La Luna, il nostro satellite naturale, è spesso percepita come un luogo statico e immutabile. Tuttavia, recenti scoperte hanno rivelato che la sua superficie è soggetta a continui cambiamenti e deformazioni, che possono rappresentare un rischio per le future missioni di esplorazione umana. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulle faglie tettoniche presenti al polo sud lunare, alcune delle quali si trovano in prossimità dei siti proposti per la missione Artemis III della NASA.
Le faglie tettoniche e la loro formazione
La superficie lunare è caratterizzata da faglie tettoniche, creste rugose e avvallamenti che sono il risultato di sollecitazioni dovute al raffreddamento interno e stress mareali causati dal lento allontanamento della Luna dalla Terra. Questi fenomeni hanno portato a una riduzione della circonferenza del nostro satellite, con la conseguente formazione di queste deformazioni. Le faglie tettoniche, in particolare, sono lunghe strutture curvilinee che si formano quando una sezione della crosta lunare viene spinta sopra una sezione adiacente.
La scoperta delle faglie al polo sud lunare
Un team di scienziati guidati dallo Smithsonian Institution ha analizzato i dati raccolti dalla Narrow Angle Cameras a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter, rilevando la presenza di 15 faglie già note e individuando anche nuove faglie precedentemente sconosciute. Tra queste, il cluster de Gerlache, situato all’interno dell’area de Gerlache Rim 2, ha suscitato particolare interesse per la sua vicinanza al sito proposto per l’atterraggio di Artemis III.
Il rischio sismico e le implicazioni per l’esplorazione
La vicinanza delle faglie al sito di atterraggio di Artemis III ha sollevato preoccupazioni riguardo al rischio sismico che queste deformazioni potrebbero rappresentare. In particolare, è stata indagata la possibilità che queste faglie siano state la fonte di uno dei più potenti lunamoti mai registrati, noto come Smq n9.
Il lunamoto Smq n9 e le sue conseguenze
Il lunamoto Smq n9 si è verificato il 13 marzo 1973 vicino al polo sud lunare, con un epicentro localizzato a circa 24 chilometri dal cluster de Gerlache. Questo evento sismico, che ha avuto una durata di ore e una magnitudo di circa 6, potrebbe essere stato causato dalle faglie presenti in quella regione. I ricercatori hanno quindi modellato la propagazione di onde sismiche lungo queste faglie, generando simulazioni di lunamoti da moderati a forti, tutti in grado di estendersi fino a circa 50 chilometri di distanza.
Le implicazioni per la sicurezza degli astronauti e delle infrastrutture
Le simulazioni hanno mostrato che alcune faglie sono particolarmente suscettibili a frane e instabilità, soprattutto in presenza di regolite a bassa coesione. Questo significa che un ipotetico terremoto superficiale al polo sud lunare potrebbe avere conseguenze devastanti per eventuali insediamenti umani sulla Luna. I ricercatori sottolineano l’importanza di considerare la distribuzione globale delle giovani faglie inverse e il loro potenziale di essere attive quando si scelgono i siti per gli avamposti permanenti sulla Luna.
In conclusione, la mappatura dell’attività sismica della Luna è fondamentale per garantire la sicurezza delle future missioni di esplorazione umana. I modelli suggeriscono che i lunamoti superficiali sono capaci di produrre forti scosse del terreno nella regione del polo sud lunare, e questo lavoro di ricerca aiuterà a prepararsi per ciò che ci aspetta sulla Luna, sia nella progettazione di strutture resistenti all’attività sismica sia nella protezione delle persone da zone potenzialmente pericolose.