I ricercatori del Wellcome Sanger Institute e dell’Istituto Europeo di Bioinformatica hanno identificato oltre 140 mila specie di virus nell’intestino umano, la metà delle quali erano finora sconosciute. L’analisi è stata eseguita con il metodo metagenomico, prendendo come campioni persone sane provenienti da 28 nazioni di tutti i sei continenti. È quanto si apprende da un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Cell
L’intestino umano
L’intestino umano è caratterizzato da una straordinaria biodiversità e dalla presenza di una vasta popolazione batterica, virale e micetica, raggruppata nel termine microbiota umano. L’equilibrio intestinale può alterarsi causando allergie, intolleranze, obesità e altre malattie infiammatorie.
Conoscere al meglio il funzionamento del nostro organismo permette agli scienziati di poter trovare spiegazioni e cure alle patologie di cui si può soffrire. Recentemente, ad esempio, si stanno sviluppando le “phage therapies”, cioè terapie che utilizzano i virus batteriofagi presenti nell’intestino, geneticamente modificati, per curare infezioni batteriche attraverso l’assimilazione del solo patogeno d’interesse.
Gut Phage Database (GPD)
I nuovi dati raccolti riguardo le migliaia di virus sconosciuti presenti nel nostro intestino arricchiscono il Gut Phage Database (GPD), archivio utile per lo studio legato alle modalità con cui i virus influiscono sulla salute umana. La parola virus spaventa soprattutto ora, visto il periodo pandemico che stiamo attraversando, ma non tutti i virus sono pericolosi, essi sono, infatti, stati trovati anche all’interno dell’intestino di persone sane e, come già detto, possono addirittura essere utilizzati per curare.
I virus presenti nell’intestino vengono comunemente classificati in cluster in base alle loro caratteristiche e al loro funzionamento. La ricerca ha evidenziato la presenza di un nuovo cluster virale, denominato virus Gubafagi e composto dal secondo gruppo di virus più numeroso nella flora intestinale dopo i Crassagi, scoperti nel 2014. Entrambi sembrano essere prevalenti nell’intestino di persone che si trovano in luoghi simili del mondo e condividono un’alimentazione simile.
Da un’analisi generale dei microbiomi si evidenzia una differenza netta di cluster virali presenti tra i campioni provenienti dai blocchi nordamericano ed eurasiatico e quelli provenienti da Sudamerica ed Africa. I microbiomi della zona oceanica condividono invece sia elementi dell’uno che dell’altro. Tuttavia, circa il 90% di identità genomica è presente in tutti i microbiomi e quasi tutti sono composti di DNA, ciò quindi apre la strada verso la ricerca di nuove cure a livello globale.
Il Dr Alexandre Almeida, uno degli autori della ricerca, riassume in tal modo l’importanza di questo nuovo: non tutti i virus sono pericolosi. Al contrario rappresentano tasselli fondamentali dell’ecosistema della nostra flora intestinale.
La stragrande maggioranza dei virus identificati all’interno dell’intestino posseggono un genoma fatto di DNA, al contrario dei virus patogeni pericolosi per l’uomo che sono composti di RNA. Zika, SARS-Cov2 ed altri famosi patogeni fanno parte di questa seconda categoria.