Un retaggio ancestrale ancora attivo nel nostro cervello
Un muscolo considerato inutile dagli scienziati per lungo tempo si è rivelato invece ancora funzionale nell’essere umano moderno. Si tratta del muscolo auricolare superiore, uno dei muscoli che in passato permetteva ai nostri antenati primati di muovere le orecchie per orientarle verso i suoni.
Sebbene oggi questa capacità sia quasi del tutto scomparsa nell’uomo, alcuni individui riescono ancora a muovere volontariamente le orecchie. Tuttavia, una ricerca recente ha dimostrato che questi muscoli auricolari non sono del tutto dormienti: essi si attivano automaticamente quando ci concentriamo su un suono specifico, rivelando un collegamento ancora esistente tra il nostro cervello e la funzione ancestrale di orientamento uditivo.
La scoperta della funzione nascosta dei muscoli auricolari
Nel 2020, Daniel Strauss, dell’Università del Saarland in Germania, ha scoperto che questi muscoli rispondono a stimoli sonori provenienti da diverse direzioni. Questa osservazione ha portato a una nuova domanda: si attivano anche quando cerchiamo di concentrare l’attenzione su un suono specifico?
Per verificare questa ipotesi, il team di ricercatori ha condotto un esperimento su 20 partecipanti con udito normale, di età compresa tra 22 e 37 anni. I soggetti sono stati sottoposti a tre test di ascolto con livelli di difficoltà crescente, durante i quali dei sensori cutanei registravano l’attività elettrica dei muscoli auricolari.
I partecipanti dovevano concentrarsi su un audiolibro narrato da una voce femminile della durata di cinque minuti, mentre in sottofondo venivano riprodotti suoni di distrazione:
- Nel test più semplice, una voce maschile parlava a bassa intensità in sottofondo.
- Nel test intermedio, è stata aggiunta una voce femminile simile a quella dell’audiolibro.
- Nel test più difficile, entrambe le voci di sottofondo sono state amplificate per rendere la distinzione più complessa.
I risultati hanno mostrato che il muscolo auricolare superiore si attivava in modo significativo, soprattutto nel test più difficile. Ciò indica che questo “muscolo dimenticato” gioca ancora un ruolo quando cerchiamo di isolare un suono in un ambiente rumoroso.
Un potenziale aiuto per la ricerca sugli apparecchi acustici
Non è ancora chiaro se l’attivazione di questi muscoli migliori effettivamente la capacità di ascolto, ma Strauss suggerisce che misurare questa attività potrebbe offrire un metodo oggettivo per valutare lo sforzo uditivo. Questo potrebbe rivelarsi particolarmente utile nello sviluppo di nuovi apparecchi acustici, progettati per ridurre il carico cognitivo durante l’ascolto in ambienti rumorosi.
Tuttavia, altri ricercatori, come Yusuf Cakmak dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, sottolineano la necessità di studi più ampi che coinvolgano persone di diverse fasce d’età e capacità uditive. Inoltre, bisognerà considerare anche l’influenza dei movimenti oculari e delle espressioni facciali, che potrebbero interferire con l’attività dei muscoli auricolari.
Un fossile neurale ancora attivo nel nostro cervello
Questa scoperta apre nuove prospettive sul funzionamento del nostro cervello e sulle tracce lasciate dalla nostra evoluzione. Secondo Strauss, il muscolo auricolare superiore potrebbe essere considerato un “fossile neurale”, una struttura che non ha più la funzione originaria ma che ancora risponde a determinati stimoli.
Il prossimo passo della ricerca sarà quello di approfondire il ruolo di questi muscoli ancestrali e scoprire se possono essere sfruttati per migliorare le tecnologie uditive. Strauss afferma che sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio questo meccanismo e il suo possibile utilizzo in ambito medico e tecnologico.