Negli ultimi anni abbiamo assistito a un mutamento sostanziale dei rapporti interpersonali, o meglio, di come gli individui interagiscono tra loro, e questo cambiamento ha la sua origine nell’uso continuo e costante dei social network. Infatti, canali come Facebook, Twitter, Instagram ecc. hanno rivoluzionato le scienze sociali in maniera irreversibile e ad accorgersi di questo mutamento è stata anche Elizaveta Sivak, sociologa e grande esperta di famiglia e infanzia all’Università di Mosca.
Dopo anni passati a studiare i le abitudini degli adolescenti attraverso lunghe interviste lunghe non sempre facili da effettuare, la Sivak si è resa conto dei limiti di tale metodo e, su segnalazione di una collega, venne a conoscenza di uno studio portato avanti dal Copehnagen Networks Study che, attraverso l’analisi delle attività online delle persone e dei registri digitali delle società, era riuscito a ottenere in breve tempo moltissime informazioni riguardo contatti sociali, abitudini sociali e caratteristiche economiche di un determinato gruppo di persone.
È facile intuire che un approccio del genere, prendendo in esame i dati disponibili delle diverse applicazioni presenti su migliaia di telefoni cellulari, soprattutto dei social media come Facebook, Twitter e altri, abbia permesso ai sociologi di svolgere studi molto accurati e approfonditi riguardo, ad esempio, la diffusione di determinate malattie, lo spostamento di persone e comunità o la possibilità di pianificare con maggiore efficienza la risposta a determinate emergenze.
La conoscenza e l’utilizzo dei cosiddetti big data ha permesso di fare passi da gigante nella comprensione di determinati processi sociologici che, altrimenti, sarebbero stati oggetto di studio per molti anni ancora e, forse, senza successo; ma, d’altro canto, diverse aziende di consulenza, utilizzando metodi discutibili invasivi della privacy degli utenti, hanno creato un clima ostile e scettico verso alcune piattaforme online che hanno dovuto correre ai ripari per garantire ai loro utenti protezione dei loro dati e riservatezza.
Un esempio tra i più validi e famosi è rappresentato dallo scandalo scoppiato nel 2018 che coinvolse l’azienda di consulenza britannica Cambridge Analytica, la quale aveva raccolto i dati di milioni di account Facebook senza avere avuto alcun consenso da parte dei legittimi possessori. A causa di questo scandalo molti studiosi delle scienze sociali hanno rischiato di dover terminare senza successo i loro studi, perché molte piattaforme hanno reso più stringente la loro normativa sulla privacy.
Google non è un social network, ma ormai controlla internet, soprattutto nel Mondo occidentale, non disponendo di concorrenti. Ci aspettiamo una ricerca esplosiva.