Il rapporto sempre più stretto tra Donald Trump e i giganti della tecnologia rappresenta un serio motivo di preoccupazione. A lanciare l’allarme è Daron Acemoglu, economista di fama mondiale e vincitore del Premio Nobel per l’Economia 2024, durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione di un evento su intelligenza artificiale e innovazione organizzato a Milano da KPMG e dal quotidiano stesso.
Secondo Acemoglu, l’influenza delle grandi aziende tecnologiche sulla politica americana non è un fenomeno recente. Già sotto le amministrazioni di Barack Obama e, probabilmente, di George W. Bush, si stava andando nella direzione di una oligarchia tecnologica. Tuttavia, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, questa dinamica si è ulteriormente rafforzata. Il presidente ha intensificato il suo rapporto con Elon Musk, e le sue relazioni con altre Big Tech come Meta, Amazon e Google stanno destando ulteriore preoccupazione.
“Non sono gli oligarchi a gestire il Paese, ma è Trump a gestire gli oligarchi. Se fosse il contrario, sarebbe terribile, ma anche la situazione attuale è allarmante”, ha dichiarato Acemoglu. Secondo l’economista, il rischio è che gli Stati Uniti si avvicinino sempre più a un modello in cui pochi miliardari influenzano le scelte politiche, riducendo le opportunità di concorrenza e aumentando il divario tra ricchi e poveri.
Lo scontro con la Cina e la corsa all’intelligenza artificiale
Un altro punto su cui Acemoglu ha espresso forte preoccupazione riguarda la competizione tra Stati Uniti e Cina nel campo dell’intelligenza artificiale. Secondo l’economista, la rivalità tra le due superpotenze potrebbe trasformarsi in un gioco a somma zero, in cui il successo di una parte equivale alla sconfitta dell’altra.
Nel settore tecnologico americano, alcuni tra i nomi più influenti sostengono che stiamo rapidamente avanzando verso una forma di intelligenza artificiale generale, capace di evolversi in una super-intelligenza. L’idea che chiunque arrivi a controllarla possa dominare il mondo sta alimentando un clima di tensione con Pechino.
“Questa retorica spinge gli Stati Uniti a vedere la Cina come una minaccia esistenziale, piuttosto che come un concorrente con cui cooperare“, ha spiegato Acemoglu. Il rischio è che questa competizione sfoci in un’escalation tecnologica senza precedenti, con conseguenze potenzialmente dannose per la stabilità globale.
Il ruolo delle Big Tech nella politica americana
L’influenza dei colossi tecnologici sulla politica americana è ormai evidente. Durante la cerimonia di insediamento del secondo mandato di Trump, tra i presenti figuravano alcuni tra gli uomini più ricchi del pianeta, segnando una connessione sempre più stretta tra potere economico e potere politico.
Tra le figure di spicco che hanno sostenuto Trump con ingenti donazioni ci sono Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Meta) e Sam Altman (OpenAI). Il timore, secondo Acemoglu, è che questa stretta collaborazione tra governo e Big Tech possa ridisegnare gli equilibri democratici, portando gli Stati Uniti verso una forma di plutocrazia, in cui il potere è concentrato nelle mani di pochi miliardari.
Anche Joe Biden, durante il suo mandato, aveva messo in guardia dal pericolo che gli USA si trasformassero in un’oligarchia dominata dai giganti del tech. Tuttavia, con il ritorno di Trump, questa tendenza sembra essersi consolidata ulteriormente.
Daron Acemoglu e il rischio di un futuro dominato dagli oligarchi
Daron Acemoglu, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT), è considerato uno degli economisti più influenti al mondo. Nel 2024, insieme a Simon Johnson e James A. Robinson, ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia per i suoi studi sulle istituzioni e il loro impatto sulla prosperità delle nazioni.
Le sue ricerche dimostrano che i paesi con istituzioni inclusive tendono a prosperare, mentre quelli con istituzioni estrattive, in cui il potere è concentrato nelle mani di pochi, finiscono per ristagnare. Secondo Acemoglu, l’attuale traiettoria degli Stati Uniti potrebbe portarli pericolosamente vicini a quest’ultimo scenario.
L’alleanza tra Trump e le Big Tech non è solo una questione economica, ma anche politica e sociale. Il rischio, secondo l’economista, è che il progresso tecnologico non venga utilizzato per aumentare il benessere collettivo, ma solo per rafforzare il potere di pochi individui, limitando la concorrenza e aumentando le disuguaglianze.