Il 2025 si presenta come un anno carico di sfide e opportunità per il clima e la natura, con appuntamenti internazionali, decisioni politiche e giudiziarie, e progressi tecnologici che potrebbero ridefinire il futuro ambientale del pianeta. Dai nuovi obiettivi climatici all’impatto delle elezioni statunitensi, ecco un’analisi degli sviluppi più significativi che potrebbero influenzare l’equilibrio climatico globale.
Trump alla Casa Bianca: le ripercussioni climatiche
A gennaio 2025, Donald Trump inizia il suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti, suscitando preoccupazioni tra gli ambientalisti. La sua politica climatica, già critica durante il primo mandato, potrebbe rappresentare un ostacolo agli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. Tuttavia, l’espansione delle energie rinnovabili negli Stati Uniti, alimentata dall’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden, sta creando un terreno economico più favorevole per la transizione verde.
Anche gli stati e i comuni americani stanno aumentando i loro investimenti in progetti sostenibili. Il Texas, ad esempio, sta costruendo abitazioni resistenti alle tempeste, mentre il Vermont si impegna nel ripristino delle pianure alluvionali. Questi sviluppi locali potrebbero mitigare gli effetti di eventuali politiche nazionali meno ambiziose.
Febbraio 2025: scadenza per nuovi obiettivi climatici
L’Accordo di Parigi impone ai paesi firmatari di aggiornare i propri Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC) entro febbraio. Questi piani quinquennali delineano le strategie per la decarbonizzazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
La pressione è alta, soprattutto per grandi emettitori come Cina e India, che non hanno ancora presentato i nuovi piani. Le aspettative sono particolarmente elevate per le economie emergenti, che devono dimostrare un maggiore impegno verso un futuro sostenibile. Questi aggiornamenti rappresentano una pietra miliare nella corsa per mantenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Biodiversità e clima: un’agenda integrata
Febbraio porta anche una nuova opportunità per affrontare la crisi della biodiversità. La connessione tra protezione della natura e azioni climatiche diventa sempre più evidente, con la foresta amazzonica al centro dell’attenzione. La COP30, prevista per novembre in Brasile, vedrà l’integrazione di queste due agende globali. La deforestazione, che in Brasile è scesa ai livelli più bassi degli ultimi nove anni, rappresenta un caso emblematico del potenziale impatto delle politiche ambientali.
Cambiamenti normativi: il ruolo della giustizia climatica
L’inizio del 2025 segna un momento cruciale anche per il diritto climatico. La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) è attesa per una sentenza consultiva sulle responsabilità legali degli stati in materia di cambiamento climatico, un’iniziativa guidata da paesi vulnerabili come Vanuatu. Sebbene non vincolanti, queste opinioni potrebbero stabilire nuovi standard legali globali, rafforzando i legami tra diritti umani e sostenibilità.
Nel frattempo, l’azione giudiziaria contro governi e aziende potrebbe aumentare, influenzando ulteriormente le politiche climatiche internazionali. Paesi come la Cina, tradizionalmente meno coinvolti in cause climatiche, potrebbero vedere un aumento del contenzioso ambientale.
Maggio 2025: nuove frontiere dell’osservazione satellitare
Il lancio di MicroCarb, il primo satellite europeo dedicato alla misurazione della CO2 atmosferica, rappresenta un passo avanti nella lotta contro le emissioni. Questi dati permetteranno un monitoraggio più preciso delle fonti di emissioni, facilitando la transizione verso economie a basse emissioni di carbonio.
L’anno successivo, il satellite CO2M dell’ESA, con una risoluzione ancora più avanzata, amplierà ulteriormente le capacità di monitoraggio globale.
La battaglia contro la plastica: un negoziato in stallo
Metà 2025 vedrà nuovi round di negoziati per ridurre l’inquinamento da plastica. La discussione si concentra sulla necessità di limitare la produzione di plastica, mentre alcune nazioni, come il Kuwait e la Russia, si oppongono a restrizioni vincolanti. L’Unione Europea e un gruppo di paesi sudamericani spingono invece per accordi obbligatori.
Oltre alla plastica, altre sostanze inquinanti come i PFAS, noti come “sostanze chimiche eterne”, potrebbero essere soggetti a nuovi divieti. L’UE sta valutando un divieto generale per il 2025, mentre negli Stati Uniti stati come California e New York hanno già introdotto normative più severe.
COP30 a Belém: una pietra miliare per il clima
A novembre, la COP30 segnerà il decimo anniversario dell’Accordo di Parigi. Il vertice, ospitato in Brasile, sarà fondamentale per valutare i progressi verso gli obiettivi globali e discutere il finanziamento climatico per i paesi più vulnerabili.
L’attenzione si concentrerà sulla roadmap per raccogliere 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035, un impegno stabilito alla COP29. Questo investimento è essenziale per sostenere i paesi in via di sviluppo nella transizione energetica e nella resilienza agli impatti climatici.
Il clima estremo come costante del 2025
Mentre il mondo si prepara a questi momenti chiave, una certezza domina l’anno: l’aumento degli eventi meteorologici estremi. Secondo il Met Office del Regno Unito, il 2025 sarà probabilmente uno dei tre anni più caldi mai registrati. Questi fenomeni estremi sottolineano l’urgenza di un’azione climatica decisa e coordinata.