È stato recentemente risolto il mistero dei terremoti che avvengono a grande profondità sotto la crosta terrestre, grazie agli studi della professoressa Xanthippi Markenscoff impiegata presso la Scuola di Ingegneria di San Diego. Le sue scoperte sono state presentate nel Giornale di Meccanica e Fisica dei Solidi e hanno ricevuto il plauso di un gran numero di colleghi esperti nel campo dei fenomeni tellurici
Nel 1929 gli scienziati rivelarono strani accadimenti centinaia di chilometri sotto la crosta terrestre: grandi terremoti scuotevano regioni dove non avrebbero mai potuto verificarsi, almeno secondo il sapere scientifico dell’epoca. Questi misteriosi fenomeni sismici avvenivano a una profondità tra i 400 e i 700 chilometri rispetto alla superficie terrestre e facevano registrare impressionanti valori di magnitudo, superando gli 8 gradi della scala Richter.
Gli esperti del settore li chiamarono terremoti profondi e da allora queste zolle telluriche sono state osservate con continuità senza che, tuttavia, si giungesse a una spiegazione scientificamente esaustiva.
Le ipotesi degli studiosi si concentravano principalmente attorno all’idea che la grande pressione, presente sotto la crosta terrestre, potesse periodicamente innescare un’esplosione e originare un successivo terremoto di grandi proporzioni.
Nel suo studio, Markenscoff ha spiegato il fenomeno in una maniera diversa, adducendo diverse prove ottenute tramite modelli simulati al computer. L’importanza della tecnologia nell’ambito dell’analisi sismologica è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, come testimonia il sistema di rilevamento di Stanford, che consente di prevenire futuri terremoti o la missione GOCE, guidata dall’agenzia spaziale europea, che ha fornito dati fondamentali sulla crosta e il manto terrestre.
L’idea di Markenscoff parte dal fatto che l’elevata pressione presente tra i 400 e i 700 km sotto la superficie terreste provochi la trasformazione delle rocce profonde. Questo processo ricorda quello che, in condizioni di forte pressione, trasforma il carbone in diamante. Questa trasformazione determina un collasso volumetrico della roccia che si collega con l’origine dei misteriosi fenomeni sismici. Infatti, attraverso alcune simulazioni matematiche, la scienziata greco-americana ha concluso che i terremoti profondi avvengono per una combinazione di altissima pressione e riduzione di volume delle rocce.
“’Mi sono sempre sentita molto legata alla natura quindi credo di aver solo trovato un altro modo che essa utilizza per esprimere la propria bellezza” ha dichiarato Markenscoff, interrogata in merito alla sua sensazionale scoperta, ”Prima di questo studio avevo sempre seguito le basi lasciate da qualcun altro; è la prima volta nella mia vita che mi spingo oltre e sono immensamente felice”.
Questa scoperta arricchisce il campo della ricerca sismica attuale, dove si indagano effetti, origini e impatto dei terremoti tramite l’ausilio di modelli e simulazioni realizzate al computer.