Fin dalla sua nascita la Terra ha subìto numerosi cambiamenti. In 4,5 miliardi di anni si sono susseguiti eventi estremi che hanno man mano mutato il suo aspetto e le sue caratteristiche intrinseche.
Con l’avvento dell’uomo poi, che ha danneggiato il suo ecosistema, il nostro Pianeta è stato messo ancora di più a dura prova. Maremoti, movimenti delle placche tettoniche (terremoti), eruzioni vulcaniche, innalzamenti dei livelli del mare, cataclismi hanno attraversato tutte le ere geologiche.
Si è sempre pensato che questi fenomeni fossero del tutto dettati dal caso e si susseguissero senza una logica ben precisa. Alcuni ricercatori recentemente hanno smentito questa teoria, trovano dei precisi collegamenti nei vari accadimenti avvenuti nel tempo.
Sulla base di importanti studi scientifici infatti, si è concluso che le attività geologiche si presentano con un andamento e un ritmo ben definito quasi come un impulso intermittente come quello del cuore umano.
Cosi come il nostro corpo anche la Terra quindi ha una propria frequenza cardiaca, e ad ogni battito ne corrisponde un mutamento. Già negli anni ’20 i geologi hanno tentato di quantificare il tempo che intercorre tra una battito e l’altro fissando un intervallo tra i 20 e i 30 milioni di anni.
Prossimo battito Terra, ecco quando
Tuttavia, grazie alle nuove tecnologie si è giunti ad una collocazione più accurata. In particolare Michael Rampino, geologo dell’università di New York, ha analizzato gli eventi geologici accaduti negli ultimi 260 milioni di anni raggruppandoli in 10 macromomenti.
E’ emerso poi che questi macroeventi si susseguivano a circa 27,5 milioni di anni l’uno dall’altro. Anche la Terra ha quindi un “cuore” che batte in un preciso spazio temporale, durante il quale la sua esistenza e quella di chi ci vive viene messa a dura prova con eventi a volte anche apocalittici.
Il cuore della Terra tornerà a battere fra 20 milioni di anni. Speriamo che l’uomo riesca a preservarla e non a distruggerla prima di allora attraverso le sue azione irresponsabili. Di tempo prima della prossima “catastrofe” ne abbiamo. Meglio mettersi subito a lavoro.