La previsione delle eruzioni vulcaniche è una sfida scientifica ancora irrisolta. Tuttavia, sebbene ad oggi i ricercatori non siano in grado di prevedere precisamente quando si verificherà un’eruzione con grande anticipo, la tecnologia sta compiendo passi da gigante e le cose potrebbero cambiare molto in fretta.
Grazie a nuovi sensori, i vulcanologi possono analizzare i fumi del vulcano alla ricerca di segnali anticipatori delle eruzioni. Questi sensori aiutano a prevedere le eruzioni vulcaniche perché, quando il magma sale, il conseguente rilascio di pressione nell’area superiore libera i gas disciolti all’interno del magma. In questo modo l’anidride carbonica fuoriesce prima, permettendo di determinare quanto il magma si avvicini alla superficie e quanto possa essere imminente un’eruzione.
Da millenni i vulcani hanno influenzato la vita degli esseri umani che sono sempre rimasti impotenti di fronte alle devastanti eruzioni, basti pensare a quanto avvenuto a Pompei e a Ercolano. Ora però qualcosa sta cambiando. Il Deep Carbon Observatory è un gruppo internazionale che si occupa del posizionamento di sensori di gas di nuova concezione sui vulcani più attivi del pianeta. L’obiettivo dichiarato di questo gruppo è quello di migliorare la capacità di previsione delle eruzioni.
Questi nuovi sensori misurano continuamente le emissioni di anidride carbonica, anidride solforosa e vapore acqueo che fuoriescono dai vulcani. Per fare ciò vengono collocati all’interno di scatole di grandi dimensioni o sepolti, facendo uscire solamente le loro antenne dal terreno. L’innovativo sistema di monitoraggio permette di localizzare la posizione del magma.
Purtroppo, com’è facilmente immaginabile, il posizionamento di questi sensori sopra i vulcani attivi non è privo di rischi. I ricercatori sono costretti a indossare tute riflettenti per proteggere la loro pelle dal calore in eccesso e maschere antigas per proteggere i polmoni dai gas corrosivi, anche se il sempre maggiore impiego dei droni sta cambiando la situazione in meglio e riducendo i pericoli.
Inoltre, per integrare le informazioni, i ricercatori ricorrono all’utilizzo di satelliti per studiare le eruzioni dall’alto. I vulcanologi dell’Alaska Volcano Observatory, con sedi ad Anchorage e Fairbanks, raccolgono in questo modo i dati regolarmente, monitorando circa 25 vulcani in tutto lo stato, riuscendo a offrire allarmi tempestivi ai residenti. I ricercatori dell’Alaska concordano che, con il passare del tempo, i satelliti diventeranno sempre più utili nella raccolta dati su vaste regioni. Al momento però i satelliti sono ancora un po’ troppo imprecisi e manifestano dei problemi quando il tempo è nuvoloso. Per questo motivo, l’utilizzo dei sensori in loco sui vulcani è elemento di fondamentale importanza per la prevenzione dei danni da eruzione vulcanica.