La contaminazione da PFAS negli Stati Uniti: un problema per milioni di persone
Gli impianti di trattamento delle acque reflue negli Stati Uniti sono una fonte significativa di contaminazione dell’acqua potabile a causa dello scarico di sostanze chimiche persistenti, note come PFAS. Questi composti, chiamati anche “sostanze chimiche eterne” per la loro estrema resistenza alla degradazione, vengono rilasciati nell’ambiente in quantità tali da superare i limiti di sicurezza stabiliti dall’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti) per oltre 15 milioni di persone. In condizioni di siccità, tale numero potrebbe salire fino a 23 milioni.
Le PFAS: un pericolo invisibile ma tangibile
I composti perfluoroalchilici e polifluoroalchilici (PFAS) si distinguono per i loro legami chimici carbonio-fluoro, che li rendono quasi indistruttibili nell’ambiente. L’esposizione cronica a queste sostanze è stata collegata a gravi problemi di salute, tra cui danni al fegato e un aumento del rischio di sviluppare forme tumorali. Recentemente, l’EPA ha introdotto limiti rigorosi per sei tipi di PFAS nell’acqua potabile, nel tentativo di ridurre i rischi per la popolazione.
Gli impianti di trattamento delle acque reflue, progettati per purificare l’acqua dai contaminanti, non sono attualmente in grado di eliminare i PFAS. Come sottolinea Bridger Ruyle, ricercatore della New York University, il problema risiede nel fatto che questi impianti trattano le acque reflue senza distruggere tutte le sostanze chimiche presenti. Ciò comporta il rilascio di tali composti nei corsi d’acqua, che forniscono a loro volta acqua potabile a milioni di persone.
Lo studio: scarichi chimici su scala nazionale
Un recente studio condotto su otto grandi impianti di trattamento negli Stati Uniti ha rivelato che ogni anno vengono rilasciate decine di migliaia di chilogrammi di composti contenenti fluoro, inclusi i PFAS, nell’ambiente. Questi scarichi finiscono per mescolarsi con le acque naturali di fiumi e laghi, creando un rischio significativo per le comunità situate a valle.
Secondo il modello idrico utilizzato dai ricercatori, le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile superano i limiti di sicurezza dell’EPA in molte aree del Paese. Questo problema si aggrava durante le siccità, quando la minor disponibilità di acqua naturale rende più difficile diluire gli scarichi.
Oltre i PFAS: altre sostanze chimiche in gioco
Oltre ai PFAS, i ricercatori hanno individuato un’altra categoria di sostanze chimiche fluorurate negli scarichi: composti presenti in farmaci comuni come statine e antidepressivi SSRI. Questi farmaci, pur essendo utili dal punto di vista terapeutico, rappresentano una minaccia per gli ecosistemi acquatici e per la salute umana, poiché le conseguenze dell’esposizione a lungo termine a basse dosi di tali sostanze non sono ancora ben comprese.
Bridger Ruyle ha evidenziato la necessità di riconsiderare l’uso del fluoro nei farmaci. Sebbene la fluorurazione migliori l’efficacia dei farmaci, è cruciale valutare l’impatto ambientale derivante dal loro rilascio nell’acqua.
Il futuro degli impianti di trattamento: sfide e soluzioni
Secondo Carsten Prasse della Johns Hopkins University, molti impianti di trattamento delle acque potabili stanno implementando tecnologie per rimuovere i PFAS dall’acqua. Tuttavia, gli impianti di trattamento delle acque reflue non sono ancora adeguatamente attrezzati per affrontare il problema. Questo richiede investimenti significativi in tecnologie avanzate per la rimozione o la distruzione di tali sostanze.
Il tema della contaminazione da PFAS solleva una questione più ampia: la necessità di adottare strategie globali per ridurre la diffusione di queste sostanze nell’ambiente. La protezione delle risorse idriche deve diventare una priorità assoluta, sia attraverso normative più rigorose sia attraverso innovazioni tecnologiche che garantiscano acqua potabile sicura per tutti.