Le ambizioni di Elon Musk e di altre agenzie spaziali puntano alla colonizzazione di Marte, ma nuove ricerche suggeriscono che la Luna potrebbe offrire condizioni migliori per la coltivazione di cibo. Esperimenti recenti hanno dimostrato che le piante crescono più facilmente nel suolo lunare rispetto a quello marziano, aprendo nuove prospettive per gli insediamenti umani nello spazio.
Coltivare cibo nello spazio: idroponica, aeroponica o suolo extraterrestre?
Gli scienziati stanno valutando diversi metodi per coltivare piante nello spazio. L’idroponica permette la crescita in acqua con sostanze nutritive disciolte, mentre l’aeroponica consente alle piante di assorbire i nutrienti direttamente dall’aria sotto forma di nebulizzazione. Sebbene queste tecnologie siano efficaci, risultano costose e complesse. Per questo motivo, la ricerca si sta concentrando su un’opzione più tradizionale: coltivare piante direttamente nel suolo lunare e marziano, sfruttando le risorse disponibili in loco.
Il suolo lunare è più fertile di quello marziano?
Poiché i campioni di regolite lunare raccolti durante le missioni Apollo sono stati contaminati, gli scienziati hanno utilizzato una replica artificiale basata sui dati della missione Apollo 16 del 1972. Per Marte, invece, hanno impiegato simulazioni basate sulle analisi condotte dal rover Curiosity, poiché non esistono ancora campioni di suolo marziano riportati sulla Terra.
Secondo Laura Lee, ricercatrice della Northern Arizona University, i risultati sono stati sorprendenti. Le piante sono cresciute meglio nella regolite lunare rispetto a quella marziana, nonostante si pensasse che il suolo del Pianeta Rosso fosse più adatto alla coltivazione. Il terreno marziano contiene azoto, un elemento essenziale per la crescita delle piante, ma è anche troppo denso e argilloso, il che limita l’ossigenazione delle radici e ostacola lo sviluppo vegetale.
Fertilizzanti nello spazio: l’uso delle acque reflue
Un aspetto cruciale per la coltivazione extraterrestre riguarda l’uso di fertilizzanti. Gli scienziati hanno testato il Milorganite, un fertilizzante derivato dai microbi trattati delle acque reflue, per valutare se possa essere una soluzione sostenibile per gli insediamenti umani fuori dalla Terra. Tuttavia, i risultati preliminari hanno dimostrato che il tasso di sopravvivenza delle piante varia notevolmente a seconda del fertilizzante impiegato. Il mais marziano coltivato con fertilizzante a base di acque reflue ha avuto un tasso di sopravvivenza del 33,3%, mentre il mais coltivato con azoto puro ha raggiunto il 58,8% di sopravvivenza. Questi dati suggeriscono che l’uso esclusivo delle acque reflue non è sufficiente e che potrebbe essere necessario importare fertilizzanti dalla Terra per garantire una coltivazione efficace.
Quali piante crescono meglio sulla Luna e su Marte?
Per individuare colture più resistenti, i ricercatori stanno sperimentando con broccoli, zucche, fagioli e erba medica. Tra queste, l’erba medica si è dimostrata particolarmente promettente, crescendo bene sia sulla Luna che su Marte. Inoltre, potrebbe essere utilizzata come futuro fertilizzante, migliorando il suolo e rendendo le coltivazioni più sostenibili nel tempo. Gli scienziati non hanno ancora testato le patate, il tubero reso celebre dal film e romanzo The Martian, dove un astronauta riesce a sopravvivere coltivandole su Marte.
La sfida di rendere Marte autosufficiente
Uno studio pubblicato nel 2019 ha stimato che Marte potrebbe impiegare fino a 100 anni per diventare autosufficiente, mentre la Luna potrebbe raggiungere l’indipendenza alimentare in pochi decenni. Tuttavia, coltivare piante su Marte presenta numerose difficoltà, tra cui basse temperature, elevata radiazione solare, assenza di materia organica nel suolo e presenza di perclorati tossici. Inoltre, le coltivazioni dovrebbero avvenire in serre pressurizzate, simili a quelle utilizzate sulla Stazione Spaziale Internazionale, per garantire condizioni ottimali di crescita.
Terraformare Marte: un futuro possibile?
Oltre alla coltivazione, gli scienziati stanno esplorando la possibilità di terraformare Marte, ovvero modificare il suo ambiente per renderlo abitabile. Durante un workshop organizzato dall’Astera Institute e dai Pioneer Labs, è stato discusso un piano per riscaldare la superficie marziana, utilizzando batteri fotosintetici per produrre ossigeno. Alcuni ricercatori hanno anche proposto soluzioni più estreme, come l’uso di specchi solari per aumentare la temperatura o addirittura la detonazione di testate nucleari. Quest’ultima ipotesi, però, è stata scartata, poiché per mantenere un Marte caldo sarebbe necessario far esplodere l’intero arsenale nucleare degli Stati Uniti ogni due minuti, un’opzione chiaramente poco praticabile.
La ricerca della vita su Marte
Uno degli interrogativi più affascinanti riguarda la possibile esistenza di vita su Marte. Alcuni studi suggeriscono che lo scioglimento del ghiaccio marziano potrebbe rivelare batteri fossili o organismi dormienti, riaprendo il dibattito sulla possibile presenza di vita extraterrestre. Gli scienziati sono divisi sulla questione, ma una cosa è certa:
“È impossibile provare che qualcosa non esiste.”
La ricerca continua e, con le prossime missioni, potremmo finalmente scoprire se Marte sarà mai in grado di sostenere la vita umana.