Il 5 gennaio 2005 segna una data fondamentale nella storia dell’astronomia, un momento che ha ridefinito il nostro modo di concepire il Sistema Solare. In questa giornata, il team di Mike Brown, Chad Trujillo e David Rabinowitz scoprì Eris, un corpo celeste destinato a scuotere profondamente le fondamenta della classificazione planetaria.
Un Sistema Solare in evoluzione
Negli anni precedenti alla scoperta di Eris, lo stesso gruppo di scienziati aveva individuato altri oggetti trans-nettuniani: Sedna e Quaoar, due mondi ghiacciati situati oltre l’orbita di Nettuno. Sebbene questi corpi celesti fossero stati inizialmente considerati candidati per essere definiti pianeti, la loro dimensione inferiore rispetto a Plutone li aveva relegati a una categoria intermedia, non meglio definita. Eris, però, presentava una situazione diversa: stimato inizialmente come più grande di Plutone, questo nuovo oggetto impose un ripensamento della tradizionale visione del Sistema Solare.
La scoperta di Eris, il cui nome richiama la dea della discordia, segnò l’inizio della fine per il modello consolidato del Sistema Solare a nove pianeti, in vigore da circa settant’anni. Non era più possibile includere Eris senza rivedere la definizione stessa di “pianeta”.
Dalla scoperta di Eris alla nuova definizione di pianeta
La scoperta di altri oggetti simili – come Makemake e Haumea – portò alla necessità di classificare in modo più rigoroso i corpi celesti. Nel 2006, l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) propose una nuova definizione di pianeta, creando una classe distinta: i pianeti nani. Questi dovevano soddisfare alcune condizioni fondamentali: orbitare intorno al Sole, avere una forma sferoidale a causa della gravità e non aver ripulito completamente la propria orbita da altri oggetti. Questa definizione, sebbene scientificamente solida, suscitò polemiche e controversie, soprattutto per il declassamento di Plutone a pianeta nano.
Oggi, gli studenti imparano che il Sistema Solare non si limita agli otto pianeti principali, ma include anche almeno cinque pianeti nani – tra cui Plutone, Eris, Makemake, Haumea e Cerere – oltre a un numero incalcolabile di asteroidi, comete e oggetti della fascia di Kuiper.
Eris: caratteristiche di un pianeta nano
Eris è uno degli oggetti più massicci del Sistema Solare esterno. Sebbene abbia un volume inferiore rispetto a Plutone, è più denso e massiccio. La sua orbita, altamente ellittica, lo porta a distanze comprese tra 5,7 miliardi e oltre 14 miliardi di chilometri dal Sole, con un periodo orbitale di circa 559 anni terrestri. Eris possiede una sola luna conosciuta, chiamata Dysnomia, che contribuisce a rendere ancora più affascinante questo remoto corpo celeste.
Nuove prospettive per il concetto di pianeta
Nel 2024, una nuova proposta per ridefinire il termine “pianeta” è stata presentata all’Assemblea Generale dell’IAU. Questo nuovo approccio mira a risolvere alcune ambiguità della definizione attuale, inclusa l’esclusione degli oltre 5.000 esopianeti finora confermati. La proposta prevede che un pianeta debba orbitare attorno a una stella o a una nana bruna, avere una massa superiore a 10^23 chilogrammi e non essere una luna. Secondo questi criteri, né Plutone né Eris raggiungerebbero la soglia per essere considerati pianeti.
L’eredità di Eris e la caduta di Plutone
La scoperta di Eris ha avuto un impatto duraturo, non solo sulla classificazione planetaria, ma anche sulla comprensione della complessità del Sistema Solare. Eris ha meritato pienamente il suo nome: la discordia generata dalla sua scoperta continua ancora oggi a stimolare dibattiti scientifici e culturali.
In questa settimana di gennaio, celebriamo il ventennale della scoperta di Eris, una rivoluzione scientifica che ha trasformato il nostro modo di vedere il cosmo. Buon giorno della scoperta, Eris! E che viva sempre la curiosità che ci spinge verso l’ignoto.