La storia dell’umanità è costellata di migrazioni e spostamenti che hanno portato i nostri antenati a colonizzare ogni angolo del pianeta. Una delle migrazioni più significative è stata quella che ha portato gli antenati di tutti i gruppi umani non africani a lasciare il continente africano oltre 60.000 anni fa. Ma quanto tempo è passato prima che queste popolazioni si separassero? E dove hanno vissuto durante questo periodo? Fino a poco tempo fa, queste domande non avevano risposte chiare, ma un recente studio pubblicato su Nature Communications ha gettato nuova luce su questi interrogativi.
Gli antenati di tutti gli eurasiatici, americani e oceaniani di oggi hanno intrapreso il loro viaggio fuori dall’Africa tra i 70.000 e i 60.000 anni fa. Dopo aver raggiunto l’Eurasia, questi primi colonizzatori hanno vissuto per alcuni millenni come una popolazione omogenea, in un’area presumibilmente localizzata, prima di espandere il loro raggio d’azione in tutto il continente e oltre. Questo evento ha posto le basi per la divergenza genetica tra gli europei e gli asiatici orientali di oggi e può essere datato a circa 45.000 anni fa.
Da un lato, le dinamiche che hanno portato alla più ampia colonizzazione dell’Eurasia sono già state ricostruite in una precedente pubblicazione del 2022 da alcuni degli autori dello studio, e sono avvenute attraverso una serie di espansioni cronologicamente, geneticamente e culturalmente distinte. Dall’altro lato, l’area geografica in cui gli antenati di tutti i non africani hanno vissuto dopo la migrazione fuori dall’Africa e che ha agito come un “hub” per i successivi movimenti di Homo sapiens è stata oggetto di un lungo dibattito, con la maggior parte dell’Asia occidentale, del Nord Africa, del Sud Asia o addirittura del Sud Est Asiatico elencati come possibili località adatte.
Nel loro ultimo lavoro, gli autori hanno utilizzato un nuovo approccio genetico e hanno identificato popolazioni antiche e moderne dell’altopiano persiano come quelle che portano tracce genetiche che più si avvicinano alle caratteristiche della popolazione dell’hub, individuando l’area come la probabile patria di tutti gli eurasiatici primitivi. “La parte più difficile”, afferma Leonardo Vallini, primo autore dello studio, “è stata districare i vari fattori confondenti costituiti da 45.000 anni di movimenti di popolazione e mescolanze che sono avvenute dopo che l’hub è stato insediato”.
Lo studio multidisciplinare ha anche indagato le caratteristiche paleoecologiche dell’area al tempo e l’ha confermata come adatta all’occupazione umana, potenzialmente in grado di sostenere una popolazione più numerosa rispetto ad altre parti dell’Asia occidentale. “Identificare l’altopiano persiano come un hub per la migrazione umana iniziale apre nuove porte alla ricerca archeologica e paleoantropologica”, ha aggiunto il co-autore Professor Michael Petraglia della Griffith University di Brisbane.
Infatti, l’altopiano persiano sarà al centro del progetto ERC Synergy ’LAST NEANDERTHALS’, recentemente assegnato al co-autore Stefano Benazzi, professore all’Università di Bologna (Dipartimento di Beni Culturali). “In linea con i risultati dello studio”, afferma Benazzi, ”questo progetto ERC mira a esplorare e svelare gli intricati eventi bioculturali che si sono verificati tra i 60.000 e i 40.000 anni fa, concentrandosi anche sull’altopiano persiano”.
“Con il nostro lavoro, abbiamo trovato una casa per 20.000 anni di storia condivisa tra europei, asiatici orientali, nativi americani e oceaniani. Questa tappa del viaggio umano fuori dall’Africa è affascinante poiché è quella in cui abbiamo anche incontrato e mescolato i nostri geni con quelli dei Neanderthal”, ha concluso il Professor Luca Pagani, autore senior dello studio.
L’altopiano persiano, situato nell’attuale Iran, emerge come un punto cruciale nella storia della migrazione umana. Le analisi genetiche condotte dagli scienziati hanno rivelato che le popolazioni che abitavano questa regione presentano tracce genetiche che le collegano direttamente agli antenati di tutti i non africani. Questo suggerisce che l’altopiano persiano sia stato un vero e proprio crocevia, un luogo di incontro e di mescolanza genetica tra diverse popolazioni umane, compresi i Neanderthal.
Le condizioni ambientali dell’altopiano persiano durante il periodo in questione erano favorevoli alla vita umana. Il clima, le risorse naturali e la posizione geografica hanno reso questa regione un habitat ideale per sostenere una popolazione umana in crescita. Questo spiega perché l’altopiano persiano potrebbe aver svolto un ruolo così importante come hub per la migrazione umana iniziale.