Un evento senza precedenti ha catturato l’attenzione della comunità scientifica e del settore spaziale: il primo satellite realizzato in legno, denominato LignoSat, è stato dispiegato dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per testare l’efficacia di materiali rinnovabili e sostenibili in orbita. Questo progetto innovativo, sviluppato dall’Università di Kyoto in collaborazione con la Sumitomo Forestry, rappresenta un passo decisivo verso la creazione di satelliti ecologici in un’epoca di crescente sensibilità ambientale.
Un cubesat rivoluzionario: il LignoSat in legno di magnolia
Il LignoSat è un piccolo cubesat 1U, un cubo di appena 10 centimetri per lato, realizzato in legno di magnolia, scelto per la sua resistenza e stabilità. Questo materiale, noto per la sua abbondante presenza del polimero organico lignina, è stato selezionato dopo rigorosi test effettuati dalla JAXA (Agenzia Spaziale Giapponese) a bordo della ISS. L’obiettivo della missione è analizzare come il legno reagisca alle estreme condizioni dell’orbita terrestre, come oscillazioni termiche, radiazioni intense e particelle cariche provenienti dal vento solare.
Il satellite trascorrerà circa sei mesi nello spazio, orbitando intorno alla Terra a un’altitudine di circa 450 chilometri. Durante questo periodo, sarà esposto a temperature che variano da 121 gradi Celsius quando illuminato dal Sole, a -157 gradi Celsius nell’ombra del nostro pianeta.
Sfide tecniche e ambientali: un cambiamento necessario
Tradizionalmente, i satelliti sono costruiti utilizzando leghe di alluminio, apprezzate per la loro robustezza e durata. Tuttavia, quando questi materiali rientrano nell’atmosfera e si disintegrano, rilasciano ossidi di alluminio, composti chimici che possono influire negativamente sul clima. Gli ossidi di alluminio contribuiscono alla distruzione dello strato di ozono e alterano il bilancio termico dell’atmosfera, interferendo con la riflessione della luce solare.
La missione del LignoSat si propone di dimostrare che i satelliti realizzati con materiali naturali possono resistere alle sfide dello spazio senza causare danni ambientali durante il rientro nell’atmosfera. Se il legno si dimostrerà efficace, questa tecnologia potrebbe rappresentare una rivoluzione per l’industria spaziale, spingendo verso l’adozione di materiali ecologici.
Un test cruciale per la sostenibilità
Oltre a monitorare la resistenza del legno, gli scienziati analizzeranno se il campo geomagnetico terrestre possa penetrare nel corpo del satellite e interferire con le sue funzionalità tecnologiche. Questo aspetto è cruciale per garantire l’affidabilità di satelliti costruiti con materiali non metallici.
Il 5 novembre 2024, il LignoSat è stato lanciato verso la Stazione Spaziale Internazionale a bordo di un razzo SpaceX Falcon 9, insieme ad altri mini-satelliti sperimentali. La NASA ha poi confermato che il dispiegamento del LignoSat e di altri tre cubesat dal modulo Kibo della JAXA è avvenuto a dicembre.
Prospettive future: satelliti di legno per ridurre l’impatto ambientale
L’espansione dell’industria spaziale e il lancio previsto di migliaia di nuovi satelliti nei prossimi anni hanno sollevato interrogativi sull’impatto ambientale di queste tecnologie. Con oltre 7.000 satelliti in orbita, SpaceX è attualmente il principale operatore di veicoli spaziali al mondo, ma anche uno dei maggiori contributori al problema dell’inquinamento atmosferico generato dai satelliti.
Un ex astronauta giapponese e professore dell’Università di Kyoto ha dichiarato a Reuters che, se la missione avrà successo, proporranno il satellite di legno come opzione ecologica a SpaceX e ad altri operatori globali. L’obiettivo è ridurre le emissioni di sostanze inquinanti e promuovere l’uso di materiali sostenibili, garantendo al tempo stesso prestazioni all’avanguardia.
Un passo verso un futuro più verde nello spazio
L’introduzione di satelliti ecologici rappresenta una svolta fondamentale per un settore che si trova a dover bilanciare innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. Se il LignoSat supererà con successo i test a cui sarà sottoposto nei prossimi mesi, potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’esplorazione spaziale, in cui anche i materiali naturali potranno contribuire al progresso scientifico senza danneggiare l’ambiente terrestre.