Nel corso del 2024, BepiColombo, la missione spaziale congiunta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), ha affrontato una serie di sfide tecniche per avvicinarsi al pianeta Mercurio. Dopo una manovra cruciale nel settembre scorso, la sonda ha completato il suo sesto e ultimo sorvolo prima di entrare in orbita attorno al pianeta nel 2025. Questo passaggio finale ha regalato immagini straordinarie di un mondo tanto affascinante quanto inospitale.
Un viaggio verso l’ignoto: gli strumenti di BepiColombo in azione
Durante ogni sorvolo di Mercurio, la sonda BepiColombo attiva i suoi strumenti per raccogliere dati e testare le apparecchiature. Tra questi, spiccano le fotocamere di bordo, che hanno catturato panorami dettagliati delle superfici e delle strutture geologiche del pianeta. Le immagini rivelano paesaggi misteriosi e unici, offrendo agli scienziati uno sguardo ravvicinato su alcune delle aree di maggior interesse.
Uno degli obiettivi principali della missione è studiare i crateri permanentemente in ombra situati nelle regioni polari, in particolare al polo nord. Questi crateri, simili a quelli presenti al polo sud della Luna, non ricevono mai luce solare. Nonostante l’assenza di un’atmosfera significativa e la vicinanza al Sole, queste aree potrebbero ospitare depositi di ghiaccio d’acqua, una scoperta che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione delle condizioni climatiche di Mercurio.
Crateri e ombre eterne: un enigma geologico
Le immagini catturate mostrano chiaramente la linea di demarcazione tra giorno e notte, nota come terminatore, in corrispondenza di quattro crateri principali: Prokofiev, Kandinsky, Tolkien e Gordimer. I bordi di questi crateri proiettano ombre profonde sui loro pavimenti, rendendoli alcune delle aree più fredde di tutto il Sistema Solare. Le temperature in questi punti possono scendere a valori estremamente bassi, un contrasto netto rispetto al resto della superficie di Mercurio, che può superare i 400 gradi Celsius durante il giorno.
Oltre ai crateri, le immagini hanno rivelato dettagli straordinari delle pianure settentrionali. Una delle più grandi aree lisce di Mercurio, formata da colate di lava fluida circa 3,7 miliardi di anni fa, si estende vicino ai crateri Henri e Lismer, che furono completamente sommersi da queste eruzioni vulcaniche.
Un mistero nella lava: direzioni e origini delle colate
Un altro elemento intrigante emerso dalle immagini riguarda il bacino Caloris, il cratere d’impatto più grande del pianeta, con un diametro di oltre 1.500 chilometri. Questo gigantesco cratere, formatosi a seguito di un impatto catastrofico, è circondato da una rete di solchi radiali. Vicino a uno di questi, le immagini mostrano una pianura di lava a forma di boomerang. Tuttavia, la direzione del flusso lavico rimane un enigma: la lava si è riversata dentro o fuori dal bacino?
Le superfici laviche di Mercurio offrono anche un’ulteriore curiosità. Le aree più giovani appaiono più brillanti rispetto a quelle più antiche, ma la causa di questa differenza non è ancora chiara. Gli scienziati ipotizzano che potrebbe essere correlata alla composizione chimica del pianeta, che rimane in gran parte sconosciuta.
Aspettative per il futuro: il ruolo di BepiColombo
Con l’ingresso in orbita attorno a Mercurio previsto per novembre 2025, BepiColombo inizierà ufficialmente la sua missione scientifica nei mesi successivi. Le due sonde a bordo, il Mercury Planetary Orbiter (MPO) e il Mercury Magnetospheric Orbiter (Mio), avranno il compito di esplorare in dettaglio la struttura interna del pianeta, il suo campo magnetico e le sue caratteristiche superficiali.
Il lavoro di BepiColombo non si limiterà a raccogliere immagini. La missione cercherà risposte a numerosi interrogativi: perché Mercurio possiede un nucleo così grande rispetto alle sue dimensioni? Come si è formato il suo campo magnetico? E quali segreti nascondono le sue superfici laviche luminose? I dati raccolti contribuiranno non solo alla comprensione di Mercurio, ma anche a gettare nuova luce sui processi che hanno modellato i pianeti rocciosi del Sistema Solare.
Immagini che segnano la storia dell’esplorazione spaziale
Le fotografie e le scoperte già ottenute da BepiColombo rappresentano un punto di svolta nella conoscenza di Mercurio, uno dei pianeti meno esplorati. Ogni dettaglio catturato, dai crateri in ombra alle pianure di lava, arricchisce il nostro panorama scientifico e stimola ulteriori domande, aprendo la strada a nuove ricerche nei prossimi anni.