I rimpianti delle persone in punto di morte
Molti di noi trascorrono la vita inseguendo narrazioni sbagliate, per poi rendersi conto di ciò che conta davvero quando si trovano di fronte alla propria mortalità. Purtroppo, a quel punto, è troppo tardi per ricominciare, motivo per cui molte persone terminano i loro giorni carichi di rimpianti.
Le relazioni personali al primo posto
Secondo uno studio del 2011 che coinvolgeva pazienti in hospice in cura di fine vita, coloro che avevano meno rimpianti erano quelli che sentivano di aver massimizzato le loro relazioni personali. Questo è esemplificato dalla testimonianza di un partecipante, che ha detto: “Non ho rimpianti. Ho sempre preso cura di mia moglie e della mia famiglia e siamo sempre andati in vacanza due o tre volte all’anno. E ora mi sento bene. Non ho rimpianti”.
Lo stesso studio ha scoperto che la più grande fonte di ansia per la morte era l’incapacità di assistere ai propri nipoti o ad altri cari che crescevano, evidenziando come le cose semplici diventino improvvisamente prioritarie quando l’orologio della mortalità si svuota.
Il rimpianto di non essere stati se stessi
Secondo l’autrice e infermiera palliativa Bonnie Ware, il rimpianto più grande espresso dai pazienti morenti è il fallimento nel rimanere fedeli a se stessi, vivendo invece la vita che gli altri si aspettavano da loro. “La maggior parte delle persone non ha onorato nemmeno metà dei loro sogni e ha dovuto morire sapendo che era dovuto a scelte che avevano fatto, o non fatto”, spiega.
Lavorare troppo e sopprimere i propri sentimenti
Questo è seguito dal rimpianto di aver lavorato troppo, con il risultato che le persone spesso trascorrevano meno tempo con il partner o i figli di quanto avrebbero voluto. Al terzo posto nella lista c’è il rimpianto di aver soppresso i propri sentimenti per evitare di turbare gli altri. “Di conseguenza, si sono accontentati di un’esistenza mediocre e non sono mai diventati ciò di cui erano veramente capaci”, afferma Ware, che addirittura sostiene che l’”amarezza e il risentimento” che questo ha suscitato potrebbero essere stati la causa di alcune malattie dei pazienti.
La chiave per una vita senza rimpianti
Il dolore per non aver mantenuto i contatti con vecchi amici è stato il quarto rimpianto più comune, mentre l’ultimo elemento della lista riguarda il fallimento nel permettersi di essere pienamente felici. “Molti non si sono resi conto fino alla fine che la felicità è una scelta”, scrive Ware. “La paura del cambiamento li ha portati a fingere con gli altri, e con se stessi, di essere contenti. Quando, in profondità, desideravano ridere di nuovo e avere di nuovo spensieratezza nella loro vita”.
La chiave per una vita senza rimpianti, quindi, potrebbe essere quella di mettere al primo posto amici e famiglia, avere il coraggio di essere se stessi e perdere le inibizioni riguardo al fare cose stupide. Tutto ciò può sembrare più facile a dirsi che a farsi, ma come sottolinea Ware, “quando sei sul letto di morte, ciò che gli altri pensano di te è lontano dalla tua mente”.
“Che meraviglia poter lasciarsi andare e sorridere di nuovo, molto prima di morire”.