Il forte stress del periodo di restrizioni, legato al coronavirus, ha portato in molti casi ad un’alimentazione fuori controllo. Le conseguenze principali, oltre ad oscillazioni di peso eccessive, sono di natura psicologica, che spesso sfociano nel ricorso a smisurato esercizio fisico.
In Canada vari studi hanno calcolato che il numero di persone anoressiche è andato da 24.5 a 40.6 al mese. Le ospedalizzazioni legate a questi disturbi hanno visto un picco da 7.5 a 20 al mese durante la prima ondata pandemica, da Marzo a Novembre 2020.
In linea generale, i numeri confermano che l’incidenza dei disturbi alimentari sulla popolazione americana sia incrementata del 15%. Un aumento del 104% rispetto al triennio precedente il COVID-19, si è registrato nei bambini ospedalizzati per anoressia nervosa.
Rapporto col cibo sbagliato
Ma qual è stato esattamente il motivo da portare a numeri così catastrofici? Innanzitutto, le restrizioni legate all’emergenza sanitaria hanno cambiato completamente gli orari dei pasti. Le persone si sono prese maggiore libertà, visto il tanto tempo passato tra le mura domestiche.
Vi è chi allora, per combattere la noia, si è rifugiato nel cibo. Altri invece, a causa della mancanza di una routine prestabilita, hanno rimuginato maggiormente sul proprio peso e sull’esercizio fisico.
Non avendo più il controllo di studio, lavoro e vita sociale nella routine quotidiana, l’unica forma di controllo che coloro affetti da disordini alimentari potevano avere su loro stessi era quella esercitata dal rapporto con il cibo.
La pressione sociale sembra essere una delle prime cause all’aumento esponenziale dei disturbi alimentari. Il fatto di trascorrere l’intera giornata con familiari e parenti rappresentava un ulteriore motivo di stress perché ogni pasto veniva consumato insieme ad altre persone.
Problema attività fisica
Sono anche cambiate le abitudini legate all’attività fisica. A causa delle chiusure, molti sport non potevano essere praticati. Perfino gli esercizi all’aperto erano vietati nei periodi in cui eravamo confinati in casa.
Così è accaduto anche l’opposto: le persone affette da disturbi alimentari hanno cominciato a preoccuparsi maggiormente sul loro peso. Tanti sono ricorsi ad attività fisica in casa in modo smisurato, compiendo quindi scelte sbagliate.
Chi invece non ha potuto praticare lo sport che faceva in precedenza a causa della mancanza della strumentazione adatta, allora ha limitato il numero di calorie, ricorrendo spesso anche al digiuno senza controllo.
I giorni di riposo dall’esercizio fisico, hanno ammesso diversi pazienti affetti da questi disturbi, erano visti come inutili, in quanto vi era da colmare l’assenza di un’occupazione primaria come il lavoro e lo studio.
Durante il periodo pandemico i media davano costantemente consigli su diete fai da te o esercizi da fare a casa. Anche questo ha comportato maggiore stress: il messaggio così assillante sulla paura di prendere peso è stato particolarmente deleterio per chi già soffriva di disturbi alimentari.