La scoperta dei venti galattici
Gli astronomi hanno da tempo teorizzato l’esistenza dei venti galattici, flussi di materia che si estendono ben oltre i confini delle galassie. Questi fenomeni sono stati a lungo considerati rari e difficili da osservare. Tuttavia, recenti ricerche hanno svelato una realtà sorprendente: i venti galattici sono in realtà molto più comuni di quanto si pensasse in precedenza.
La rivelazione del MUSE
Il MUSE, uno strumento avanzato montato sul Very Large Telescope dell’European Southern Observatory (ESO), ha permesso di osservare circa 100 galassie, rivelando che i venti galattici sono un fenomeno frequente nell’universo. Questa scoperta ha fornito importanti intuizioni sul ruolo di questi flussi nella evoluzione delle galassie e ha confermato i modelli teorici esistenti.
Strutture a doppio cono
Un team internazionale di ricerca, guidato dal Centre national de la recherche scientifique (CNRS), ha individuato strutture a forma di doppio cono, caratteristiche dei venti galattici, esaminando un campione di circa 100 galassie. Queste strutture sono visibili solo in specifiche linee spettrali della luce e solo se la sensibilità della misurazione è estremamente alta. In precedenza, solo pochi casi erano noti, la maggior parte dei quali scoperti anch’essi con l’ausilio del MUSE.
Il ruolo dei gas in uscita nell’evoluzione cosmica
Si ritiene che i gas in uscita svolgano un ruolo cruciale nell’evoluzione cosmica delle galassie, regolando la loro crescita e la formazione stellare. I calcoli teorici prevedono forme “bipolari” per questi flussi, che si estendono sopra e sotto il piano galattico fino al mezzo circumgalattico. Forme simili sono state osservate direttamente anche in alcune galassie vicine, come la galassia “sigaro” M82 e persino nella nostra Via Lattea, ma in quest’ultimo caso possiamo vedere solo le regioni più interne e non possiamo creare un quadro complessivo.
I venti galattici nell’universo giovane
Le simulazioni cosmologiche della formazione delle galassie prevedono per l’universo giovane che il fenomeno dei venti galattici si verificasse molto più frequentemente e intensamente durante queste prime fasi: a causa dell’alta attività di formazione stellare delle giovani galassie, c’erano più esplosioni di supernove e quindi flussi più forti. Questi trasportano gas ed energia da una galassia al suo ambiente circostante, privandola del carburante necessario per ulteriore formazione stellare, mentre allo stesso tempo arricchiscono il suo ambiente “circumgalattico”. Si presume che questo processo di feedback sia un elemento cruciale nella nostra comprensione della formazione e dell’evoluzione delle galassie, ma fino ad ora è stato solo insufficientemente vincolato attraverso osservazioni a causa della difficoltà di rilevare il fenomeno.
Nuove intuizioni dal MUSE
Il nuovo studio con lo strumento MUSE mostra ora direttamente che i flussi di gas galattico si estendono nell’ambiente circostante delle galassie, raggiungendo distanze di oltre 30.000 anni luce. Il segnale osservabile dipende fortemente dall’orientamento della galassia rispetto alla linea di vista: se il sistema è osservato di lato, c’è una forte emissione sopra e sotto il piano della galassia, mentre per le galassie osservate da “sopra” o “sotto”, il segnale è più debole e più uniformemente distribuito. Queste osservazioni confermano in modo impressionante la forma bipolare precedentemente prevista teoricamente per i flussi, perpendicolari al piano della galassia.