Il gruppo di scienziati londinesi che si sta occupando di svolgere ricerche approfondite sulla variante Omicron del virus COVID-19 ha emesso dichiarazioni che non sono per nulla rassicuranti.
Secondo le prime stime, poco approfondite in quanto gli effetti collaterali di lungo periodo non sono ancora stati studiati, decretano che il tasso di contagiosità di questa nuova variante scoperta per la prima volta in Sud Africa è fino a cinque volte più elevato rispetto alla variante precedente, ovvero la Delta.
Recentissime ricerche, però la decretano meno aggressiva, in specie tra coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale.
Inoltre, uno dei problemi riscontrati dai ricercatori che stanno conducendo lo studio a contatto con persone contagiate dalla variante Omicron, è la facilità di contagio nonostante molti dei pazienti in questione siano coperto da almeno due dosi di vaccino o da precedenti anticorpi sviluppati durante un precedente contagio da Covid19.
“I dati precedentemente collegati alle persone che avevano subito un contagio e riuscendo a sconfiggere il virus, avevano dato una risposta molto confortante riuscendo a respingere nell’85% dei casi una nuova infezione della variante Delta all’interno dei sei mesi dal contagio precedente.
Questo dato con la variante Omicron, purtroppo, non risulta più valido.”
Per questo motivo il messaggio che la professoressa Dunn Walters, che si occupa di dirigere la task force di immunologia britannica, ha voluto diffondere è quello di rimanere sempre in allerta per quanto riguarda la prevenzione attraverso i dispositivi igienico-sanitari, le norme di distanziamento e nel completare il prima possibile il ciclo vaccinale completo di terza dose di richiamo.
L’errore che non si deve commettere, sostiene la Dunn Walters, è quello di sentirsi immuni dal nuovo contagio nel caso in cui si abbia già attraversato una precedente infezione.
Fortunatamente, per il momento i sintomi che la variante Omicron comporta nelle persone contagiate sembrano molto più lievi e simili alla variante Delta rispetto alla gravità dei sintomi che comporta l’infezione primaria da virus Covid-19 che attacca le vie respiratorie molto più pesantemente.
La variante Omicron è giunta in Italia, e c’è stata una fortissima impennata di contagi, determinando un’allerta da parte delle autorità preposte.