Anthony Honore era abituato a osservare gli incendi boschivi sulle montagne di San Gabriel, sopra Pasadena, durante le stagioni secche. Tuttavia, l’incendio di Eaton che ha colpito martedì scorso ha superato ogni aspettativa in termini di velocità e violenza. Alimentato dai temibili venti di Santa Ana, che hanno soffiato fino a 160 chilometri orari, il fuoco si è propagato rapidamente, trasformando un’intera comunità in un inferno di fiamme.
L’area dove Honore è cresciuto, situata a circa venti chilometri a nord-est del centro di Los Angeles, è stata rasa al suolo, lasciando dietro di sé solo cenere e desolazione. Più di 7.000 strutture sono state colpite, di cui oltre 5.000 distrutte nell’area di Pacific Palisades, mentre l’incendio ha continuato a devastare Malibu.
La distruzione di Eaton e Palisades: una crisi che avanza
La conta dei danni continua a crescere: l’incendio di Palisades ha bruciato oltre 22.000 acri lungo la Pacific Coast Highway, mentre il rogo di Eaton ha consumato circa 14.000 acri nella San Gabriel Valley, costringendo oltre 150.000 persone a evacuare. La scena è apocalittica: lungo Lake Avenue, al confine tra Pasadena e Altadena, le strade sono disseminate di veicoli abbandonati, mentre edifici e abitazioni ridotti a scheletri anneriti delineano uno scenario desolante.
Secondo CalFire, la capacità di contenimento degli incendi rimane estremamente bassa. Al momento, l’incendio di Palisades è sotto controllo solo per l’11%, mentre Eaton raggiunge un misero 15%.
La minaccia per la salute pubblica
Gli effetti degli incendi non si limitano alle devastazioni materiali. Rima Habre, esperta di salute ambientale presso la Keck School of Medicine dell’Università della California del Sud, ha sottolineato i gravi rischi sanitari legati alla qualità dell’aria. Le particelle tossiche rilasciate dalle strutture bruciate, contenenti piombo, amianto e metalli pesanti, rappresentano una minaccia particolare per bambini, anziani e donne in gravidanza.
Le autorità sanitarie raccomandano di evitare ogni esposizione all’aria aperta e di utilizzare maschere ben aderenti in caso di necessità. All’interno delle abitazioni, è fondamentale l’uso di filtri dell’aria e la chiusura di porte e finestre. La città di Pasadena, colpita anche dalla contaminazione dell’acqua potabile, ha emesso un avviso per evitare il consumo di acqua del rubinetto fino a nuovo ordine.
Un disastro annunciato: l’impatto del cambiamento climatico
Secondo Luca Carmignani, esperto in ingegneria antincendio presso la San Diego State University, le condizioni climatiche estreme e la carenza di risorse hanno complicato le operazioni di soccorso. L’assenza di piogge significative durante i mesi invernali ha lasciato la regione in una condizione di estrema siccità, aggravando ulteriormente la situazione.
Gli elicotteri antincendio e gli aerei cisterna sono stati spesso messi a terra a causa delle forti raffiche di vento, lasciando i vigili del fuoco a combattere le fiamme a piedi, in condizioni proibitive. Le caratteristiche del territorio, con aree boschive dense e vegetazione altamente infiammabile, come il chaparral, hanno favorito l’espansione rapida delle fiamme.
Il cambiamento climatico è il principale responsabile di eventi estremi sempre più intensi e frequenti. Secondo Jennifer Balch, ecologa del fuoco dell’Università del Colorado Boulder, l’aumento delle temperature e le condizioni meteorologiche estreme hanno incrementato del 250% la velocità degli incendi nell’Ovest degli Stati Uniti negli ultimi vent’anni.
Un problema urbanistico: espansione e vulnerabilità
La crescita demografica di Los Angeles ha contribuito a rendere la regione più vulnerabile agli incendi. Dal 1960, la popolazione è passata da 6 milioni a oltre 12 milioni di abitanti, spingendo molti a stabilirsi nelle aree periferiche, più vicine alle foreste. Secondo Stephen LaDochy, climatologo presso la California State University, l’espansione urbana ha contribuito ad aggravare il problema, aumentando la temperatura locale e l’uso di combustibili fossili.
Quartieri come Pacific Palisades e Malibu, pur essendo tra i più prestigiosi della contea, si trovano in zone ad alto rischio. Le vie di evacuazione limitate, con strade strette e cul-de-sac, rendono complicata la fuga e amplificano i pericoli per i residenti.
Ripensare il futuro di Los Angeles
Gli esperti di pianificazione urbana, come Stephanie Pincetl dell’UCLA, evidenziano l’urgenza di ripensare lo sviluppo delle comunità. La concentrazione di abitazioni unifamiliari e la costruzione in aree sensibili agli incendi sono una combinazione letale. L’approccio attuale, basato sull’espansione continua, deve essere sostituito da una strategia più sostenibile, che includa quartieri a uso misto e percorribili a piedi.
Soluzioni tradizionali come le bruciature controllate non sono più sufficienti a contenere la portata degli incendi moderni. È necessario implementare politiche più stringenti per limitare la costruzione in zone a rischio e incentivare la densificazione delle aree urbane già esistenti.
Resilienza e solidarietà
Nonostante la devastazione, la comunità di Los Angeles dimostra una straordinaria capacità di resilienza. Centri di evacuazione come il Pasadena Convention Center sono diventati il fulcro della solidarietà, con residenti e volontari che forniscono cibo, acqua e sostegno agli sfollati.
Anthony Honore, pur avendo perso la sua casa, continua a sostenere i suoi vicini, offrendo pasti e conforto a chi ne ha bisogno. Per lui, la comunità rappresenta un legame indissolubile, un simbolo di speranza in mezzo al disastro. La sua storia e quella di molti altri sono un promemoria della necessità di agire per costruire un futuro più sicuro e sostenibile per Los Angeles.