Con il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti il 20 gennaio, il mondo delle armi nucleari si trova di fronte a uno scenario critico. Le tensioni tra le principali potenze, come Stati Uniti e Russia, continuano a crescere, mentre altri attori, tra cui la Cina, la Corea del Nord e l’Iran, incrementano il proprio peso geopolitico nel campo nucleare. Sullo sfondo di trattati abbandonati e un arsenale statunitense in fase di modernizzazione, l’impatto delle scelte di Trump sarà osservato con attenzione dagli esperti.
Il futuro del controllo degli armamenti nucleari
Nel corso della Guerra Fredda, gli arsenali nucleari raggiunsero il picco di oltre 70.000 testate nel 1986, per poi ridursi drasticamente grazie a una serie di trattati bilaterali tra Washington e Mosca. Attualmente, restano circa 12.000 testate attive, ma il panorama potrebbe cambiare rapidamente. Il New START, l’ultimo trattato di controllo delle armi tra Stati Uniti e Russia, scadrà nel febbraio 2026. Se non rinnovato, segnerà la fine di 50 anni di accordi volti a limitare gli arsenali strategici.
Le politiche passate di Trump, come il ritiro dal Trattato INF nel 2019 e dal Trattato sui Cieli Aperti nel 2020, alimentano i timori che il New START possa subire la stessa sorte. Secondo Steve Fetter, professore di politica pubblica presso l’Università del Maryland, l’assenza di un accordo rappresenterebbe una situazione senza precedenti, lasciando gli arsenali nucleari privi di regolamentazione.
Nonostante le critiche, Trump potrebbe sorprendere puntando su nuovi negoziati, come fece con la Corea del Nord durante il suo primo mandato. Tuttavia, il fallimento di tali iniziative comporterebbe rischi significativi, inclusa una corsa agli armamenti che potrebbe destabilizzare ulteriormente l’equilibrio geopolitico.
Modernizzazione e controversie sull’arsenale statunitense
Gli Stati Uniti sono impegnati in un costoso programma di modernizzazione nucleare, con un investimento previsto di oltre mille miliardi di dollari. Questo piano mira a sostituire o rinnovare ogni componente dell’arsenale, dalle testate ai sistemi di lancio come missili balistici, bombardieri e sottomarini. Tuttavia, il progetto ha già accumulato ritardi e superamenti di budget.
Una proposta particolarmente controversa riguarda lo sviluppo di un nuovo missile da crociera con testata nucleare, progettato per essere lanciato da mare. Questo sistema, originariamente introdotto dall’amministrazione Trump nel 2018, è stato successivamente bloccato da Joe Biden, ma potrebbe essere riattivato. Secondo Lisbeth Gronlund, esperta di sicurezza nucleare al MIT, l’adozione di un’arma di questo tipo potrebbe essere percepita come una mossa provocatoria da Cina e Russia, aumentando le tensioni internazionali.
Un’altra questione chiave è il potenziale aumento delle testate nucleari dispiegate. La scadenza del New START potrebbe dare agli Stati Uniti maggiore libertà in tal senso. Gli esperti temono che Trump possa sfruttare questa opportunità per ampliare l’arsenale operativo, aggravando il rischio di conflitti.
La possibilità di nuovi test nucleari
Dal 1992, gli Stati Uniti hanno rispettato una moratoria sui test nucleari esplosivi, aderendo al Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), firmato nel 1996 ma mai ratificato dal Congresso. Tuttavia, alcuni alleati di Trump hanno suggerito un ritorno ai test come segnale di forza. Una decisione del genere rappresenterebbe un cambiamento radicale, rompendo una tradizione decennale e potenzialmente scatenando una nuova corsa globale ai test.
La ripresa dei test, seppur sotterranei, potrebbe causare danni ambientali e sanitari significativi, come dimostrato dai più di 2.000 test condotti prima della moratoria. Inoltre, tale scelta rischierebbe di alienare gli Stati Uniti dai paesi non nucleari e di aumentare le tensioni con potenze rivali.
Attualmente, gli Stati Uniti si affidano a simulazioni al computer e test subcritici non esplosivi per valutare l’affidabilità del proprio arsenale. Progetti avanzati, come la macchina Scorpius presso il Nevada National Security Site, promettono di migliorare ulteriormente queste capacità, rendendo i test esplosivi meno necessari. Nonostante ciò, la volontà di Trump di sfidare norme consolidate potrebbe riportare i test al centro del dibattito politico.
Implicazioni globali e nuovi equilibri
La postura nucleare degli Stati Uniti avrà inevitabilmente un impatto su scala globale. Russia e Cina potrebbero reagire rafforzando i propri arsenali, mentre paesi come l’Iran potrebbero vedere un’opportunità per avanzare nel loro programma nucleare. Anche la Corea del Nord, già una minaccia regionale, potrebbe intensificare i propri sforzi.
La revisione della postura nucleare prevista per il 2026 sarà uno dei momenti decisivi per comprendere la visione strategica di Trump. Secondo Sharon Squassoni, ricercatrice presso la George Washington University, questo processo offrirà un quadro chiaro delle priorità dell’amministrazione, influenzando le politiche per gli anni a venire.
Mentre il mondo osserva con apprensione, il futuro delle armi nucleari dipenderà dalla capacità dei leader globali di bilanciare sicurezza e responsabilità, in un contesto sempre più complesso e imprevedibile.