L’India è ormai popolata quasi quanto la Cina, con circa 1,4 miliardi di persone. Ma a differenza della Cina, una elevata parte della popolazione vive in povertà estrema e senza assistenza sanitaria. Se ne parla sottovoce, ma l’India se non sarà sostenuta dalla comunità internazionale, rischia di diventare una bomba mondiale di varianti del Coronavirus, non essendo in grado di ottenere da sola l’immunità di gregge.
L’India sta vivendo una seconda ondata devastante di Covid e continua a segnalare un numero enorme di nuove infezioni. La domanda che in molti si pongono in questo momento è: come si spiega che il Paese che ospita il più grande produttore di vaccini al mondo sia arrivato a questo drammatico punto?
A tale proposito è stato chiesto il parere di tre esperti per saperne di più
Il forte aumento delle infezioni registrate a febbraio è stato attribuito alla negligenza del governo che, oltre ad aver autorizzato una grande festa religiosa, ha permesso anche manifestazioni elettorali, mettendo la politica al di sopra della sicurezza pubblica. A tutto questo si è aggiunto la diffusione di una variante del virus molto più contagiosa.
Al centro delle polemiche c’è stato il primo ministro Narendra Modi e il suo partito al governo, accusati di non aver saputo gestire l’emergenza Covid, ma di essersi preoccupati di esportare dall’inizio dell’anno milioni di dosi di vaccino, piuttosto che trattenere una notevole quantità per uso nazionale.
L’India ha iniziato il lancio della vaccinazione COVID-19 il 16 gennaio, cominciando le somministrazioni dagli operatori sanitari. Poi è passata ad altri lavoratori in prima linea, come la polizia e l’esercito, e poi a persone di età superiore ai 60 anni. Nonostante l’aumento del numero di persone vaccinate a marzo e aprile, la copertura nella popolazione è rimasta relativamente bassa.
Per contrastare questo pessimo andamento, a marzo l’India ha sospeso le esportazioni di vaccini per concentrarsi sulle vaccinazioni nazionali. Fino a oggi l’India ha somministrato circa 160 milioni di dosi di vaccino di Astrazeneca e Covaxin. Ad aprile è stato approvato lo Sputnik V russo.
Solo 30 milioni circa di persone hanno avuto finora le due dosi complete di un vaccino Covid che corrisponde a poco più del 2% della popolazione totale dell’India che è di 1,4 miliardi di persone, anche se circa un quarto di quel totale ha meno di 15 anni e, come tale, non è ancora idoneo per un vaccino. Dal 1° maggio, chiunque abbia compiuto 18 anni può beneficiare di un vaccino Covid sebbene questa espansione del programma di vaccinazione sia stata ostacolata dalla carenza di dosi.
Tra i tanti problemi che stanno ritardando le immunizzazioni, uno riguarda l’APP che le persone devono usare per prenotare l’appuntamento per vaccinarsi, contraddistinta da numerosi disservizi: l’app mobile si blocca o va in time-out; quando qualcuno riesce a registrarsi, non ci sono appuntamenti disponibili fino a giugno-luglio di quest’anno. Nelle zone rurali dell’India la situazione è ancora più grave, in molti sono concordi nell’affermare che la responsabilità è del governo che ha commesso gravi errori di calcolo sulla quantità di vaccini necessari da inoculare.
Per sopperire al problema ci sarebbero altri due vaccini all’orizzonte, lo ZyCov-D e un altro sviluppato dalla ditta Biological E; inoltre sono in corso discussioni per avviare la produzione del vaccino Novavax e Johnson and Johnson.
Secondo gli esperti la copertura della vaccinazione in India è molto bassa e continuerà ad essere bassa, anche a causa dei prezzi elevati dei vaccini che rischia di escludere dal programma un’ampia parte di popolazione. Per ora la massima priorità dell’India è assicurarsi che tutti i malati possano ottenere l’ossigeno e le medicine di cui hanno bisogno.