza generale alla semplificazione, con un calo progressivo della complessità nelle diverse epoche. La musica classica, considerata da sempre il punto di riferimento per l’articolazione musicale, ha subito un graduale declino nella sua struttura compositiva. Questo calo è stato ancora più evidente nella musica moderna, dove la ripetitività e l’uso di schemi più prevedibili hanno ridotto ulteriormente la complessità.
Il jazz: un’eccezione temporanea
Un dato interessante emerso dallo studio riguarda il jazz, che rappresenta una sorta di anomalia nel panorama musicale. Nei suoi primi decenni di vita, il jazz ha visto un aumento della complessità, caratterizzandosi per la sua struttura improvvisata e per una maggiore varietà armonica e ritmica. Tuttavia, con il passare del tempo, anche il jazz ha subito una riduzione della complessità, stabilizzandosi su schemi più prevedibili.
Gli altri generi musicali, invece, hanno mantenuto livelli di complessità relativamente costanti, ma sempre più vicini a quelli della musica pop contemporanea. Questo suggerisce che la tendenza alla semplificazione non sia limitata a un genere specifico, ma rappresenti un fenomeno diffuso a livello globale.
L’influenza della tecnologia e dei nuovi media
Ma perché la musica sta diventando meno complessa? I ricercatori propongono diverse spiegazioni, legate principalmente all’evoluzione tecnologica e ai cambiamenti sociali.
Con la diffusione delle piattaforme digitali, la produzione musicale è diventata più accessibile a un pubblico più ampio. Oggi, chiunque può creare musica utilizzando software di produzione, senza la necessità di una formazione musicale avanzata. Questo ha portato alla nascita di nuovi generi e alla democratizzazione della composizione musicale, ma anche a una tendenza verso la semplificazione delle strutture armoniche e melodiche.
Un altro fattore è la crescente influenza degli algoritmi di raccomandazione, che favoriscono brani con strutture ripetitive e facilmente memorizzabili. Le canzoni di successo tendono a seguire schemi prevedibili, facilitando l’engagement del pubblico e aumentando la probabilità di essere ascoltate ripetutamente sulle piattaforme di streaming musicale.
La musica è davvero più semplice o solo diversa?
Nonostante la riduzione della complessità melodica, alcuni esperti suggeriscono che altri aspetti della musica potrebbero essere diventati più complessi.
Nel passato, la musica veniva spesso eseguita con strumentazioni limitate, mentre oggi le produzioni moderne possono incorporare strati multipli di suoni e texture sonore sofisticate. Inoltre, il design sonoro e la produzione digitale offrono nuove possibilità creative che non erano disponibili nei secoli precedenti.
Secondo Madeline Hamilton, coautrice di una ricerca precedente sulla semplificazione della musica, è possibile che la melodia sia diventata più semplice per compensare una maggiore complessità in altre aree, come la produzione, il sound design e gli effetti elettronici.
Un nuovo metodo per analizzare l’evoluzione musicale
Lo studio dell’Università di Roma La Sapienza e dell’Università di Padova offre una nuova prospettiva sulla trasformazione della musica nel tempo. L’approccio basato sulla scienza delle reti potrebbe aprire la strada a ulteriori ricerche, aiutando a comprendere meglio come e perché la musica si stia semplificando.
Il dibattito resta aperto: la musica contemporanea è davvero più semplice o sta solo evolvendo in una direzione diversa? Nuovi studi potranno fornire ulteriori risposte, ma una cosa è certa: la musica continua a cambiare, riflettendo le dinamiche della società in cui nasce e si sviluppa.