Un semplice esame del sangue potrebbe un giorno aiutarci a stabilire con precisione quando è necessario effettuare un richiamo vaccinale, grazie a una firma molecolare identificata dagli scienziati. Questa scoperta, basata sull’analisi dell’RNA, potrebbe rivoluzionare la gestione delle vaccinazioni, migliorando l’efficacia dei programmi vaccinali in tutto il mondo.
La differenza tra i vaccini: perché alcuni proteggono a lungo e altri no?
Non tutti i vaccini offrono lo stesso tipo di protezione. Alcuni, come quelli contro morbillo o rosolia, garantiscono immunità duratura dopo un breve ciclo di dosi. Altri, come il vaccino antinfluenzale stagionale, necessitano di richiami frequenti per rimanere efficaci.
Secondo il professor Bali Pulendran, esperto di microbiologia e immunologia, “comprendere perché certi vaccini stimolino una risposta immunitaria prolungata mentre altri richiedano rinforzi regolari è uno dei più grandi misteri della scienza medica”. Questa domanda ha guidato il lavoro di Pulendran e del suo team, che si sono dedicati a individuare un modo per prevedere quanto a lungo durerà l’immunità fornita da un vaccino.
Lo studio sull’H5N1: un passo avanti nella ricerca
Il team ha concentrato le proprie analisi su un vaccino sperimentale contro l’influenza aviaria H5N1, un virus che continua a essere motivo di preoccupazione globale. Lo studio ha coinvolto 50 volontari sani, ai quali sono state somministrate due dosi di vaccino, con o senza l’aggiunta di un adiuvante (una sostanza che potenzia la risposta immunitaria).
Nei 100 giorni successivi alla vaccinazione, i ricercatori hanno raccolto diversi campioni di sangue per analizzarli a livello molecolare. È stata così individuata una firma basata su piccoli frammenti di RNA presenti nelle cellule piastriniche, che si è rivelata in grado di prevedere la durata della risposta immunitaria. Secondo Pulendran, le piastrine sono un ottimo indicatore dello stato dei megacariociti, le cellule del midollo osseo da cui derivano, il cui ruolo nell’immunità è sempre più riconosciuto.
Un test universale per i vaccini?
Per verificare l’universalità della scoperta, il team ha analizzato dati relativi a 244 persone che avevano ricevuto vaccini diversi, tra cui quelli contro influenza stagionale, febbre gialla e COVID-19. Sorprendentemente, la stessa firma molecolare era predittiva di una risposta immunitaria prolungata per tutti i vaccini analizzati, suggerendo che si tratta di un indicatore universale.
Questa firma molecolare potrebbe essere la base per sviluppare un test semplice e rapido, simile a un test PCR, che permetta di misurare i livelli di espressione genica nel sangue pochi giorni dopo la vaccinazione. Un simile strumento potrebbe rivoluzionare non solo il monitoraggio dell’efficacia dei vaccini, ma anche il loro sviluppo, accelerando le sperimentazioni cliniche.
Applicazioni future: verso il “chip vaccinale”
Immaginare un futuro in cui un semplice esame del sangue possa dirci chi ha bisogno di un richiamo vaccinale, e quando, sembra oggi meno distante. Questa tecnologia potrebbe non solo ottimizzare le campagne di vaccinazione, ma anche fornire dati preziosi per migliorare i vaccini stessi. Ad esempio, durante le sperimentazioni cliniche, sarebbe possibile prevedere rapidamente quali candidati vaccinali garantiranno una protezione duratura, evitando lunghi periodi di osservazione.
Anche se ci sono ancora molti passi da compiere per portare questa scoperta nella pratica clinica, le implicazioni sono enormi. Lo studio, pubblicato su Nature Immunology, rappresenta un passo importante verso una nuova era nella gestione delle vaccinazioni e della salute pubblica.