Un team di ricercatori dell’ETH di Zurigo ha rivelato un’affascinante scoperta riguardante l’interno del nostro pianeta. Utilizzando un innovativo metodo di mappatura sismografica, sono stati individuati potenziali frammenti di crosta terrestre antica, definiti come “mondi sommersi”. Questi ammassi si trovano in profondità nel mantello terrestre e in luoghi dove, sorprendentemente, non si sarebbe mai dovuta verificare alcuna attività tettonica.
Un nuovo modo di guardare dentro la Terra
Per decenni, la comprensione dell’interno del pianeta si è basata sull’uso di sismografi che rilevano le onde generate dai terremoti. Queste onde, muovendosi attraverso gli strati della Terra, hanno permesso di creare immagini tridimensionali del suo interno. Tuttavia, la recente applicazione di un metodo chiamato inversione a forma d’onda completa ha portato a risultati rivoluzionari. Questa tecnica combina modelli computazionali avanzati con i dati raccolti dai sismografi, generando una rappresentazione molto più precisa delle strutture interne.
Per elaborare i dati, i ricercatori hanno sfruttato il supercomputer Piz Daint, situato al Centro Nazionale Svizzero di Supercalcolo a Lugano. Questo sistema, uno dei più potenti d’Europa, ha permesso di analizzare un’enorme quantità di informazioni, rivelando dettagli che prima erano impossibili da identificare.
Anomalie in luoghi inaspettati
I risultati dello studio, pubblicati il 4 novembre 2024 sulla rivista Scientific Reports, hanno evidenziato la presenza di numerose lastre subdotte all’interno del mantello terrestre. Le lastre subdotte sono sezioni della crosta terrestre che si sono spinte nel mantello attraverso i movimenti delle placche tettoniche. Fino a oggi, erano state individuate principalmente in corrispondenza delle zone di subduzione, dove le placche si scontrano. Tuttavia, alcune delle anomalie recentemente scoperte si trovano sotto l’Oceano Pacifico occidentale, una regione dove non sono note attività tettoniche significative.
Secondo Thomas Schouten, uno dei ricercatori coinvolti, questa scoperta rappresenta un enigma. “Con il nuovo modello ad alta risoluzione, osserviamo anomalie in aree del mantello dove non ci aspetteremmo di trovarle. La loro origine rimane un mistero,” ha dichiarato.
Teorie sulle origini dei mondi sommersi
L’identità di queste anomalie solleva numerose domande. Una delle ipotesi è che si tratti di materiali residui risalenti alla formazione del mantello, avvenuta circa 4 miliardi di anni fa. Altri suggeriscono che possano essere composti da elementi densi formatisi nel mantello più recentemente. Nonostante queste speculazioni, nessuna delle teorie attualmente proposte è stata confermata.
Le onde sismiche che attraversano questi ammassi viaggiano a velocità simili a quelle osservate nelle lastre subdotte. Questo potrebbe suggerire che i due tipi di strutture abbiano una composizione simile, ma la prova non è ancora definitiva. Per comprenderne la natura, i ricercatori stanno analizzando i parametri fisici e chimici dei materiali coinvolti.
Il confronto con l’imaging medico
Andreas Fichtner, sismologo e autore del modello utilizzato nello studio, ha paragonato l’uso della nuova tecnica a un avanzamento nella diagnostica medica. “Immaginate un medico che studia il sistema circolatorio per decenni e, con un nuovo strumento, scopre un’arteria in un punto inaspettato. È esattamente quello che è successo a noi,” ha spiegato Fichtner. Questa analogia sottolinea l’importanza del progresso tecnologico nella comprensione di fenomeni che fino a poco tempo fa rimanevano nascosti.
Una scoperta che apre nuove domande
Gli ammassi individuati nel mantello non solo sfidano le teorie esistenti sulla dinamica terrestre, ma suggeriscono anche l’esistenza di processi geologici sconosciuti. Lontani da qualsiasi linea di faglia, questi frammenti di crosta antica potrebbero essere testimoni di eventi che risalgono a ere geologiche molto remote. Tuttavia, fino a quando non saranno disponibili dati più dettagliati, la loro vera natura resterà avvolta nel mistero.